Un viaggio nel cuore dei Sibillini stravolti dal terremoto. E’ l’ultimo progetto fotografico presentato da Enrico Prenna, architetto e fotografo maceratese, e intitolato “SibilliniBackUp – I nuovi paesaggi dei Monti Sibillini”. “Dopo gli eventi sismici iniziati tragicamente il 24 agosto 2016 – racconta Prenna – il Parco Nazionale dei Monti Sibillini è stato colpito nella sua interezza, dai centri abitati alle strade, sentieri e rifugi. Alcune fonti sono prosciugate, i fiumi hanno aumentato la loro portata, perfino le montagne hanno cambiato morfologia; basti pensare alla riattivazione della faglia del Vettore, tornata visibile da Arquata del Tronto a Ussita, oltre a tutti gli altri eventi minori che hanno comunque limitato il transito e la sicurezza delle arterie principali e dei sentieri più noti”. Nonostante le limitazioni degli accessi e l’inverno eccezionalmente nevoso, Prenna non ha mai abbandonato l’attività escursionistica e anzi, ha pensato di mettere a disposizione la sua professionalità, le doti alpinistiche e la grande conoscenza del Parco per mantenere viva l’attenzione su questi luoghi che sono diventati subito zone rosse e si sono via via spopolati. Proprio per questo il lavoro si intitola SibilliniBackUp, che letteralmente significa “ritornare su”, di nuovo in cima, e più specificamente nel gergo informatico significa salvare per ripristinare, insomma un messaggio di speranza rivolto alle vittime del cratere, perché tutto ritorni meglio di come era prima, a partire dalla ricostruzione dei centri storici fino al rilancio delle microeconomie e del turismo.
Migliaia infatti sono le persone che stanno dimostrando grande sensibilità e non attendono altro che poter rivedere la piazza di Visso, salire all’eremo dell’Infernaccio o ammirare la fioritura di Castelluccio, oltre ovviamente tutti i residenti che vogliono ritornare e riprendere le proprie attività commerciali. “Il progetto – racconta l’architetto e fotografo – è stato realizzato non senza difficoltà. Primo passo importante è stato il reperimento di informazioni in merito alla viabilità poiché molti passi e valichi non erano stati ancora controllati; le forze dell’ordine di presidio nei territori, i vigili del fuoco, l’ente Parco, le guide alpine e le guide del Parco, il soccorso alpino, gli amici del Cai, sono stati tutti consultati, a volte invertendo anche i ruoli nello scambio di notizie. Successivamente si è proceduto alla richiesta dei permessi necessari per accedere alle zone rosse, mentre un’attenta pianificazione dei percorsi mi ha permesso di raggiungere zone inaccessibili tramite sentieri meno conosciuti ma più sicuri”.
Le competenze da architetto e l’esperienza di fotografo però non sempre sono state sufficienti. E solo grazie alle sue capacità alpinistiche e sci-alpinistiche ha potuto vivere inusuali esperienze, come rientrare a Castelluccio di Norcia con zaino in spalla e sci ai piedi, scendere all’Infernaccio con ramponi e piccozza dopo l’ascesa al Monte Sibilla, scavare due metri di neve per trovare la porta di Casale Argentella, trascorrendo la notte invernale sulla cresta del Redentore, fino a calarsi in corda doppia nella Valnerina. In tal modo ha raggiunto luoghi inaccessibili a molti ma di nuovo fruibili al pubblico attraverso le sue immagini. Di grande impatto emotivo le fotografie delle frane del Monte Bove, di quella più grande che ha di fatto chiuso la Valnerina, dei crolli che hanno formato un nuovo lago nella Gola dell’Infernaccio, fino al più recente distacco dal fianco del Sasso Spaccato e dei camini delle Lame Rosse, luoghi simbolo del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, senza contare la visione spettrale di interi paesi rasi al suolo come Arquata, Pescara del Tronto e Pretare. “Le uscite in solitaria – conclude Prenna – l’essere il primo a tornare in molti paesi non più frequentati dal 30 ottobre 2016, oltre alla grande emozione, implicano però una grande sensibilità necessaria quando si accedere a luoghi che hanno visto e subito tragedie: ciò basta a rendere SibilliniBackUp un progetto fotografico unico nel suo genere”.
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