“La rabbia di Traini ha cristallizzato, in forma grottesca, la crescente reazione contro i migranti e l’ascesa della politica di destra”. La eco dei fatti di Macerata cristallizzata nuovamente a livello internazionale. E’ il New York Times questa volta a ribadire la stretta connessione tra l’ascesa della Lega di Matteo Salvini (che è cresciuta in modo esponenziale a livello locale e non alle elezioni dello scorso 4 marzo) e i tragici fatti di cronaca che hanno colpito il capoluogo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio: l’omicidio di Pamela Mastropietro (per cui è accusato Innocent Oseghale) e la sparatoria razzista di Luca Traini. “Questa città italiana un tempo accoglieva i migranti. Ora, è un simbolo delle politiche di destra” è il titolo del reportage del Nyt pubblicato ieri. Con la crisi del 2008 alle spalle, il terremoto del 2016 a rincarare la dose (c’è da aggiungere anche il crac di Banca Marche) il quotidiano americano mette sotto la lente d’ingrandimento gli eventi di Macerata e le elezioni. Cristallizzando l’ipotesi che l’esperimento politico della destra salviniana (prima nordista, ricorda il Nyt, poi nazionalista) abbia trovato terreno fertile nella nostra provincia, diventata da “città accogliente” simbolo della destra italiana. «C’era l’idea che Macerata fosse una città accogliente – dice Tiziana Manuale del centro di ascolto Caritas, intervistata dal Nyt -. Ma alcune parti della popolazione non sono pronte». Il lungo reportage del Nyt ripercorre gli ultimi mesi anche attraverso le voci del vescovo Nazzareno Marconi, del sindaco Romano Carancini, del deputato Tullio Patassini e dei feriti della sparatoria di Traini. “Patassini – scrive il Nyt – sostiene che la frustrazione delle persone sul tema dell’immigrazione irregolare abbia davvero riscaldato gli animi. «E’ come una pentola che bolle, bolle, bolle finché il coperchio non salta. Perché noi italiani siamo persone accoglienti, generose, buone e disponibili e quindi il caso di Pamela ha rappresentato un problema per tutti. E’ un problema dell’Italia».
Il Consiglio comunale aperto di Macerata sul tema dell’immigrazione
Sul tema dell’accoglienza il comune di Macerata ha indetto il 25 giugno anche un Consiglio comunale aperto, che si è svolto per circa sei ore nell’aula sinoidale della domus San Giuliano, messa a disposizione dalla diocesi. All’assise hanno partecipato anche la madre e lo zio di Pamela Mastropietro, che appena prima dell’inizio avevano manifestato fuori dal complesso della diocesi, appendendo striscioni e indossando bavagli rossi per chiedere giustizia per la 18enne uccisa. A Macerata inoltre il 28 marzo l’amministrazione ha chiesto al ministero l’attivazione della cosiddetta clausola di salvaguardia, che alla saturazione dei progetti di accoglienza Sprar fa corrispondere la chiusura dei Centri di accoglienza straordinari (Cas), almeno su territorio comunale.
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Il crack della Banca delle Marche un simbolo del territorio di Macerata è anche un simbolo di poteri ben precisi? Ci sono collegamenti con poteri locali? Come avvenivano le nomine? Sono tante le domande che sorgono spontanee.
Il Pd ha distrutto la citta’.
che si informassero bene prima di scrivere idiozie da oltre oceano, di quale destra devono aver paura gli italiani,sono semplicemente stufi della politica sporca che non fa gli interessi dei cittadini tranne che a se stessa che questa soluzione sia venuta da Salvini e da di Maio ben vengano, la colpa è solo della cattiva politica
..mah..vedo che anche al NYT permettono a degli idioti di scrivere stupidaggini, ma del resto noi, qui in provincia, c’eravamo già abituati da tempo; oramai la cosa non mi meraviglia più di tanto. Giuseppe.
Questo strano articolo del Nyt, strano perché il giornalista conosce fatti come se abitasse proprio a Macerata, ha dimenticato di dire qualcosa sulle cooperative dedita all’accoglienza, come se il vocabolo fosse sconosciuto agli USA. In realtà l’ingresso in quel Paese (a esempio dal Messico, oppure da Cuba) è gestito da uffici locali, ossia non è delegato a privati, come è da noi. Anche per evitare indebiti arricchimenti.