Operai al lavoro nel cantiere della scuola Grandi
di Federica Nardi
«I pantaloni non mi sono mai stati dati. Anzi, ne ho distrutti due paia comprati da me per lavorare in modo inagiato. Così come la giacca rovinata per posizionare a mano le gabbie in ferro lavorando sotto la neve e pioggia e gettare il cemento per la fondazione della scuola Grandi». Scrive così un operaio all’azienda che l’ha licenziato in primavera. È ancora in attesa delle spettanze di gennaio, febbraio e marzo, dopo aver lavorato nel cantiere della scuola Grandi di Tolentino «anche di sabato, domenica e oltre l’orario», spiega l’operaio nell’email.
La scuola è stata inaugurata il 10 settembre ma c’è chi ancora aspetta di essere pagato. Non solo operai: anche alcune ditte locali, che hanno fornito i materiali, sono in difficoltà perché hanno anticipato gli stipendi in attesa dei pagamenti. Succede a Tolentino, ma non solo. Se da un lato ogni nuovo cantiere per le scuole distrutte dal terremoto è una speranza, in troppi casi emergono condizioni pessime di lavoro degli operai. A dirlo la Fillea Cgil di Macerata che da mesi denuncia trasversalmente uno sfruttamento preoccupante e dilagante nei cantieri del post sisma. Nonostante i protocolli di intesa per evitare proprio queste situazioni.
Massimo De Luca (Fillea Cgil)
«Abbiamo trovato enormi difficoltà a far rispettare le regole e non ci siamo riusciti anche dove abbiamo firmato un protocollo, come per le scuole di Macerata – spiega Massimo De Luca segretario della Fillea -. Ci sono problemi anche a San Severino, dove abbiamo più volte richiesto un incontro unitario per affrontare la situazione e sottoscrivere un eventuale protocollo. Il committente di queste opere tra l’altro è il commissario alla ricostruzione a cui abbiamo già da due settimane fatto richiesta di incontro congiunta con Filca e Feneal. Queste situazioni si verificano in tutti i cantieri delle scuola tranne quelle che ha fatto Bocelli. Esempio che rispettando le regole i lavori si possono tranquillamente fare». Nel caso di Tolentino De Luca sottolinea il contrasto di «un’inaugurazione in pompa magna mentre alcuni operai che l’hanno resa possibile ancora aspettano i soldi. Inoltre alcuni operai sono stati inquadrati con un contratto da metalmeccanico artigiano mentre hanno in realtà svolto lavorazioni totalmente edili. Ci sono casi di contratti part-time quando invece lavoravano fino a notte. In questi casi o le opere non sono fatte bene per maestranze non idonee (e lo vogliamo scartare) oppure è il classico “trucco” per pagare di meno il lavoro. Ci sono anche privati coinvolti, come poltrona Frau, a cui bisognerebbe chiedere scusa perché sapendo di queste situazioni non saranno felici data l’attenzione che hanno sempre dimostrato per le maestranze. Il Comune invece sa tutto».
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E ci risiamo,i sindacati dei lavoratori che puntualmente denunciano casi di dipendenti”sfruttati” però io vorrei dire ai Sig.ri Sindacati che: forse se nei lavori fosse stato applicato il Prezzario Regione Marche si sarebbe lavorato in più sicurezza e correttamente; forse se nelle gare di appalto le offerte con percentuali di ribasso improponibili fossero cestinate si lavorerebbe con meno assillo; forse se i pagamenti dei lavori alle ditte esecutrici degli appalti pubblici e privati nella ricostruzione post terremoto fossero come da normativa Europea, 60 giorni massimo, le imprese, almeno quelle serie, pagherebbero dipendenti e fornitori. O NO !!!!!!!!!!!!!