Chiuse le indagini per Pazzaglini:
nuove contestazioni della procura
C’è abuso d’ufficio, coinvolte 2 società

SISMA - Nel registro degli indagati anche l'ex presidente della Croce Rossa Giovanni Casoni. In un primo momento la contestazione al senatore era solo di peculato ma l'inchiesta si è allargata ad altre donazioni per il terremoto. Tra gli importi contestati 90mila euro versati dalla Emilbanca

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Il,sindaco Giuliano Pazzaglini

di Gianluca Ginella

Chiuse le indagini a carico del senatore Giuliano Pazzaglini e dell’ex presidente della Croce Rossa di Visso, Giovanni Casoni. Lo scorso gennaio c’era stato un sequestro di 10.300 euro, relativamente al reato di peculato, sul conto del senatore leghista (si trattava di una donazione che era stata consegnata direttamente al sindaco). Le indagini si sono allargate e hanno portato alla contestazione di altre ipotesi di reato: quelle di abuso di ufficio relativamente a denaro, sempre derivante da donazioni per il sisma al comune di Visso, di cui all’epoca dei fatti (2017) Pazzaglini era sindaco, che sarebbe finito a due società. In sintesi secondo le nuove contestazioni il sindaco avrebbe convinto chi voleva fare delle donazioni a non mandare i soldi al Comune perché le procedure sarebbero state lunghe ma di versarli a due società.

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Giovanni Casoni

Una di queste la Sibil iniziative srl gestita da Casoni, amico di Pazzaglini, e la seconda, la Sibyl project srl di cui era amministratore, dice l’accusa, lo stesso senatore insieme a Casoni. Secondo una delle ipotesi di accusa (sarebbero sei i presunti episodi di abuso d’ufficio a cui si aggiunge la contestazine di peculato) sul conto della Sibil iniziative sarebbero arrivati 10mila euro dalla cooperativa Ricreativa culturale Villa A. Costa di Pesaro. In quanto, il senatore avrebbe sconsigliato, questa la tesi degli inquirenti, i legali rappresentanti di questa cooperativa di versare i soldi della donazione direttamente al Comune dicendo che ci sarebbero state delle difficoltà operative. Pazzaglini, dice ancora la procura, avrebbe detto di versare i soldi in favore di una società privata di Visso che organizza mercatini e assicurando che la somma sarebbe stata utilizzata per l’acquisto delle casette per i commercianti di Visso. Secondo la procura la somma non venne destinata all’acquisto delle casette né per altri scopi di beneficenza ma introitata dalla Sibil iniziative.

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Il procuratore Giovanni Giorgio

La procura aveva avviato le indagini in seguito ad un esposto e le aveva affidate alla Guardia di finanza della tenenza di Camerino. Le contestazioni a Pazzaglini avvengono sempre nella sua qualità di sindaco di Visso. Altri 90mila euro sarebbero stati versati dalla Emilbanca per una donazione. In un altro episodio avrebbe consigliato ad una parrocchia di Varese, che voleva fare una donazione di 2mila euro al Comune, di inviarli alla società costituita e gestita da Casoni. Anche in questo caso il motivo era che se il versamento fosse stato fatto al Comune ci sarebbero voluti mesi per sbloccare i fondi. Le contestazioni di abuso di ufficio in sostanza seguono tutte il medesimo modus operandi: il sindaco consigliava ai privati che volevano fare donazioni di versarli alle due società per accorciare i tempi. Nel capo di imputazione si citano altri versamenti, in un caso di mille euro, in un altro di 4mila euro (versati da una associazione dilettantistica di San Sepolcro). Per il peculato la procura nei mesi scorsi aveva sequestrato dal conto del senatore 10.300 euro, somma pari a quella della contestata donazione. Il 14 maggio del 2017 un gruppo di motociclisti, i New riders, avevano consegnano a Visso 11.800 euro raccolti per le casette dell’area dei laghetti di Visso per i commercianti terremotati. Una parte di questa somma, 10.300 euro (gli altri 1.500 euro erano per pagare le spese), erano stati consegnati direttamente al sindaco. All’epoca del sequestro per peculato il senatore leghista aveva chiarito che i soldi erano stati utilizzati esattamente per gli scopi per i quali erano stati donati. Pazzaglini è assistito dagli avvocati Giancarlo Giulianelli e Giuseppe Villa. In seguito alla chiusura delle indagini gli indagati avranno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati.

 

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