Pian della Castagna (Cingoli)
di Federica Nardi
«Non bisogna aprire nuove cave se prima non sono state chiuse definitivamente le altre». Questo l’appello dei comuni di Treia e di Cingoli alla Provincia di Macerata, dopo che sono cominciate le procedure di verifica per l’apertura di una nuova cava per l’estrazione di ghiaia e sabbia a Pian della Castagna. Un lembo di terra al confine tra Treia e Cingoli che ora offre alla vista un campo verde e un filare di querce. Ai quattro lati tre abitazioni e lo storico agriturismo “Pian della Castagna”, in disuso da tempo. Ma il sito di Pian della Castagna, che rientra nel territorio di Cingoli, non è l’unico motivo di lamentela dei due Comuni che, per motivi diversi, guardano con grande preoccupazione ai piani di escavazione nei loro territori. Piani che qualche mese fa anche gli uffici regionali hanno ritenuto non necessari.
La vista da satellite della zona al confine tra Treia e Cingoli. La nuova cava di Pian della Csdtagna dovrebbe sorgere a poche centinaia di metri dalle due cave di Treia
TREIA – «Lo studio degli impatti (della futura cava a Pian della castagna, ndr) non tiene conto della situazione estrattiva vicina nel comune di Treia», sottolinea la giunta treiese in una delibera del 30 marzo scorso, riferendosi ad altre due cave, a poche centinaia di metri da Pian della Castagna, in contrada Schito, che da più di un anno attendono le opere di ricomposizione ambientale che dovrebbero chiuderle definitivamente.
Le due cave a Treia separate dal diaframma di terra (foto di Lucrezia Benfatto)
Una è quella regionale, autorizzata con urgenza (cioè senza la verifica di impatto ambientale) nel 2009 per il ripascimento delle spiagge e affidata a due ditte (società “Cava Rossetti Oreste srl” e società cooperativa “San Martino”). L’altra, autorizzata nel 1999, è stata scavata dalla ditta “Eredi Rossetti Oreste di Rossetti Enrico e Graziella snc”. I siti sono vicini, separati da un diaframma di terra che andrebbe abbattuto come richiesto dalla Conferenza dei servizi nell’aprile del 2013. Uno dei problemi rilevati dalla giunta di Treia è che manca completamente il sistema per far defluire l’acqua dalla cava più profonda verso un vicino laghetto. Cosa che era prevista dal progetto iniziale.
Dettaglio del progetto per la ricomposizione ambientale della cava regionale in contrada Schito
Il sindaco di Treia Franco Capponi
«Abbiamo fatto delle osservazioni sulla cava che dovrebbe sorgere a Pian della Castagna perché già la zona dimostra delle problematiche di sgrondo delle acque – dice il sindaco di Treia, Franco Capponi – La nuova cava dovrebbe essere preceduta dalla messa in sicurezza della precedente». Nella delibera la giunta fa riferimento anche ai «fenomeni di allagamento delle strade, dovuti alla quantità d’acqua che si riversa sulle stesse dai fossi e dai campi a causa delle piogge sempre più violente e abbondanti». E in particolare sulla strada provinciale Cingolana dove l’allagamento si verifica «anche con piogge modeste, nella zona di Schito, a valle di queste aree di cava». Per questo l’amministrazione di Treia aveva «già richiesto – prosegue la delibera – la verifica di Regione e Provincia della corretta esecuzione dei lavori delle attività estrattive a monte della strada provinciale Cingolana». Tra le altre richieste: l’attivazione della Conferenza dei servizi per comprendere il motivo degli allagamenti e verificare perché le acque della zona a monte non raggiungono più il fosso “Le Vene” che, storicamente, le aveva sempre raccolte. A sollevare il dubbio che fosse la mancata sistemazione della cava a provocare a valle l’allagamento della provinciale Cingolana era stata la residente di Chiesanuova di Treia Giovanna Palazzetti (leggi l’articolo).
Da sinistra il sindaco di Cingoli Filippo Saltamartini e l’architetto Mauro Marrocchi
CINGOLI – La preoccupazione di Treia è condivisa dal primo cittadino di Cingoli, Filippo Saltamartini: «Prima di aprire altre cave è necessario collaudare (verificare che siano state chiuse correttamente, ndr) quelle vecchie. Cingoli è il più importante polo estrattivo delle Marche ma i problemi sono due. Il primo: assicurare la continuità imprenditoriale data la crisi così rilevante del settore. Ma dall’altro c’è l’aspetto ambientale – prosegue Saltamartini – La Provincia ha autorizzato nuove attività senza chiudere quelle precedenti. Ne abbiamo talmente tante di cave che bisogna capire che cosa si vuole fare».
