Aggressioni al pronto soccorso
«Da eroi a vittime, è davvero triste»
«Cosa non va nel sistema di controllo?»

MACERATA - Le prese di posizione del Nursind, sindacato degli infermieri, che aveva segnalato una situazione a rischio già dal 23 aprile, e della Cisl-Fp che chiede conto alla direzione dell'Area Vasta 3

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Il pronto soccorso di Macerata

 

«Sembra quasi assurdo,ma al pronto soccorso di Macerata da eroe, il personale sanitario è passato a subire violenze ed aggressioni». E’ quanto denuncia Elisabetta Guglielmi, segretaria provinciale del Nursind, il sindacato degli infermieri, dopo i due episodi di violenza che si sono verificati nel giro di 48 ore al pronto soccorso di Macerata. Ieri un 63enne caricato a Civitanova perché troppo ubriaco, quando è arrivato nel capoluogo ha aggredito un’infermiera e un infermiere. Il giorno prima, invece, era stato un 78enne di Treia che aveva colpito un’infermiera con un pugno fratturandole lo sterno e preso a morsi un altro infermiere.

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Elisabetta Guglielmi

La preoccupazione del Nursind per una situazione che sarebbe potuta degeneare era stato lanciato già il 23 aprile, quando il sindacato scriveva alla direzione dell’Area Vasta: “Da lunedì 20 aprile l’afflusso di pazienti al pronto soccorso di Macerata sembra essere tornato ai ritmi lavorativi pre covid con la nota difficoltà a gestire i familiari e la tensione, purtroppo già nota e che si riversa sui lavoratori, provocata da lunghe attese per essere presi in carico. Purtroppo in questa situazione di stress lavorativo sia la guardia giurata che le forze dell’ordine hanno difficoltà ad intervenire e tutto ricade sui dipendenti”.  E così «ieri ed oggi – aggiunge la Guglielmi – abbiamo purtroppo riscontrare che le nostre preoccupazioni sono divenute reali. Fin da subito ci siamo attivati e il direttore si è reso disponibile ad affrontare la questione con l’attivazione di una guardia giurata fissa al pronto soccorso di Macerata. Accogliamo favorevolmente la decisione ma riteniamo che la presenza della guardia giurata debba coprire le 24 ore e ci auguriamo che vengano prese in considerazione anche altre azioni atte a contrastare questi episodi come rivedere il corretto funzionamento della porta d’accesso e un’adeguata formazione per il personale per la gestione delle aggressioni. Riteniamo che bisogna agire sui motivi delle aggressioni al fine di evidenziare le peculiarità e trovare le soluzioni possibili». Infatti secondo il Nursind non si può affrontare la situazione «senza tener conto che la maggior parte delle cause sono riconducibili all’ubriachezza, alla pretesa di priorità, alla maleducazione, all’alterazione psichica, alla discordanza sul trattamento terapeutico e alla tossicodipendenza. Tutti fenomeni – aggiunge Gugliemi – che richiedono la presenza di un deterrente all’aggressione, che non può essere costituito da personale sanitario, ma da personal esperto ed appositamente formato, costituito dalle forze dell’ordine o dalla vigilanza privata. E’ davvero triste andare a lavorare per dare assistenza all’utenza e trovarsi a doversi difendere e tornare a casa con fratture o lussazioni».

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Paola Ticani

Sui due episodi interviene anche Paola Ticani, segretario regionale della Cisl-Fp e infermiera al Covid hospital di Camerino.  «La Cisl-Fp  – esordisce Ticani – non può che essere vicina  agli infermieri vittime della vigliacca aggressione.  Per la nostra organizzazione sindacale tale avvenimento deprecabile, riapre subito il problema antico e mai risolto alla radice, della messa in sicurezza dei reparti e servizi ospedalieri. Qualcuno forse si era illuso per il calo di accessi ai pronto soccorso durante l’apice della pandemia. Nulla di più illusorio. Appena iniziata la Fase 2, infatti, ecco il nuovo assalto ai pronto soccorsi e la ripresa, purtroppo delle violenze su medici ed infermieri. Non possiamo fermarci però alla mera solidarietà ai colleghi feriti anche se espressa con convinzione – aggiunge Ticani  – vorremmo conoscere dalla direzione di Area Vasta e dalla direzione sanitaria cosa eventualmente non abbia funzionato nel sistema del controllo e della sicurezza nei momenti precedenti il fatto. Va interpellato il responsabile del servizio Prevenzione e protezione per capire cosa non abbia funzionato. Non riusciremo mai a mettere un freno agli attacchi inconsulti di utenti violenti se il sistema interno non inizia a fare analisi e se necessario autocritica, su quelli che sono strumenti e protocolli per la sicurezza che evidentemente sono ancora insufficienti.  Errare è umano ma perseverare è diabolico».

 

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