Scompare il Premio Annibal Caro, nessuna continuità per il riconoscimento nato lo scorso anno e assegnato agli studiosi di traduzione e linguisti. Un premio istituito nel 2017 in occasione delle celebrazioni per 450esimo anniversario dalla morte del traduttore dell’Eneide.
A segnalare con rammarico la scomparsa dell’iniziativa è il capogruppo del Pd Giulio Silenzi, assessore comunale alla cultura della passata amministrazione: «Il premio Annibal Caro era nato come iniziativa permanente, con cadenza annuale, un’operazione di memoria collettiva sulla figura del figlio più illustre di Civitanova, rivolta al mondo della scuola, agli studiosi. Era un modo per perdurar la memoria di Annibal Caro con una prospettiva contemporanea e per esaltarne l’attualità. E’ stato consegnato la prima volta proprio nel 2017, all’interno di Futura Festival, scomparsa anch’essa, al professor D’Intino della Sapienza di Roma, per la traduzione in inglese dello Zibaldone di Leopardi, e ai professori Terrinoni e Pedone, per la traduzione italiana del Finnegans Wake di James Joyce. Già al secondo anno il premio sembra scomparso. Doveva essere assegnato, o almeno annunciato, ogni anno nel giorno della nascita, il 6 giugno, ma è trascorsa l’intera estate e non si è mai riunito il comitato istituzionale creato a questo scopo, né c’è stato qualche segno che evidenzi la volontà di dare continuità al premio negli anni. Una sua promozione nel mondo universitario e in quello editoriale basterebbe a creare attesa, dibattito e partecipazione e potrebbe diventare uno dei più ambiti riconoscimenti nazionali. Inoltre darebbe visibilità e restituirebbe identità culturale proprio alla Città Alta, dove il grande Annibale è nato e vissuto. Il premio è anche gemellato con “Caro Poeta”, premio alla poesia in nome di Annibal Caro, che si svolge ogni anno a Montefiascone, nella famigerata tenuta della “Commenda” dove Caro tradusse l’Eneide. Lì la cerimonia di premiazione 2018 si è svolta a fine settembre, mentre Civitanova non è riuscita a far durare due anni il suo premio. Un altro “gran” risultato della politica culturale messa in atto dal duo Ciarapica /Gabellieri».
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SILENZI E L’ASSESSORE PEGGIORE DI LUI: GABELLIERI
Se una soddisfazione Silenzi, ex assessore alla Cultura, può esprimere è di rivolgersi ad un succerrore peggiore di lui (e ce ne vuole): Gabellieri. Silenzi, pur non avendo competenze nel settore, era il “signor so tutto”, mentre la Gabellieri è “uccel di bosco”, difficile da incontrare. Il capogruppo PD, “silente” sulla soppressione di Futura Festival, lamenta la cancellazione del Premio Annibal Caro (presente all’interno del festival). Silenzi dichiara il Premio istituito nel 2017 per il 450° dalla morte di Annibal Caro (avvenuta però nel 1566!). Il riconoscimento veniva assegnato il giorno della nascita (in giugno), mentre era stato pensato per celebrare la morte del Caro (in novembre), un guazzabuglio! Silenzi non può vantare la primogenitura del Premio Annibal Caro: lo stesso esisteva – in abbinamento al Premio Sibilla Aleramo – ai tempi delle Amministrazioni Marinelli (curato da Antonio Santori). Quanto all’assessore Gabellieri è difficile decifrare quale progetto culturale intenda perseguire. Si era presentata con il proposito di valorizzare le “eccellenze civitanovesi”, la mancata assegnazione del Premio Annibal Caro è la spia negativa. Le celebrazioni di un’altra “eccellenza” sono imminenti e non si conoscono le intenzioni dell’Amministrazione Ciarapica. Nel 2019 ricorre il Centenario della nascita di Sesto Bruscantini, che ha portato Civitanova nei principali Teatri lirici del mondo. Durante la sua Amministrazione, è stata venduta la Villa di Viale Veneto, Silenzi può dirci qualcosa? Per ricordare Sesto Bruscantini si è costituita una Fondazione (di cui fanno parte la vedova e due allievi del baritono), soddisfazione da parte della Giunta. Ma quando la Fondazione ha presentato un progetto, la Giunta si è eclissata. Intanto, dati i tempi ristretti, il “concorso lirico” Bruscantini è emigrato a Macerata, nessuna risposta sul museo (materiale bloccato) e sugli eventi programmati. Assemblee pubbliche, convocate dal presidente della Fondazione, Baiocco, cordialmente disertate da Sindaco e assessore (presente solo la “sentinella” Carassai). L’Amministrazione Ciarapica “brilla” per mancanza di comunicazione (con uffici comunali folti). Ne è stata prova il progetto sulla “dispersione scolastica” (con cospicui fondi, gestiti da una cooperativa), cui il Comune ha aderito. Una dirigente scolastica ha biasimato l’assenza di contatti con l’assessore ai servizi educativi, Capponi. Anzi, dopo un anno e mezzo dall’assunzione della delega, pare non abbia mai incontrato i dirigenti scolastici. Invece di definirsi boriosamente “intoccabili”, se non si è capaci di assolvere al proprio ruolo perchè non si torna a casa?
