di Gabriele Censi
Una sequenza del film di Luigi Zampa “Anni difficili” in cui alcuni gerarchi fascisti assistono alla Norma trovandosi in imbarazzo nello scoprire la “antiromanità” del testo apre l’incontro con Antonello Calore, professore ordinario di Diritto romano dell’università di Brescia. L’appuntamento agli Antichi Forni degli Aperitivi Culturali introdotto da Cinzia Maroni è infatti dedicato alla Civitas Romana partendo dalle suggestioni della Norma. Calore torna a Macerata a vent’anni dagli studi a Unimc, dove si è laureato in Giurisprudenza. «Non sono esperto di lirica ma di testi – esordisce il professore – ho studiato la Norma trovando spunti interessanti sul rapporto tra i galli e i romani. Giulio Cesare nel “De bello gallico” elenca le differenze tra i due popoli nel rapporto con la religione e nella misurazione del tempo. Tacito che era un romano di origine gallica, critica i costumi di Roma di Vespasiano, Tito e Domiziano. Una purezza perduta dei tempi della Repubblica che si ritrova invece negli usi dei galli , scrive nella sua opera “Germania”» Così nella Norma del libretto di Felice Romani la sacerdotessa canta in risposta all’invocazione alla guerra contro Roma: “morrà pei vizi suoi. Una contrapposizione tra due popoli che si intreccia anche con le storie d’amore che vedono protagonista il romano Pollione, Norma e Adalgisa, e che si concludono con l’estremo sacrificio. “Il rito – spiega calore- è un elemento fondamentale dell’opera, si giura a piè sospinto, è un atto potente che cambia la realtà, prima per impedire la guerra chiamando in causa gli dei e poi per invocarla con la vittima sacrificale. Ma l’essenza della Norma è la riconciliazione tra due popoli”.
Antonello Calore, parla del rapporto con i popoli stranieri all’interno dell’impero romano, e riprende la linea tematica del Mediterraneo: «Fin dai tempi di Romolo che, scrive Dionigi di Alicarnasso, aveva predisposto un luogo per l’accoglienza nel bosco sacro, i romani hanno riconosciuto gli stranieri, con l’eccezione della distruzione di Cartagine e Corinto. La cultura di apertura è stata sempre presente, costituendo un popolo di meticci che così ha potuto prosperare lungamente per tredici secoli».
Seconda parte enogastromica con lo chef Marco Cartechini che ha presentato l’offerta gastronomica a base di canapa, una tradizione maceratese riscoperta in questi ultimi anni. Gli ultimi due appuntamenti con gli Aperitivi Culturali saranno venerdì 12 con Cesare Catà che torna sul tema dell’Otello e sabato 13 con Francesco Micheli per un bilancio della stagione.
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Tito Livio (in Ab Urbe Condita) scrisse che Romolo, fondatore di Roma nonché re della stessa, accoglieva i reietti delle vicine città in un rifugio sull’Asylum, la sella posta tra l’Arx e il Campidoglio. Un centinaio fra questi furono i primi Padri Fondatori, i patres o patrizi. Il fatto che l’Asylum fosse riservato ai maschi alterò nella città l’equilibrio numerico fra i due sessi e i giovani, respinti dai genitori delle fanciulle della città, pensarono a un metodo radicale: il ratto delle Sabine. L’organizzazione, sempre secondo Livio, fu curata dallo stesso Romolo.
Poiché dietro a tutti questi discorsi sull’accoglienza, la fratellanza, l’integrazione, la globalizzazione, ossia teorie astratte che si possono solo imporre, consiglierei di leggere quale è il PIANO KALERGI per gli Stati Uniti d’Europa, o Paneuropa. Troverete il Piano non sul libro di Kalergi in Italiano “Pan.Europa, un grande progetto per l’Europa unita”, ma sul suo libro “Praktischer Idealismus”, non tradotto in Italiano e raro a trovarsi in Tedesco.
Consiglierei di leggere di questo piano criminale e genocida della nostra civiltà europea, che la Sinistra ha sposato, nel libro di Matteo Simonetti “La verità sul Piano Kalergi, Edizioni Radio Spada.
Dopo di che capirete a cosa porterà quella immigrazione di gente che fugge da guerre e carestie.
C’è da inorridire…
E soprattutto c’è da dire che la fede nella Roma e nella civiltà romana era tale che i popoli annessi ne riconoscevano l’importanza ed il valore che si adattavano felicemente all’ordine romano.
Vallo a dire agli Italiani di oggi, ai musulmani e agli africani tribali e selvaggi. Sono questi ultimi due che assoggetteranno la nostra società resa confusa e una gioventù allo sbando mentale.
E’ ciò che voleva il nostro PCI?
@Rapanelli. Oggi come oggi mi preoccuperei di più:
– dell’invasione dei Pokemon e degli smartphone in generale
– dei 5 euro che mi prende la banca ogni fine mese per non si sa quale servizio
– del fatto che all’inquilino devo sempre ricordare di pagare l’affitto.
Io, della storia di Roma, ricordo diversamente….
Mi pare di ricordare (ma mnagari sbaglio, ho fatto le squole basse) che, non di rado, i capi dei popoli vinti venivano portati nella città come schiavi.. Ma forse mi confondo con qualche film…