Alberto Maggi e il tabù della morte:
“I fiori portateli ai vivi”

MACERATA - Il direttore del Centro studi biblici Giovanni Vannucci di Montefano sarà ospite all'hotel Claudiani venerdì alle 18 per "Incontri d'Autunno", il ciclo di conferenze promosso dal Circolo Aldo Moro. Presenterà il suo libro "L'ultima beatitudine", affrontando il tema del fine vita

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Alberto Maggi

 

“I fiori? Portateli ai vivi. Coprite di fiori i vivi, che li amano così tanto. I morti non se ne fanno niente. Dicono che poi la gente pensa male:  ‘questa tomba sembra abbandonata’. Allora mettetevi d’accordo, e non pensatelo più”. E’ la provocazione di Alberto Maggi pronunciata a Padova durante la presentazione dell’ultimo suo libro “L’ultima beatitudine”. Il tema del fine vita sarà affrontato nel prossimo appuntamento degli Incontri d’autunno del circolo Aldo Moro di Macerata. Venerdì  alle 18 all’hotel Claudiani sarà ospite proprio Alberto Maggi che presenterà il  libro e interverrà sul tema. Introdurrà l’incontro Roberto Mancini, docente all’università di Macerata. Maggi, direttore del Centro studi biblici Giovanni Vannucci di Montefano, è anche autore di “Chi non muore si rivede”, un testo in cui racconta con contagiosa allegria la personale esperienza umana della malattia, ed ora affronta, con il suo stile sempre gioioso, il difficile argomento della morte, uno dei grandi tabù della nostra società.

libro-maggilibro-maggi-1-418x650“Si parla di riposo eterno, come se questo dovesse rassicurarci in realtà ci terrorizza – ha detto in un precedente incontro -. Chi vorrebbe riposare per sempre? Ricordo come la mia maestra di catechismo aveva descritto il Paradiso: un grande teatro, dove sul palco c’è Dio e voi lo ammirate, in estasi, dalla platea. Bellissimo ma dopo qualche secolo uno potrà pure stufarsi, no? E ancora: ‘i migliori, il Signore li vuole con sé’. Ecco perché siamo un po’ cattivelli: la giusta cattiveria ci preserva da quella chiamata che non vogliamo proprio sentire. Per non parlare di un’espressione che ai preti piace tanto: è tornato alla casa del Padre . Immagino qualcuno che dopo aver vagato per secoli si chiede ancora dove sia, questa casa”. Alberto Maggi offre parole ricche di serenità e speranza, lontanissime da quell’inesauribile repertorio di frasi fatte che non solo non consolano, ma gettano nel più profondo sconforto quanti sono nel lutto e nel pianto, anche quando vengono da uomini di fede. Leggendo queste pagine si riuscirà a comprendere e accogliere l’aspetto naturale della morte, per renderla davvero una sorella come poeticamente suggeriva san Francesco, una compagna lungo l’intero viaggio nella nostra esistenza.



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