Nei regimi totalitari, era in uso distruggere cultura e intellighenzia altrui.Venivano sostituite con braccia per l’agricoltura. Per occupare alcuni posti, oggi, se non hai sensibilità, conoscenza, cultura almeno dei paesi tuoi, che si ritorni almeno alla ” coltura ” dei campi.
“amano vivere della immagine bella sognanti, beati e poveri i poeti.”
Per Micucci. Non in tutti. La Russia è stato un regime, ad esempio, ma la cultura è stata preservata e anzi sviluppata, eccome. Oggi non hanno nulla da invidiare, ad esempio nei più svariati campi scientifici, ai Paesi occidentali.
..mi perdoni, egregio signor Iacobini, ma mi potrebbe spiegare quale kultura, nella Russia della dittatura comunista, è stata preservata e sviluppata!? Gliene sarei molto grato. Ossequi gv
Per Vallesi. Quella scientifica: matematica, fisica, psicologia e scienze naturali. E, credo, anche medicina. Si ricordi poi dell’esplorazione dello spazio. Nulla da invidiare agli USA!
Iacopini, a te se Stalin non ti avesse già “ purgato “, non all’italiana o meglio secondo il sistema Balbiano ( sembra sia stato lui a creare per motivi di studio, l’effetto del olio di ricino su socialisti e comunisti ), ti avrebbe purgato dopo l’ennesima stupidaggine testé affermata. Il motivo sarebbe stato uno dei più semplici che avrebbe adottato ossia la scarsa conoscenza che hai del rapporto tra lui e tutta l’arte e gli artisti della sua epoca, compresi scienziati e studiosi. Molti finirono “ al muro “ o peggio, dopo essere stati torturati ed aver avuto la famiglia ammazzata. I più fortunati li costringeva e ne avrebbero fatto volentieri a meno, a passare lunghi periodi di vacanza nei gulag siberiani resi meno attraenti esteticamente e resi più consoni al tipo di aggiornamento a cui gli ospiti dovevano far fronte. Certo meno fortunati dei nostri esiliati durante il ventennio che venivano mandati su isole mediterranee o caratteristici paesini dove il trattamento doveva essere più à la page per il periodo. Forse se la presero un po’ troppo con Gramsci. Stravinskij già famoso prima di Stalin, al ritorno da una tournée in Francia nella sua Russia a rivoluzione scoppiata se ne fuggì subito senza, credo farne ritorno e per sua fortuna evitando così di prendere lezioni da Stalin, padre e maestro di tutte le Russie e arti. Prokof’ev, che per la maggior parte della sua vita visse e lavoro in Russia, se la vide brutta quando fu accusato di formalismo. Morì lo stesso giorno di Stalin e se si incontrarono credo che il musicista gliela abbia “ cantata “ per bene. Rachmaninoff, fuggì sulle ali della rivoluzione e con grande dispiacere non fece più ritorno in Russia, dove Stalin lo avrebbe sicuramente accusato di formalismo più degli altri ed ascoltando la sua musica cosi chiaramente romantica, non lo avrebbe accusato del solito formalismo ma inviato direttamente al muro per la “ purga “ Però dici tu, Iacopini, e non so se lo dici è lo stesso, sono musicisti scappati in tempo o rimasti come Prokofiev e, adesso ti aggiungo DIMITRI SHOSTAKOVICH che con Prokofiev, i più grandi musicisti viventi, purtroppo per loro in Russia. A parte la solita accusa di formalismo, Dimitri si salvo dalla purga perché scrivendo anche colonne sonore per film, così come le voleva Stalin, piene di grandiosità ed impeto musicale inneggianti alla grande rivoluzione della madre Russia. Per il resto della sua produzione, quella per cui è internazionalmente conosciuto ed apprezzato, fu sempre osteggiato da Stalin che lo teneva continuamente sul classico filo del rasoio. Ci sono stati altri musicisti, meno conosciuti, soprattutto perché fatti ammazzare da Stalin così come molti scienziati che nel tuo commento li accosti alla cultura militare che qui poco c’entra perché tutto è partito da Annibal Caro, poeta, scrittore, drammaturgo e traduttore. Però ce n’è anche per altre arti, come quelle del cinema di cui non parlo ma parecchie scoppiettate lo hanno già fatto. Passiamo brevemente alla pittura facendo il nome di due famosi artisti che abbandonarono lo stalinismo, Marc Chagall e Kandinsky. Per la letteratura, sorvolo i vari Solgenitsin e solo un piccolo ricordo del poeta Majakovskij
che osteggiato da Stalin, molto probabilmente per questo si suicidò. Dopo la sua morte Stalin cerco di coprire “le sue vergogne “, sì, proprio quelle, le uniche che aveva, facendo di Majakovskij
un eroe della rivoluzione. La prossima volta Iacopini prima di parlare di Stalin leggiti qualcosa sulle sue celebri purghe e magari come esempi di regime totalitario prendi quello ugandese di Amin DaDa, grande amante della cultura tradizionale come i balli etnici a cui spesso partecipava. Non ci è dato di sapere se quando gli hanno aperto il grande frigo congelatore tra gli altri ci fossero anche ballerini.
