di Gabriele Censi
Violenza di genere è spesso sinonimo di violenza domestica. Violenza fisica, sessuale e psicologica. L’assessore regionale Manuela Bora presentando il rapporto 2019 sul fenomeno ha tracciato l’identikit del maltrattante: uomo, italiano, marito o convivente, con una età tra i 30 e i 50, con un lavoro stabile, spesso noto alle forze dell’ordine e con problemi di dipendenza da alcool, droga o gioco.
Al focus voluto dal movimento “Donne Impresa” di Confartigianato oggi pomeriggio a Macerata sono intervenuti anche tanti studenti delle superiori con soddisfazione del prefetto Iolanda Rolli che ha presentato il protocollo d’intesa firmato lo scorso luglio contro la violenza di genere. «E’ stato fatto un grosso lavoro per costruire una rete sempre più fitta di sostegno alle donne vittime di violenza, ai loro figli vittime di secondo livello e agli uomini, in situazioni di disagio tale che li porta a usare la violenza come strumento di comunicazione. La provincia è culturalmente attiva con tante iniziative, l’obiettivo è fornire un prontuario con i punti di riferimento per non sentirsi soli».
Il dato più allarmante del fenomeno riguarda il sommerso: solo il 20% dei casi di violenza arrivano ai centri antiviolenza diffusi sul territorio. In provincia e anche in regione i numeri sono in linea con quelli nazionali. Il totale delle denunce è di 583 (83 a Macerata) nel 2018, superiore all’anno precedente ma è sinonimo di emersione. «Estetiste e parrucchiere possono intercettare situazioni particolari», suggerisce il prefetto alla platea di Confartigianato ed Eleonora D’Angelantonio, referente del movimento “Donne Impresa” che coordina anche il settore Benessere ha raccolto l’invito evidenziando il ruolo attivo che possono avere le imprenditrici più a contatto con le donne per raccogliere i segnali di pericolo.
Elisa Giusti, coordinatrice dei servizi anti-violenza per la cooperativa “Il faro” ha raccontato le esperienze delle case rifugio e di semiautonomia e la problematica dei figli che spesso sono a contatto con queste relazioni conflittuali. Antonella Ciccarelli, sociologa e criminologa si occupa del recupero degli uomini che si rivolgono a lei nella speranza di ritrovare il ruolo della paternità ma si sentono vittime «perchè la cultura maschilista ottusa e retrogada è ancora dominante». «Il confronto tra tutte le parti in campo ha detto Moira Amaranti, delegata del movimento “Donne Impresa” – ci permette di combattere e prevenire un fenomeno bieco in tutte le sfumature. Nell’ambiente di lavoro c’è discriminazione di genere – continua Amaranti – bisogna combattere per le pari opportunità». «Nei colloqui di lavoro si chiede ancora alle donne se vogliono fare figli – aggiunge Bora -, il tema e soprattutto economico, la libertà a 360 gradi la garantisce l’indipendenza economica ma anche qui c’è tanta strada da fare. Anche tra di noi, tra i colleghi consiglieri, qualcuno mette in dubbio la necessità dei centri antiviolenza, ma la politica è lo specchio della società».
Concordo che il pericolo è in casa dove bisogna darsi da fare
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Attenti perché la violenza di genere, seppur più raramente, può essere anche perpetrata da donne
http://www.ilgiornale.it/news/politica/allarme-maschicidi-uomini-vittime-quanto-donne-nessuno-ne-1537979.html
Non esiste nessun ”più raramente” , Banci, è solo questione di conformismo del politicamente corretto, della necessità per chi è inetto al silenzio di ripetere a pappagallo luoghi comuni. Pensare e informarsi prima di parlare o di scrivere è opera difficile e faticosa e anche inutile perchè non la verità è apprezzata ma quello che piace e alle donne piace sentirsi vittime, agli uomini piace sentirsi colpevoli.
Mai da quando l’Italia è l’Italia ci sono stati così pochi femminicidi eppure si parla continuamente di emergenza femminicidi.
Anche i furti sono un emergenza. La loro incidenza è molto superiore a quella sella violenza di genere.
Anche i furti sono un’emergenza. La loro incidenza è molto superiore a quella della violenza di genere.
Caravaggio: Giuditta e Oloferne.