di Alessandra Pierini
Il 7 e l’8 luglio, al teatro Comunale di Treia torna l’appuntamento con il seminario estivo promosso dalla Fondazione Symbola insieme a Unioncamere, Camera di commercio di Macerata, Regione Marche e Città di Treia e con il patrocinio dei ministeri della Cultura, dell’Ambiente, dell’Agricoltura e Affari Esteri. Arrivato alla sua XV edizione, il Seminario quest’anno è dedicato al tema “Il senso dell’Italia per il futuro” e come tradizione sarà anticipato dal Festival della Soft economy. Ne parla il segretario di Symbola Fabio Renzi all’indomani della presentazione a Roma, alla presenza del ministro Franceschini, del rapporto “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno della Regione Marche e di Sida Group.
Dallo studio emerge che con un valore aggiunto di 2,2 miliardi di euro, che incide per il 6% sul totale dell’economia regionale, le Marche sono quinte nella graduatoria delle regioni per quota della ricchezza dovuta a cultura e creatività sul totale dell’economia regionale. Con oltre 42mila occupati, equivalenti al 6,4% del totale della locale economia, le Marche sono anche al sesto posto nella graduatoria della regioni che più producono lavoro con la cultura e la creatività. A beneficiare di queste performance è soprattutto il turismo, tanto che nelle Marche la quota di spesa turistica attribuibile all’attivazione culturale arriva al 51,1%, la seconda in Italia.
“I numeri dimostrano senza ombra di dubbio – dice Renzi – che la cultura è uno dei motori primari della nostra economia, uno dei fattori che più alimentano la qualità e la competitività del made in Italy. Il sistema produttivo culturale e creativo fatto da imprese, PA e non profit genera 89,9 miliardi di euro e ‘attiva’ altri settori dell’economia arrivando a muovere nell’insieme 250 miliardi, equivalenti al 16,7% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche da quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone (quasi 22mila unità in più rispetto al 2015) che rappresentano il 6% del totale degli occupati in Italia. Nel complesso quello produttivo culturale e creativo è un sistema con il segno più: nel 2016 ha prodotto un valore aggiunto superiore rispetto all’anno precedente (+1,8%) sostenuto da un analogo aumento dell’occupazione (+1,5%). Crescite lievemente superiori a quelle relative al complesso dell’economia (+1,5% di valore aggiunto e +1,3% di occupazione)”.
“Proprio cultura e creatività possono essere, in questo tumultuoso inizio di secolo, la nostra chiave di volta in tutti i settori produttivi – commenta Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola -. Consolidano la missione dell’Italia orientata alla qualità, alla bellezza, all’innovazione. Un soft power che attraversa prodotti e territori e che è il nostro più prezioso biglietto da visita. Una forma di diplomazia anche economica, nel quadro di quella che si sta configurando come la nuova Via della seta tra Oriente e Occidente. E la produzione culturale (la cultura) è anche l’infrastruttura necessaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti: dai mutamenti climatici alle migrazioni, alla lotta al terrorismo”.
“La cultura è una ricchezza straordinaria da tutelare e conservare ma anche un asset dello sviluppo produttivo su cui puntare”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello. “Ciò vale ancor più oggi, con la rivoluzione tecnologica in atto. Il mondo che affronteremo nei prossimi anni sarà guidato da una serie di trasformazioni radicali concentrate soprattutto nella sfera del lavoro e delle competenze. Solo puntando sulla creatività possiamo affrontare questa rivoluzione nel migliore dei modi. I dati mostrano che chi opera nel campo delle professioni culturali e creative possiede un più alto livello d’istruzione (il 40,9% degli occupati è laureato contro il 20,0% negli altri settori) e ottiene un reddito da lavoro circa il 15% più alto di quanto avviene mediamente. Puntare sulla cultura e sulla creatività significa, quindi, puntare su competenze in grado di affrontare la stagione dell’Industria 4.0”.
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