Il progetto di escavazione a Pian della Castagna. Nei riquadri: le fasi fino alla ricomposizione ambientale finale
A Cingoli, spiega l’architetto Mauro Marrocchi dell’ufficio tecnico comunale, carte alla mano, «sono 43 le cave che hanno operato dal 1982. Di queste 18 sono collaudate, cioè chiuse secondo il progetto che prevede il ripristino ambientale dell’area. Al momento sono 3 le cave in corso di collaudo: una in località Botontano e due in località Rangore. Il piano provinciale prevede due nuove cave a Cingoli: quella nuova di Pian della Castagna, (della ditta “Cava Rossetti Oreste srl”, ndr) e l’ampliamento in profondità della cava già presente in Valcarecce (della “Autotrasporti Marchegiani in C. T. snc”, ndr)». Il progetto di cava a Pian della Castagna è ora nella prima fase di valutazione, il cosiddetto “screening”, che stabilirà se sarà o meno necessaria la Valutazione di impatto ambientale (Via). Al momento risulta che sotto il terreno di Pian della Castagna passano l’acquedotto di Appignano (gestione Apm), quello di Cingoli (gestione Acqua ambiente) e il metrodottto della Snam. Dopo aver raccolto i pareri sul progetto, che è stato depositato all’Ufficio urbanistica di Cingoli il 19 febbraio di quest’anno, saranno i tecnici del comune di Cingoli a mettere la firma sull’autorizzazione per la nuova cava.
Il cartello che segnala la presenza della cava regionale autorizzata nel 2009 in località Schito, Treia (foto di Lucrezia Benfatto)
I DATI E IL PARERE NEGATIVO DELLA REGIONE – Il programma provinciale per le cave è stato aggiornato lo scorso ottobre con votazione unanime del Consiglio provinciale (leggi l’articolo), e già allora aveva incontrato le forti perplessità, tra gli altri, degli uffici competenti della Regione e del Corpo forestale. Alla luce della crisi del settore edilizio il piano precedente si è rivelato sovradimensionato rispetto alla capacità del mercato di assorbire l’offerta dei materiali estratti dalle cave. Nelle Marche su poco più di 33 milioni di metri cubi autorizzati ne sono stati estratti, a dodici anni dall’approvazione del “Programma regionale attività estrattive” (Prae), solo il 35,1 percento (circa 11 milioni di metri cubi). Per quanto riguarda la Provincia di Macerata, al 31 dicembre 2013, su circa 12 milioni di metri cubi assegnati in dieci anni dal piano, ne è stato scavato circa il 50 percento. Proprio per questo «il Prae non è ancora stato aggiornato», scrivevano gli addetti regionali della Posizione di funzione (Pf) “Cave e miniere” solo pochi mesi fa, quando la Provincia raccoglieva pareri e poi approvava la Valutazione ambientale strategica (Vas) del piano di escavazione. Gli addetti regionali non vedevano «la necessità di sottoporre il territorio della provincia di Macerata ad elevate pressioni ambientali, giustificate da supposte necessità di mercato, conseguenti ad una nuova programmazione decennale delle attività estrattive». Per questo sempre il Pf “Cave e miniere” annunciava «nel caso in cui la proposta di aggiornamento del “Programma provinciale attività estrattive” (Ppae) di Macerata dovesse continuare il suo iter, questa amministrazione, in fase di verifica di compatibilità con il Prae, proporrà di esprimere un parere negativo». Nel frattempo l’amministrazione regionale del Pf “Cave e miniere” è passata ad interim a Loredana Borraccini lo scorso 31 marzo e le procedure per le nuove cave tra Treia e Cingoli vanno avanti, nonostante sia l’ufficio regionale che il Corpo forestale avessero già fatto notare, sempre ai tempi della valutazione del Vas, che sul tema delle escavazioni «la programmazione provinciale non è autonoma ma è dipendente dalla pianificazione regionale», che ad oggi non risulta ancora aggiornata.
(1/continua)
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Penso che e’ora di fermarsi!
Proteggere l’ambiente e’ la natura e’il Servizio Publico piu’onorevole che esista!
Poi riguardo il risamento non ci sono garanzie che il ripristino sia fatto adeguadamente.
Le querce secolari una volta tagliate sono perse x sempre!
Sarebbe ora di consegnare le cave dismesse. …
Sarebbe ora di sistemare sul serio le cave e non di escavare con la scusa di sistemare, quando ti autorizzo, alla scadenza mi riconsegni il sito sistemato e poi parliamo di nuovo sito. Ma se non parte dalla Regione questo input il resto sono chiacchiere. Mi piacerebbe conoscere le osservazioni dei due comuni sul Piano Provinciale prima che la Provincia lo approvasse. Se anche prima dell’approvazione che c’è stata qualche mese fà i comuni hanno espresso questi pareri allora bene, altrimenti è tutta una farsa. Di certo il bacino del Rio Laque non è stato modificato e si andrà ad intaccare la Valle di Magliano e questo la dice lunga.