Un water abbandonato in strada, con tanto di sacchetto gettato all’interno, vicino ai cassonetti della differenziata. La foto arriva da via Urbino, rione Marche, a Macerata. Ad accorgersi del rifiuto fuori posto il maceratese Sandro Lorenzetti, che stava passeggiando quando ha visto il wc sul marciapiede. Un gesto di inciviltà (dato che per questo tipo di rifiuti c’è l’isola ecologica), che non è passato inosservato a Lorenzetti, che ha deciso di scattare una foto.
E questo è l'inizio....bravo sindaco...continuate a votarlo, mi RACCOMANDO maceratesi..
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potrebbe essere stato un messaggio subliminale!
Sembriamo di essere a NAPOLI.
E’ un WC ma anche un’opera d’arte. Secondo il critico tedesco Otto Von Cess dovrebbe essere una variante della famosa opera ” Fontana ” del 1917 di Marcel Duchamp che dopo che l’originale fu probabilmente gettato nella spazzatura venne poi replicata anche su permesso dello stesso Duchamp che diede l’ok alla prima replica nel 1950. Repliche di ” Fontana ” sono sparse nei più grandi musei del mondo. Il prezzo più alto finora pagato ad un’asta per una replica e stato di 1.7 milioni di dollari. Secondo Von Cess, l’opera in fotografia è chiaramente una variazione sul tema e probabilmente era tenuta nascosta da qualche amante dell’arte che in qualche maniera ne deve essere venuto in possesso. E qui entra in scena il giallo. Von Cess, senza tema di smentita è pronto a giurare che un ladro specializzato in furti d’opere d’arte si sia nottetempo infilato in casa dell’anonimo possessore dell’opera e dopo averla rubata insieme ad altri reperti deve averla abbandonata per non cadere in trappola alla vista di agenti in servizio sulla via della fuga. Non ci credete:
https://it.wikipedia.org/wiki/Fontana_(Duchamp)
Questa si che è prevenzione, con tanti senza dimora che ci sono in giro, dopo che sono stati eliminati i vespasiani…
Invece a Sambucheto li buttano dal ponte sul potenza, così non bisogna tirare lo sciacquone.
E’ un WC ma anche un’opera d’arte. Secondo il critico tedesco Otto Von Cess dovrebbe essere una variante della famosa opera ” Fontana ” del 1917 di Marcel Duchamp che dopo che l’originale fu probabilmente gettato nella spazzatura venne poi replicata anche su permesso dello stesso Duchamp che diede l’ok alla prima replica nel 1950. Repliche di ” Fontana ” sono sparse nei più grandi musei del mondo. Il prezzo più alto finora pagato ad un’asta per una replica e stato di 1.7 milioni di dollari. Secondo Von Cess, l’opera in fotografia è chiaramente una variazione sul tema e probabilmente era tenuta nascosta da qualche amante dell’arte che in qualche maniera ne deve essere venuto in possesso. E qui entra in scena il giallo. Von Cess, senza tema di smentita è pronto a giurare che un ladro specializzato in furti d’opere d’arte si sia nottetempo infilato in casa dell’anonimo possessore dell’opera e dopo averla rubata insieme ad altri reperti deve averla abbandonata per non cadere in trappola alla vista di agenti in servizio sulla via della fuga. Non ci credete:
https://it.wikipedia.org/wiki/Fontana_(Duchamp)
beh perche’ stupirsi??? in via manzoni si assistono a conferimenti di qualsivoglia genere..compresi televisori..sedie sfondate..etc..da parte di albanesi..rumeni..extracomunitari..a qualsiasi ora del giorno o della notte..a questo senza considerare che gli stessi lasciano oltre a questi simpatici regali anche i vari sacchetti della differenziata ma in qualsiasi momento fregandosene dei giorni stabiliti mentre noi maceratesi dobbiamo tenerci in casa/terrazzo l’immondizia per giorni..l’ideale sarebbero come gia’ ripetuto piu’ e piu’ volte i cassonetti con la tessera magnetica..ma si sa’ non si puo’ fare…
