di Maurizio Verdenelli
(foto di Luciano Carletti)
“E’ gravissimo”. Cosa? “Non solo, ma anche doloroso che fra i 32 firmatari della proposta di legge per la Zes (zona economica speciale ndr) nel cratere sismico ci siano soltanto due ‘firme marchigiane’ (leggi). Nessuna della provincia maceratese, la più colpita dal sisma! Non voglio credere che i nostri parlamentari diano più peso a ciò che di tumultuoso o meno accade nei loro partiti che a quello che di terribile sta succedendo alle popolazioni che rappresentano e dalle quali sono stati eletti(e) a Camera e Senato”. Il ‘j’accuse’ di Dario Conti, dirigente socialista, già assessore provinciale e predecessore di Gianluca Pasqui alla carica di sindaco di Camerino, esplode appena conclusa l’affollata conferenza stampa alla Sala Stampa della Camera, presenti parlamentari rigorosamente non marchigiani (Pastorelli, Buemi, Locatelli, Marzano) e dalla quale si è levata, emozionante, la voce del primo cittadino di Accumoli, cittadina martire con Amatrice del terremoto del 24 agosto.
Soltanto la pluricampionessa Valentina Vezzali (con Lara Ricciatti) ha fatto ancora centro da Jesi, apponendo la propria firma alla proposta di cui è primo firmatario l’on. Pastorelli, a seguire il sen. Buemi e quindi Pia Locatelli, capogruppo alla Camera del Psi cui appartengono anche i primi due esponenti politici. “Auspico un fronte trasversale –aveva detto in conferenza stampa il prof. Flavio Corradini, rettore di Unicam- per far partire la ricostruzione. E’ questo quello che preoccupa e che non mi fa dormire la notte. Perché se è vero che i gli studenti sono rientrati (applausi a scena aperta della Locatelli ndr), è drammaticamente vero che l’economia resta ferma e la comunità resterà solo un’aspirazione perché nessuno s’avvicinerà più al colle camerunese, sulle cui pendici si svolge quel po’ di vita rimasta dopo le scosse di ottobre. E noi non pensiamo solo agli studenti, ma pure alle imprese che devono rimettersi in piedi” ha concluso Corradini, a capo di un ateneo che s’identifica ormai completamente con quello che resta dell’antica capitale dei Varano, percossa duramente dal terremoto.
“Quelle scosse hanno azzerato certezze e prospettive” ha confermato nel suo intervento l’assessore al Bilancio di Camerino, Roberto Mancinelli, in rappresentanza di Pasqui, non a Roma perché impegnato in riunioni sul territorio. “Abbiamo voglia di ricominciare, ma serve un’agevolazione autentica perché questo avvenga veramente”. E Petrucci che ad Accumoli ha avuto il 100% dei fabbricati distrutti dal sisma: “E la Zes è uno strumento unico per ridare vita ai nostri territori”. La zona economica speciale, nelle intenzioni, chiamerà a raccolta investimenti italiani e stranieri con forti agevolazioni fiscali a determinate condizioni, come l’occupazione di manodopera locale: un nuovo ‘Mattei style’ che preferiva i lavoratori marchigiani, sopra tutti. E per le imprese, ha dteto il prof. Antonio Flamini del gruppo di lavoro di Unicam: “Grandi ed agevolate possibilità d’insediamento se mostreranno di voler restare”. I casi passati della Casmez, con industrie del nord che scendevano al centro sud per intercettare denaro fresco, installare tecnologie obsolete ed andarsene dopo un anno o due, restano infatti ancora nella memoria della più dolente storia industriale italiana. E Pastorelli, riprendendo un tema caro al premier Paolo Gentiloni (vedi l’intervista domenica a Massimo Giletti su Rai1): “Importante rilanciare il settore turistico con idee innovative e di qualità”.
Tutte idee vincenti sulla carta, tuttavia ancora per Pastorelli “Il Governo ha bisogno ancora di una forte scossa”. Per il momento, in attesa dell’annoso iter della proposta di legge, ci sono le ‘Pillole d’Ercole’: il condensato dei punti cardine della bozza ‘dei 32’ trasfusi nel terzo decreto legge sul terremoto e presentati ieri pomeriggio nel corso di una seconda conferenza stampa. Più di un brodino in attesa del ‘ricostituente’ in tema di sollievo fiscale da parte di uno Stato finalmente ‘paterno’, non più esattore. Anche perché il problema di fondo, restato sottotraccia anche nel Palazzo romano, è il dissolvimento stesso del tessuto sociale delle aree interne con pesanti ricadute su tutta la provincia, come accaduto pure in altre epoche storiche e perfettamente analoghe. Per di più acuite da scelte sbagliate in anni non lontani: la grande viabilità (Ferrovia, Statale Adriatica ed autostrada) tutta ammassata lungo la costa dove, giocoforza, fluiscono i veri interessi sociali e commerciali del Maceratese. Torneranno i giovani dell’entroterra montano dalle località di mare (dove risiedono con i loro ‘vecchi’, lasciate le case inagibili) all’ombra dei Sibillini?
E se la Quadrilatero – voci autorevoli danno ormai per archiviata l’indagine della Procura di Spoleto sul famoso caso del cemento mancante- rappresenta storicamente la prima formidabile occasione di penetrazione del territorio monti/mare, lo è anche e soprattutto in ottica opposta. Quella che porta a Civitanova, sempre più capoluogo morale della provincia e a breve, significativamente seria aspirante (tocchiamo ferro, of course) ad un titolo sportivo tra i più popolari d’Italia succedendo a Macerata, stessa squadra, stessa disciplina ma non più stesso… ombrellone.
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Già il ribattezzare come camerunesi i camerinesi è una proposta geniale che migliorerà radicalmente la situazione.
Per Pavoni, fa il paio con i senegalesi (presenti a Senigallia)!
Chiaro come il sole che si è trattata della tradizionale ‘distrazione’ dell’automatismo del pc che traduce il termine camerinese in camerunese e che ogni volta viene corretto da chi scrive. Si è trattata stavolta di una doppia distrazione, della macchina ed umana. Succede. Ne chiedo scusa.
Epperò, se è permesso, almeno in questa epocale situazione, da agosto ai nostri giorni, forse sarebbe meglio ironizzare una volta di più sui ‘fanti’ e non sui santi e martiri (delle nostre comunità terremotate). O no?
Buona solidarietà a tutti.
Roma nun fa’ la stupida stasera, Camerino te manna li mejo santi, tu dije sì. E mannace er contentino più brillarello che pòi, un friccico de Zona tutta pe’ noi.