Carolina Bocca, mamma coraggio e il giovane Matteo Pirro, questi gli ospiti della seconda serata di ieri di Citanò alle Dipendenze. Un appuntamento che ha avvicinato pian piano i suoi spettatori giunti numerosi: il pubblico è arrivato in punta di piedi, come se temesse di violare l’intimità di mura domestiche o di contaminare l’atmosfera carica di umori e suggestiva che si era creata. Un target di pubblico adulto per la serata “Relazione Genitori-Figli”. «So benissimo che tra di voi ci sono persone arrivate per passare la serata o per curiosità, ma sono certa che ci siano anche genitori vicini alla mia esperienza, che stanno compiendo un grande atto di coraggio per il solo fatto di essere qua, anche se non si palesano» queste le parole di Carolina Bocca, la mamma-coraggio che ha salvato suo figlio da una brutta storia di dipendenza e ha letteralmente rapito l’attenzione dei presenti. Prima di lei, sul palco, il giovanissimo Matteo Pirro, autore del libro “Resta in piedi anche se in piedi non resta nulla”. Civitanovese, 26 anni, Pirro fa l’idraulico ed è alla sua prima esperienza letteraria. «Ho scritto questo mio primo libro nel momento più buio della mia vita, quando ho scoperto la solitudine. La scrittura è stata un’ottima terapia per elaborare il lutto». Matteo ha deciso di devolvere i proventi del libro ad Amatrice, duramente colpita dal sisma. Il testo ha ottenuto il patrocinio del comune di Amatrice”. Soffia il vento nel cuore di mio figlio” è invece il testo di Carolina Bocca, la mamma di Sebastiano, un ragazzo finito nel tunnel delle dipendenze a soli 13 anni. Carolina non è una scrittrice, ma la sua esperienza devastante, vissuta con tutto il suo nucleo familiare e con Sebastiano è stata una occasione per rimettersi in gioco e per scoprire nuove potenzialità e limiti di se stessi. Gli introiti del libro sono destinati alla fondazione Ema Pesciolino Rosso di Gianpietro Ghidini. «La mia esperienza ha insegnato molto a me come mamma e come donna e a mio figlio- ha spiegato la Bocca – oggi Sebastiano è un ragazzo ancora tormentato dagli esami difficili all’università o da altri ostacoli da superare ma, quando sta per cadere mi chiama al telefono. Il punto focale da cui dobbiamo partire è che tutti siamo fallaci, vulnerabili. Bisogna permettere ai figli di sbagliare, di farlo da soli. Ma noi dobbiamo avere sempre uno sguardo di amore nei loro confronti che non vuol dire giustificarli, ma dargli il proprio pezzo di responsabilità».
Pensiero condiviso dalla terapeuta familiare Rossella Mastromauro che ha chiuso la serata: «mostrarci fallibili permette ai nostri figli di poter essere fallaci, altrimenti creiamo in loro un’aspettativa e una conseguente sensazione di inadeguatezza. Nelle fasi più critiche dobbiamo semplicemente esserci, non parlare di continuo o puntare il dito». Fu proprio un anno fa che piazza Conchiglia di Civitanova ospitò Carolina Bocca nel suo incontro col pubblico per raccontare la sua storia e dove, per la prima volta, tra le lacrime, ad ascoltarla c’era suo figlio Sebastiano. Quello stesso spazio, stasera ospiterà la giornata numero 3 titolata “Ricchezze e Povertà” e sarà occupato da Laura Tarquini e Giuseppe Pacini. Testimonianze di viaggi nei paesi più poveri del pianeta. Un primo step per introdurre il giornalista Luca Pagliari con il reportage tra la bellezza e la cruda realtà di un paese come il Malawi. La sintesi della serata toccherà alla psicologa Katia Marilungo.
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..’Bisogna permettere ai figli di sbagliare, di farlo da soli’.. Mah..sarà come dice la signora Bocca, ma da quel che ho visto e vissuto, anche se non in prima persona, per fortuna, negli ultimi trent’anni, mi sembra proprio che più è stato permesso ai figli di sbagliare e più il consumo delle droghe è aumentato, fino ad arrivare ai tragici livelli di oggi. Certamente non sarà solo questa la causa, ma, secondo me, è sicuramente una delle principali. Giuseppe.
Mi aggancio a Vallesi. “Bisogna permettere ai figli di sbagliare”? Dipende. Se i genitori si accorgono che il figlio si sta avvicinando alla droga pesante la risposta è un deciso no, se si avvicina alla sigaretta la risposta è sì (sperando che poi smetta).
Qualsiasi cosa facciamo per i figli, sbagliamo sempre…
A parer mio il problema va risolto a livello istituzionale, perché le doghe sono un problema istituzionale…. che poi si voglia chiedere gli occhi e girarsi dall’altra parte, questo è un’altra cosa…
si puo permettere ai figli di sbagliare un indirizzo universitario, la frequentazione di persone, un acquisto, ma appena da genitori ci accorgiamo di certi “atteggiamenti” da parte dei figli bisogna stroncare sul nascere il tutto e si deve avere il coraggio di farlo a qualsiasi costo