Però a guardarla bene, considerando che da anni si cerca di fare arte che non sia semplicemente latrina arte essa stessa, ma che si va alla ricerca di nuovi polli a cui rifilare imperdibili opere post moderne a “posteriore”, qualche dubbio mi viene. Le forme morbide prive di spigoli, il pallido incarnato, l’espressione tra il sognante e il reale che ti riporta comunque sulla terra da dove seppur non saldamente attaccata, non può estraniarsi diventando così un tutt’uno tra passato o meglio quel che l’artista ha voluto dimenticare. E questo per gettarsi speranzoso in un presente dove con la massima disinvoltura e privo di dolorose escrescenze che potrebbero cercare seppur invano di tenerlo fermo in una posizione ormai da cambiare se non addirittura da trasportare in un più romantico approccio con l’esistenza che grazie ad un rinnovato amore questa volta carnale e non metafisico lo riporta volente o nolente nel futuro. già passato solo a pensarlo. Tutto per ritrovare nuovamente nel tempo che fu, un immagine, un ricordo, uno scintillio, un barlume insomma una nuova luce che dagli occhi incastonati nel volto raffigurati dall’opera trasmette promesse raggiungibili e affanni finalmente da acquietare. Spero che questa meraviglia che io ribattezzerei: Sguardo d’amore con cappello, sia acquistata dal Comune di Macerata dove il destino lo ha portato e che sia messo sul piedistallo che più lo invoca. Quale? Proporrei di aprire un tavolo , oppure una commissione d’esperti, un’adunata di vecchi artisti in qualche sala d’Hotel a Macerata, oppure una riunione in qualche aula dell’Ateneo della Porchetta, molto diffuso in città da un due tre anni anch’esso arte seppur cerchi di sovrastare quell’altro Ateneo non mi ricordo di che, con cui viene paragonata questa stupenda cittadina, quasi invisibile persino ai droni o all’aereo usato da Angela per cercare Macerata non ancora ben visibile, forse, neanche su Google Map. Ma ora con ” Sguardo d’amore con cappello “, che ve ne frega di Angela e dello Sferisterio che sta aperto due mesi ma rende salata e pesante pure l’aria che respirate negli altri dieci mesi. Quello che più mi piace a proposito di Sferisterio è che nonostante sia in continuo peggioramento da , com’è che s’era..ahh la famosa Traviata degli Specchi dello Slobodova, ancora continuate a tesser lodi e canzoni e a ballarvele pure continuando a congratularvi tra di voi inventandovi i più clamorosi complimenti che si siano mai riversati su un grafico che da più di vent’anni qualunque siano le cifre che indica accompagna cartelloni che anche se sono sempre gli stessi male non sarebbe ma che poi li innovate suscitando le ire prima a Macerata e poi nei teatri a seguire. E la Traviata ancora sta lì a specchiarsi per vedere se si sono aggiunte nuove rughe al suo già provato volto. Ma non le trova perché la Traviata se non la rinnovate, non la sperimentate in qualche teatro d’avanguardia, non invecchierà mai a differenza di chi già le prime rughe le mostra ma se glielo fai notare dirà che sono rughe di espressione che gli sono venute a forza di ridere. Eh ci credo, sono nove anni che ride continuamente guardandovi come il Duca di Mantova guardava il povero Rigoletto mentre Sparafucile imprecava a più non posso in mezzo a fumi crauti e wursterl. Ma qualcuno potrebbe anche chiedersi: ma questo qui perché non parla di Civitanova? Risposta semplice: comincio a dubitare che a Civitanova siano in molti a non saper leggere visto che certi argomenti che farebbero inorridire pure Hannibal Hector più che se si trovasse davanti ad un piatto di spaghetti al pomodoro, a Civitanova almeno per il momento non presentono note di interesse.
CM, almeno un po’ di riguardo per l’arte.
…si vede proprio che a Macerata si sta avvicinando il..”momento del bisogno”, si, ed anche il bisogno di tirare lo sciacquone!! gv
Veramente la fontana di Duchamps era un elementare orinatoio, qui ci troviamo di fronte a un’opera assai più complessa e multifunzionale. Innanzi tutto c’è da chiedersi come e perché quest’opera perfettamente integra è apparsa in Via Urbino, come può un water in buono stato non servire più? come si fa ad abbracciarlo sotto gli occhi della gente e depositarlo sulla pubblica via? Dietro a questa apparizione vi è un’ideologia potente e progressista: il cosiddetto sanitario è uno dei massimi simboli della sottocultura occidentale. Nato con la rivoluzione industriale inglese, con la scusa dell’igiene, ha imposto vergogna e solitudine a milioni di individui sofferenti e infelici. Culture più gioiose della nostra non l’hanno mai conosciuto. Ma oggi che grazie ai vaccini, come sostenuto da insigni pediatri, possiamo liberarci da ogni ricordo d’epidemie, possiamo anche finalmente gettare tra i rifiuti questo attrezzo umiliante e oppressivo e tornare a defecare convivialmente come hanno sempre fatto i nostri antenati, come fanno tutti gli altri animali e riassaporare la felicità dell’uguaglianza, sentirci tutti fratelli per grazia di me.rda.