di Maurizio Verdenelli (foto di Genesio Medori)
Sento ancora la voce dell’amico che mi chiama: “Fratellino…”. Per don Peppe tutti erano “Fratelli” e “Sorelle”. E lo erano per davvero. Nell’opuscolo per i suoi 50 anni da sacerdote (testimonial Claudia Koll) aveva voluto principalmente un’immagine in bianco e nero, sbiadita dal tempo, di lui giovanissimo seminarista a San Severino mentre al modo di San Francesco cavalca un somarello su e giù per le balze di Elcito. Non forse Giullare, ma Giamburrasca di Dio.
Come quando all’inaugurazione dei nuovi spogliatoi della “sua” Abbadiense (lui ala tornante, e a centrocampo un Rino Gattuso dai bulloni roventi che rispondeva al nome di Tonino Pettinari) chiamò in diretta dall’altare della messa sul campo un cardinale. Il suo carissimo Ersilio Tonini che aveva creato la parrocchia a Santa Maria in Selva chiamando a reggerla quel pretino cingolano a Treia, niente forma tutta sostanza, costruito come roccia nella Fede dalla madre Annetta. Lo sarebbe stato parroco per tutta la vita, prendendo attorno a sè quelle poche famiglie (600 anime in tutto) e facendone una sola unita come un pugno. E diventando un modello in Italia e nel mondo alla maniera di don Milani, anche lui, don Giuseppe, insegnante di decine e decine di generazioni all’Itc “Gentili” di Macerata.
“Sunt lacrimae rerum” : piangono oggi anche le pietre a S.Maria in Selva per don Peppe. Anche lui, ad altissimo diritto, eroe tra gli oltre 100 eroi indicati dalla Cei: i sacerdoti morti sul campo, uccisi dal Covid-19. Non verrà, non parleremo, non rideremo. Non ci sarà più questo sacerdote dallo sguardo ironico, dallo straordinario senso dell’umorismo, dal sorriso caloroso, dall’appetito sano. Non ci sarà più quella rara combinazione di determinazione e delicatezza. Non ci saranno il suo buon senso e l’assennatezza del suo cuore. Lui, che aveva fondato l’associazione “I Polentari d’Italia”, una sera durante la sagra famosa di settembre (ripresa con successo come la squadra di calcio e contribuendo allo storico carnevale passotreiese) mi “scritturò” come… redattore capo del libro mastro che avrebbe illustrato durevolmente la bella iniziativa. E che un giorno d’ottobre mi avrebbe consegnato nelle mani di Papa Francesco in piazza San Pietro. Il contratto? Semplice: sul retro di un piatto di plastica. Firmato, ovvio: don Peppe. Non c’era da sbagliarsi: l’unico a chiamarsi così in Diocesi era don Giuseppe Branchesi, parroco, insegnante di Religione alle scuole medie superiori ed assistente regionale della Coldiretti.
E “confessore” ufficiale della Lube Volley. Non poteva essere diversamente. Non tanto per la fraterna amicizia con Luciano Sileoni, quanto per diritto araldico. Il volley a Treia era nato grazie a quel giovane prete sempre a fianco dei giovani e che caricava squadra ed allenatore (!) sulla propria auto per le trasferte. Di questo si era pure parlato alla celebrazione in canonica del Triplete. Don Peppe in trionfo con la maglia di tri-campeon fra Juantorena e Bruninho! Alcuni anni prima, stessa festa in parrocchia per la prima Coppa Italia targata Lube: ma vuoi mettere con il Triplete?!
Tanti momenti d’aggregazione in quel quartiere generale (del comitato parrocchiale, tutt’uno con la comunità stessa) fortissimamente voluto da don Giuseppe. Tanti ospiti dall’Italia e dall’estero. Tanti gemellaggi internazionali. Sopratutto opere concrete. Come pozzi per l’acqua in villaggi africani con l’eterno irrisolto problema idrico. Una di queste opere fu intitolata alla memoria del card. Tonini (credo). E quando il nipote Francesco sorridendo propose che quella futura sarebbe stata alla sua memoria, don Peppe fece laicissimi scongiuri. Tuttavia non le faceva paura Sorella Morte Corporale. L’aveva sconfitta, a tempo…quasi scaduto, grazie ad un intervento salvavita al ‘Gemelli’, prima dei suoi 70 anni poi solennemente festeggiati. Lui che non avrà un funerale, non dimenticava mai di stare vicino ai suoi parrocchiani al momento dell’addio. Ero presente ad Arborea (Oristano) quando s’imbarcò sul primo aereo a Cagliari-Elmas, lasciando la grande festa polentara atteso come ospite d’onore, per correre al capezzale di un treiese morente. Una volta sola l’ho visto imbronciato con Dio (“Sarebbe da litigare con il Padreterno”) per l’improvvisa scomparsa dell’amatissimo Giovanni Soldini, ispettore scolastico, già vicesindaco di Treia, sposo esemplare di Pia Maria Branchesi. Sorella minore di don Peppe, dirigente comunale a Tolentino e suo braccio destro nella squadra dei Polentari: una grande famiglia sempre vicina.
