Chiede soldi extra agli inquilini,
denunciato per appropriazione indebita:
«Somme non erano dovute»

PORTO RECANATI – Il proprietario di diversi appartamenti, già finito al centro di un servizio della trasmissione Piazza Pulita, avrebbe tenuto per sé 2.700 euro che invece andavano versati al condominio. Disposto sequestro del denaro. Indagine della Guardia di finanza

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Enrico Cotroné

Chiedeva soldi agli inquilini per spese extra che dovevano venire versate all’amministratore di condominio ma che poi teneva per sé, denunciato il proprietario di numerosi appartamenti dell’Hotel House e sequestrate somme per 2.700 euro. Il proprietario, Enrico Cotronè, di Montelupone, era stato al centro di un servizio della trasmissione Piazza Pulita. Proprio quanto era emerso nel corso della trasmissione ha fatto scattare le indagini delle Fiamme gialle della tenenza di Porto Recanati, coordinate dal procuratore Giovanni Giorgio. I finanzieri hanno esaminato numerosi contratti di affitto di chi vive nel palazzone multietnico. In 55 casi (sempre relativi a case di proprietà di Cotronè) risulterebbero non versate le somme per il condominio, nel complesso oltre 17.500 euro. I finanzieri hanno sentito gli inquilini, e sette di loro hanno fatto denuncia. Avrebbero versato somme chieste dal proprietario di casa per spese extra che poi dovevano essere versate al condominio. Somme che secondo le indagini dei finanzieri non erano dovute al proprietario. Si tratta di 2.700 euro. Il reato configurato è appropriazione indebita di quel denaro. La procura ha chiesto il sequestro dei 2.700 euro, ma il Gip ha rigettato la richiesta. A quel punto il procuratore Giorgio si è rivolto al Tribunale del Riesame che ha accolto la richiesta e disposto il sequestro preventivo delle somme di cui il proprietario degli appartamenti si sarebbe indebitamente appropriato. I finanzieri hanno dato esecuzione al provvedimento, procedendo al sequestro del denaro, in parte custodito in un istituto di credito ed in parte spontaneamente consegnato dall’indagato nelle mani dei militari, per evitare che venisse data esecuzione ad un decreto di perquisizione personale e locale emesso dal procuratore. L’indagato ha comunque fatto ricorso in Cassazione.

 

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