Se i problemi sono troppi,
la miglior difesa è la calma

LA DOMENICA DEL VILLAGGIO - Averne paura e disperarsi non serve a nulla. Anzi, peggiora la vita. “La calma è la virtù dei forti”, si diceva una volta. Forti? La“società del benessere” ci ha un po’ indeboliti, ma stringiamo i muscoli e facciamoci coraggio

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Giancarlo Liuti

 

di Giancarlo Liuti

Per una serie di situazioni negative, la causa delle quali va attribuita in parte al vacillante andamento del mondo in generale e in parte alla scarsa adeguatezza delle persone cui è affidato il compito, molto desiderato ma oggi troppo impegnativo, di esercitare il potere, l’Italia – e Macerata non fa eccezione – sta attraversando una delle fasi meno brillanti della sua storia. In questi casi occorre che i problemi economici, politici e sociali vadano affrontati – sia da chi li subisce sia da chi ha il dovere di renderli meno gravi – senza perdere la pazienza né quella virtù dell’animo che si chiama “calma”: non farsi cogliere dalla fretta, ragionare, riflettere, fare confronti col passato, accorgersi che il presente, tutto sommato, non è poi tanto peggiore.
Forse questo non basta, intendiamoci, ma i nostri progenitori ci hanno lasciato il motto “la calma è la virtù dei forti” e per “forti” s’intende chi ha i nervi saldi e la coscienza a posto. Quindi calma? E’ una parola! I tempi sono quelli che sono e dopo alcune recenti barbarie – lo scempio del corpo di Pamela, la strage tentata da Traini – anche noi maceratesi siamo in preda al pessimismo dei sospetti e delle diffidenze, ciascuno con la folle presunzione che solo se dipendesse da lui la situazione sarebbe migliore. E andiamo avanti così, magari sperando che un soccorso possa venirci dal celestiale appellativo attribuito alla nostra città: “Civitas Mariae”, ossia della Madonna, che però sta nell’alto dei cieli e ha ben altro cui badare, ad esempio i tanti rischi ai quali si espone suo figlio Gesù che tenta invano di cambiare il mondo.
A Roma, nel frattempo, si è riusciti a mettere in piedi un governo e auguriamoci che non duri solo pochi giorni, com’è capitato ai governi che l’hanno preceduto. Ma intanto fra Lega, Cinque Stelle, Forza Italia e quel poco che resta del Partito Democratico, il dibattito politico nazionale sembra legato all’attesa di nuove elezioni da cui ci si augura che salti fuori una nuova classe dirigente – ma in che modo e formata da chi? – capace di mettere a posto le cose. Spero di sbagliarmi ma il mio timore è che anche questa sia un’illusione.



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