Il ricordo dei genitori non veniva mai meno. E così nel giorno della sua consacrazione a “Treiese dell’anno”(dopo di lui nessun altro) nel teatro sold out e ribollente di commozione parlò di quella visita, nella mattinata, al cimitero per dire “Grazie”al padre e alla madre, figure indimenticabili anch’esse nella storia della Fede di una città. Con don Giuseppe, quel contratto nel…piatto di plastica (che conservo) mi legò per oltre dieci intensi anni, collaborando Genesio Medori e Mandino Tiburzi al settore…iconografico. Con tutte le delegazioni della sua associazione il 3 gennaio 1998 aveva intanto distribuito 5.000 razioni di polenta sull’altopiano di Colfiorito ai terremotati di qualche mese prima.
Ricorda l’allora sindaco di Serravalle, Venanzo Ronchetti: «Una giornata memorabile. Don Peppe non ci ha dimenticati mai, sia organizzando il bis dell’evento nel 2008, sia invitandoci alla “sua” sagra». E dopo il 2016, altra prova concreta di generosità. A Castelsantangelo sul Nera, epicentro del sisma, una parte degli incassi della popolarissima festa di settembre consegnati sul palco di settembre ad un commosso Mauro Falcucci, il sindaco. Sempre il cuore oltre l’ostacolo, quel pretino. Appena consacrato non perde tempo, telefona all’Eni. «C’è l’ing. Mattei?». Glielo passano! Raccomanda tre ragazzi passotreiesi. Assunti e mandati in Africa! «Uno di loro purtroppo rimase vittima di un incidente sul lavoro» mi raccontò commosso l’episodio, pubblicato poi nel libro “La leggenda del santo petroliere” (Ilari editore).
Don Peppe aveva una chiave senza fronzoli perché la Provvidenza si servisse di lui: aveva semplicemente il coraggio di essere se stesso, sempre, in ogni situazione, di trovare la sua voce precisa in tutto ciò che diceva e faceva. Ed era questo a proteggerlo mentre con l’esempio ci insegnava a difendere noi stessi e la nostra anima. Insistere a preservarla dalla tentazione della forza e da pensieri semplicistici, dalla deturpazione del cinismo, dalla volgarità del cuore e dal disprezzo verso gli altri. I suoi 80 anni, alla fine del 2019, don Peppe non li voleva festeggiare. «Con Pia Maria abbiamo fatto il conto: dovremmo invitare 450 persone. E se ci sbagliamo? Preferisco una sera in preghiera con i miei Cursillos e spero venga pure il card. Menichelli». Ma “quella sera”, alla messa vespertina la chiesa stranamente si affollò… e don Peppe dopo l’ “andate in pace” si ritrovò in un battibaleno chez Anton tra 450 festanti e band musicale! Escluso, mi risentii con l’amico comune Antonio Pettinari (legatissimo a don Giuseppe che pure molto apprezzava Franco Capponi): «Scusa, ma se te lo dicevamo, lo scrivevi. Allora, addio sorpresa!».
Dirimpettaio della parrocchia, una vita insieme con il sacerdote, il presidente della Provincia oggi mi ha scritto: «Caro Maurizio, il carissimo Don Peppe è salito in cielo. Preghiamo per la sua anima, il Signore conosce la sua bontà, sempre pronto a confortare ed aiutare chiunque». In questi giorni non solo Tonino, ma pure Gabriele, Gianni e tutta S.Maria in Selva si sono stretti attorno alle due sorelle e ai nipoti del loro parroco seguendo e sperando che avrebbe vinto anche quest’altra sfida con Sorella Morte. Ha perduto, ma solo al 91′, la sua Buona Battaglia. Quel piccolo, grande prete ci mancherà. Amico nostro, abbiamo avuto il grande privilegio di stare con te. Grazie per ogni momento che sei stato con noi.
Il vescovo: «Don Peppe ha lottato tanto, pregherà per noi dal Cielo»
«Sei stato un fratello maggiore Ciao don Peppe, ci mancherai»
«Ciao don Peppe, hai regalato gioia a tutti noi Polentari d’Italia»
Che Dio ti accolga nel suo regno come meriti. RIP
Grande don Peppe, non ti dimenticheremo! Grazie Maurizio per questo ricordo
Non ti dimenticheremo don Peppe!
R i.P.
Condoglianze. Si è conclusa un epoca. L'EPOCA DON PEPPE. Ma c'è la qualcuno che non lo conosce???Penso che in un modo o nell'altro anche chi non era della sua parrocchia ha avuto la fortuna di conoscerlo e ne sia rimasto colpito x il suo carisma.
Complimenti per l'articolo giusto tributo ad una persona esemplare
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Maurizio, ti seguo da anni, ma stavolta hai proprio superato te stesso. Una pagina di giornalismo che, tutti i “fratelli” di don Peppe, conserveranno nello spazio più illuminato della casa e del cuore! Grazie!