Il terremoto si è fermato a Pioraco

DUE ANNI DAL SISMA - Fabrizio Cambriani ripercorre i drammatici momenti del 26 ottobre 2016 nel suo comune: il crollo di un intero solaio alla cartiera e una tragedia scampata solo per un giro della lancetta dei secondi sull’orologio del destino
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crollo

 

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di Fabrizio Cambriani

4.7 e 2.6. È mercoledì 26 ottobre e sono da poco passate le 21.15. Da poco è cominciato anche il mio turno di lavoro notturno e ho appena eseguito una prova di laboratorio: 4.7 e 2.6 sono le cifre del risultato ottenuto e che mi appresto a inserire nel database. Solo pochi passi mi dividono dal computer. Lì con me, due colleghi stanno commentando il terremoto che c’è stato nemmeno due ore prima. Una scossa da 5.4 con epicentro nel triangolo Ussita, Visso, Castelsantangelo. Ripeto, mentalmente quei numeri, mentre speditamente mi avvicino alla scrivania: 4.7 e 2.6 quando uno dei colleghi improvvisamente mi si para davanti. Barcolla paurosamente.

cartieraIstintivamente appoggia entrambe le mani sulle mie spalle. Penso subito a un malore, perché sento il suo peso che mi fa vacillare. D’impulso mi viene di sorreggerlo, finché mi accorgo che pure lui sorregge me. Sempre vacillando, ci guardiamo per un istante negli occhi. Poi, improvvisamente, il rumore di uno strappo. Un crack che mi entra negli orecchi e poi mi si para davanti con una lunga lacerazione sulla parete del muro bianco. Infine, il buio più completo e un sibilo assordante. Passano lunghi istanti che diventano minuti. La luce non torna ancora e il fischio non la smette di torturarci. Entra qualcuno e dice che c’è stato un crollo. Come per esorcizzare solo il pensiero che qualcosa di serio possa essere accaduto, viene quasi sgridato e deriso. Esce e rientra poco dopo. Stavolta con più decisione ribadisce che, da un certo punto in poi, non si passa più. Che è venuto giù tutto. Che ci sono solo detriti e rottami. Li ha visti con la luce dello smartphone. Ci muoviamo al buio, non funzionano nemmeno le luci d’emergenza. Il gruppetto di persone, mano a mano aumenta. Con loro, aumenta anche il coraggio di proseguire il cammino con l’aiuto di torce elettriche, per addentrarsi nel buio più profondo. Ogni tanto, in lontananza, si scorgono le lucette dei telefonini. Procediamo con cautela in un silenzio surreale. Il sibilo è ormai sfumato. Davanti a noi solo frammenti di luce bianca che danzano e tentano di far luce su di un campo lungo che ormai non esiste più.

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È crollato l’intero solaio. Un cedimento che ha interessato quasi duemilacinquecento metri quadrati di copertura. Le due macchine continue – quelle che fabbricano 24 ore su 24 carta, sono rimaste sotto per i loro due terzi. Adesso sale l’angoscia. Il terrore di dover realizzare che qualcuno sia rimasto lì sotto. Soprattutto in quest’orario, quello lì è un punto di sosta e di passaggio. Facciamo l’appello e ci contiamo a uno a uno. Rispondono tutti, per fortuna non manca nessuno. Praticamente un miracolo. Non so chi, ma qualcuno deve la vita al terremoto precedente, quello delle 19.11. Al cambio di turno delle 21, ci si è dilungati oltremisura nel parlarne. Diversamente qualcuno, alle 21.18 sarebbe stato nella parte crollata a controllare – come abitualmente si fa – la produzione della carta. Una tragedia scampata solo per un giro della lancetta dei secondi sull’orologio del destino. Un destino che però non ha risparmiato l’intera fabbrica.

Pioraco-cartiera-messa-in-sicurezzaNella notte le scosse di assestamento fanno crollare definitivamente anche i monconi rimasti in piedi. Il cuore pulsante dello stabilimento è schiacciato da mattoni, acciaio e cemento armato. Una roba da quattrocento tonnellate di macerie. In un filmato realizzato da Riccardo Ottaviucci (https://www.youtube.com/watch?v=jk5FmDVtSK0) vengono mostrate, da ogni prospettiva, tutte le immagini: dall’immediato dopo crollo, fino a quelle della ricostruzione. Una ricostruzione realizzata a tempo di record, visto che già nel settembre del 2017 lo stabilimento era già pronto e collaudato. Ci sono voluti altri tre mesi per il montaggio di tutti i macchinari, finché, il diciannove di gennaio, dopo quindici mesi di stop obbligato, è stata fabbricata la prima bobina di carta buona. A Pioraco i terremoti di ottobre hanno fatto altri gravi danni alle abitazioni. Sia nel centro storico che nelle frazioni. Molti più che non a Sefro o Fiuminata che nel ’97 furono – sempre assieme a Pioraco – tra i sei comuni della provincia dichiarati disastrati. Se volessimo usare una frase ad effetto potremmo dire che il sisma si è fermato a Pioraco (però ha lasciato il segno).

Dalle macerie risorge la cartiera, Pioraco riparte dal suo gioiello (Foto)

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Pioraco, famiglie in difficoltà: “Mezza cartiera crollata”



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