di Maurizio Verdenelli
«E’ un miracolo. Un miracolo di san Giovanni Paolo II che quasi 27 anni fa predisse. Fu quando il papa, in visita a Macerata, benedisse la prima pietra di questo seminario che rappresenta già di per sé una storia ‘miracolosa’. Una storia di cui fu pure grande protagonista il vescovo mons. Tarcisio Carboni». E’ visibilmente emozionato don Mario Melloni, rettore del ‘Redemptoris Mater’, alle porte di Macerata, in contrada Vergini, incastonato in un paesaggio da ‘Infinito’ leopardiano di cui in effetti costituisce un ‘continuum’.
Scusi, don Mario, ma il miracolo di Karol Wojtyla in che consiste?
«Il Santo Padre, quel 19 giugno 1993, ci disse: Questo seminario internazionale attrarrà giovani non solo da tutto il mondo ma pure da questo territorio: ci saranno nuove generazioni di preti maceratesi a portare linfa alla Chiesa di Cristo».
E voi?
«Mons. Carboni, il vescovo missionario che vedeva lontano, sorrideva certo del futuro concreto di quelle parole; ma noi eravamo profondamente perplessi. Sembrava un libro di sogni. Meravigliosi, ma sogni. Come si poteva pensare ad un miracolo simile? Già da anni il Maceratese pativa un’assoluta assenza di vocazioni. E proprio adesso, in epoca di scristianizzazione come ha ‘denunciato’ papa Francesco molto di recente, ecco che questa terra ha prodotto la metà della nostra attuale classe di seminaristi: circa trenta giovani. Un miracolo che in quel lontano giugno, Wojtyla aveva ‘visto’ con profetica certezza».
Insieme con don Mario, c’e’ il suo giovane vice: il maceratese don Emanuele Marconi. Il seminario internazionale è un modello di bellezza architettonica, di sapiente fusione tra gli stilemi e la tradizione di Oriente ed Occidente, un ponte nel nome del Cristo. In quel giorno di incipiente estate del 93 tutto però sembrava molto difficile. C’erano quella pietra benedetta dal pontefice, gli atti firmati, mancava però tutto il resto: i soldi, tantissimi per un’opera così impegnativa, e pure la concessione a costruire in una valle dai vincoli assoluti di inedificabilità. Grazie al Giubileo, al percorso lauretano, e pure a generosi benefattori e ad amministratori di buona volontà (a cominciare dal sindaco Gian Mario Maulo) il Redemptoris Mater con le guglie che risplendono al sole su tutti gli orizzonti dove gira lo sguardo da Macerata, è una realtà dall’alba del nuovo millennio. Un altro miracolo, questa volta laico.
Dice don Emanuele: «A Macerata, in questo seminario, vengono giovani, futuri presbiteri da tutto il mondo. Occorre adesso far conoscere meglio ai maceratesi questa realtà».
Così ieri il seminario ha ospitato il gruppo musicale abruzzese in “Una generazione narra all’altra”al palasport. Evento prodromico alla tradizionale epifania riservata ai giovanissimi lunedì quando alle 14.30 arriveranno i Magi. E alle 17 il programma si apre a tutte le età con i Vespri e l’oratorio solenne su padre Matteo Ricci. E’ l’inizio di una nuova decisa apertura alla città da parte del sogno realizzato da monsignor Carboni nel segno e nel nome del grande gesuita maceratese missionario in Cina. In quel 19 giugno di 27 anni fa in piazza Libertà, a Macerata evocando ed insieme finalmente ‘sdoganando’ la figura di padre Matteo Ricci, Wojtyla aveva espresso la volontà di ‘aprire’ a Pechino. Per la prima volta nella storia. Se la visita papale auspicata non fu possibile, quell’ importante passaggio nel discorso del Papa poi santo si dimostrò ricco di frutti. Basta pensare al grande canale che si aprì con le celebrazioni ricciane e, a Macerata, all’ Istituto Confucio prossimo ad avere una prestigiosa sede alla ristrutturanda Villa Lauri.
Vide lontano quel giorno assolato di giugno, san Giovanni Paolo. Anche quando, mostrandogli fiero il sindaco Cingolani l’icona della Madonna sul frontale del Comune – Civitas Mariae, ancora profeticamente rispose: «Certi simboli bisogna meritarseli..».
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Valle con vincoli ASSOLUTI di INEDIFICABILITÀ che, ed è questo l’unico miracolo, diventano vincoli molto relativi.
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Ma nulla di nuovo; già in precedenza a Macerata era stato data la possibilità di edificare attorno al santuario della misericordia, chiudendo anche un pezzo delle mura che invece prima era fruibile dalla popolazione.
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Quando si deve cementificare dove NON si può i miracoli avvengono.
È una bellissima realtà per la quale dovremmo ringraziare ogni giorno. Non solo forma sacerdoti per evangelizzare il mondo, ma, soprattutto, permette di mantenere vivo il tessuto delle nostre parrocchie garantendo nuovi sacerdoti. La situazione della nostra diocesi è privilegiata per questo rispetto anche a quelle limitrofe. Come disse San Giovanni Paolo cerchiamo di meritarci questa grazia aiutando per quanto è nelle possibilità di ognuno questo seminario.
Non mi intendo di architettura ma forse il frontale del Comune in realtà è un frontone:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Frontone