Micucci, io non ho detto che in Russia è andato e va tutto bene. La Russia e l’Unione Sovietica sono stati Paesi di grandi contraddizioni, a cominciare dalla Siberia e dai gulag (ГУЛаг – Главное управление исправительно-трудовых лагерей) come d’altronde la Germania. Ad ogni modo smentisci, se ne sei capace, che la Russia abbia avuto ed abbia tuttora una grande cultura scientifica. Che poi io dica stupidaggini, e anche peggio, ti informo che non sei l’unico a dirmelo.
Ad ogni modo goditi questa canzone russa, ‘Fiocchi di neve’: https://www.youtube.com/watch?v=-UD5E0qeKgY
Rispondo, da parte mia, al signor Iacobini, che saluto sempre cordialmente, con la risposta del signor Micucci, che condivido (ma comunque è storia) pienamente. gv p.s.: la cultura scientifica, come la definisce Lei, probabilmente c’è stata, egregio signor Iacobini, ma era soprattutto finalizzata alla potenza militare per il dominio “comunista” nel mondo. Per quanto riguarda la “cultura psicologica”, Iosif i “matti”, se non erano troppo “matti”, ma solo un po’ depressi (anche, e soprattutto, per via della mancanza di libertà), li mandava in case di cura a “rincoglionirsi” un po’; gli altri, quelli “matti matti” (per lui, ovviamente..), be’, può ben immaginare che fine facessero!!
Per Vallesi. A differenza di Iosif gli psichiatri coniugi Basaglia, Franco e Franca, aprirono i manicomi, senza però pensare che il chiuderli tout court senza predisporre strutture alternative non avrebbe risolto il problema. Un po’ come fu per la legge Merlin, che chiuse le case chiuse e basta.
Egregio signor Iacobini, sulla sua affermazione delle 12.57, sono d’accordo anche io, ed in mezzo ai matti fuori dalle strutture ci metterei il Ministro Basaglia; tuttavia tra il chiudere i manicomi ed aprire i gulag (si, perché certi “matti”, bene che gli andava, finivano lì), la legge Basaglia, pur avendo fatto danni enormi, era acqua di rose..per i “matti”, ovviamente. Cordialmente. gv
Vorrei aggiungere qualcosa anch’io sulla cultura ” psicologica e pschiatrica ” già bene esposta da Vallesi. Era uso comune, usare manicomi e manicomi criminali per persone che spesso, a parte forse una piccola depressione dovuta al sistema di vita o alla mancanza assoluta di libertà (v. sempre Vallesi ) venivano rinchiuse, perfettamente lucide solo per essere torturate anche solo per il semplice gusto di farlo, prima della sorte che Stalin sempre presente o la sua burocrazia, sempre al suo servizio in maniera assolutamente non arbitraria. Aveva anche un piccolo vezzo “Baffò” che di solito curava dopo aver fatto colazione. Aveva un suo librone con su scritti tutti i suoi potenziali nemici, magari suoi fidatissimi amici e servitori, dove già dal mattino dava liberamente sfogo alla sua pazzia, depennando quelli da mandare subito alle purghe veloci. I depennamenti potevano essere uno o cento e più. Certo l’umore avrà sicuramente contato nel muovere la manina assassina. Iacopini mi ha sfidato a contraddirlo. Già fatto anche questo da Vallesi eil contraddittorio è validissimo anche per il mio punto di vista. Dovrei a questo punto chiedere a Iacopini come vede il fatto che siano in molti a dirgli che spesso dice cose stupide. E’ d’accordo o meno e poi chi se ne frega. Iacopini se non rispondi mi fai un piacere. Tu potrai dire e fare quello che ti pare, ma non puoi passare il massimo dei tuoi commenti a rompere i cosiddetti. E qualche volta, fatte pure li c°°°i tuoi.
Per Micucci. Non mi risulta che io offenda o insulti quando commento, se secondo lei non è così mi dica dove l’avrei fatto.
Per Iacopini. Dove hai letto che ti ho detto che offendi o insulti quando commenti? Ti ho semplicemente detto quello che hai già letto sulle ultime tre righe del commento n. 12. E continui…