Vanoni, il genio della finanza
bocciato a Camerino

A sessanta anni dalla morte del ministro della riforma tributaria. L’amicizia fraterna con Enrico Mattei. Il giorno prima il fondatore dell’Eni gli aveva fatto visita a sorpresa nella sua abitazione romana trovandolo con addosso il maglione da pesca di tante giornate felici ad Anterselva: “Mi fa sentire bene”. Il giorno dopo l’infarto in Senato dopo un appassionato intervento. Ed ora un convegno ad Unimc lo ricorderà

- caricamento letture
Enrico Mattei con Ezio Vanoni nel 1956

Enrico Mattei con Ezio Vanoni nel 1956

di Maurizio Verdenelli

“Lui aveva due persone alle quali non sapeva proprio rifiutare nulla: l’adorata mamma Angela ed Ezio Vanoni; non guardava in faccia nessuno e non aveva soggezione di nessuno, ad eccezione di queste due persone”. Una testimonianza, quella di Ovidio Lucciarini, indimenticabile sindaco di Acqualagna (che ha dato i natali a Mattei 110 anni fa) presente nel libro ‘Enrico Mattei marchigiano’ (Halley, 2012) di Egizia Marzocco, capo ufficio stampa di Unicam che fa luce su un’amicizia formidabile tra due ‘eroi’ cui l’Italia del dopoguerra deve in gran parte la sua rinascita. Sono trascorsi sessant’anni da quel 16 febbraio 1956 quando Vanoni. Lui, medaglia d’oro al valor civile, alla memoria, era il ministro delle Finanze e del Bilancio (e lo era stato di parecchi governi De Gasperi) il ‘padre’ della riforma tributaria che nel 1951 aveva preso il suo nome introducendo per la prima volta dopo la guerra l’obbligatorietà della dichiarazione dei redditi. Tre anni più tardi, aveva varato quello che ancora nel proprio nome venne chiamato Piano Vanoni. Un progetto di riallineamento ‘storico’ tra Nord e Sud, colmando gli squilibri tra Nord e Sud, eliminando alla radice la Questione Meridionale. Un progetto ottimo e generoso con una preclusione: la realizzazione sarebbe stata possibile se il paese fosse cresciuto annualmente almeno del 5%. Una condizione che l’economia nazionale rispettò, ma non la politica. Così il Piano Vanoni rimase nel cassetto delle formidabili occasioni mancate dall’Italia e per le grandi centrali malavitose del Sud quel progetto inutilizzato rappresentò indirettamente ma potentemente il via libera ad un potere, spesso incontrollato, su popolazioni ed habitat che furono (e tuttora sono) ognuno a suo modo ‘devastati’ come la Terra dei Fuochi segnala drammaticamente ormai da anni.

Ezio Vanoni

Ezio Vanoni

Ezio Vanoni fu inoltre un genio della finanza bruciando le tappe dell’insegnamento universitario. Tuttavia, inseguendo la titolarità della cattedra di Scienza delle Finanze e Diritto finanziario, non avendo mai preso la tessera del Pnf dovette subire l’affronto nel 1935 di una ingiusta e clamorosa bocciatura da parte dell’università di Camerino all’esame che avrebbe dovuto garantirgli l’insegnamento per quelle materie delle quali aveva già la libera docenza. Tre anni prima aveva subito la stessa sorte all’università di Messina. A fare, ammenda, ci penserà il 29 aprile prossimo (anniversario della nascita del fondatore dell’Eni) l’università di Macerata che in Aula Magna terrà un convegno a cura del professor Giuseppe Rivetti su Ezio Vanoni e su Enrico Mattei. A seguire l’evento al teatro Lauro Rossi. Da parte sua l’università camerinese, indirettamente e forse inconsapevolmente, ci aveva pensato 25 anni più tardi da quella clamorosa ‘bocciatura’ inflitta al genio italiano delle finanze quando il 27 aprile 1960 conferì la laurea honoris causa in Chimica ad Enrico Mattei, l’amico fraterno di Ezio Vanoni. Se l’Eni, tuttora la più grande azienda italiana nel mondo, ha avuto la possibilità di vedere la luce nel febbraio del ’53, nonostante le ‘storiche’ condizioni avverse in Italia paese appena sconfitto dove il ‘business oil’ divideva neppure tanto segretamente gli alleati pure in guerra, si deve oltre che ad Alcide De Gasperi a questi due grandi uomini’ (Ezio ed Enrico) resi ancora più solidali non solo per l’amore verso il proprio paese ma anche dalla passione comune per la pesca e la montagna.

 Lago di Anterselva

Lago di Anterselva

Vanoni era nato infatti alle porte della Valtellina, a Morbegno ed amava al pari di Enrico quel ‘buen retiro’ al confine con l’Austria. Ad Anterselva si decideva l’Italia del futuro, la politica energetica, motore non più immobile del progresso post-bellico. E prima d’andare fin lassù, davanti a quel lago antico come il mondo, tra cervi caprioli e tanta natura, Enrico ed Ezio alloggiavano al ‘Golden Rose’ a Brunico e pure ad Anterselva di sotto (BZ) all’albergo ‘Bagni di Salomone’. Ricorda Erika Auchentaller, la titolare: “Ero una ragazzina allora. Quando arrivavano Mattei e Vanoni chiedevano grande riservatezza. Allora approntavamo per loro la Sala Rossa ed ero io a portare la cena. Si diceva che anche lì e al maso davanti al lago, il ministro ascoltava volentieri i consigli dell’amico in riferimento ai progetti in cantiere, a cominciare dalla riforma tributaria”. A Brunico e ad Anterselva di sotto entrambi tornavano in inverno ogni volta che la zona del lago alpino sprofondato nella neve, diventava irraggiungibile (cfr ‘Enrico Mattei, il futuro tradito’, Ilari Editore 2015).

Poi quando Vanoni, logorato nella sua pur forte fibra di montanaro nella lunga battaglia in un fronte tanto arroventato della vita pubblica, morì a neppure 53 anni compiuti, Mattei rimase solo a combattere la sua battaglia ‘impossibile’ contro tutti -ormai ben consorziati tra loro a livello internazionale a cominciare soprattutto dagli amici/nemici italiani. Quella sera del 15 febbraio 1956, come ad un richiamo silenzioso ma fortissimo, il numero uno dell’Eni era andato a far visita a Vanoni nella sua casa romana. Era il momento dell’addio ma nessuno lo sapeva. Il marchigiano si meravigliò che l’amico avesse indossato uno dei maglioni ‘di Anterselva’ che al ministro-pescatore, disse, ricordava ‘tante ore belle’. “Non mi sento bene, sono un po’ stanco” confidò. L’indomani mattina, stroncato da infarto Vanoni moriva nello studio di Cesare Merzagora al termine di un appassionato intervento in Senato a favore degli ultimi: i poveri e i deboli che aveva avuto costantemente in quel cuore debole ma generoso, che lui non aveva mai voluto curare perché troppo sempre impegnato.

Imposta_sui_redditi_della_ricchezza_mobile_672-458_resizeVanoni si era sempre sentito ‘di spiriti socialisti’, lui che era iscritto alla Dc, una delle correnti della sinistra del partito di fatto finanziata da Mattei, che aveva tra i principali esponenti oltre a lui stesso, personalità ‘pensanti’ come Ripamonti, Marcora, Galloni, Rognoni tra gli altri. “Sono un socialista e sono per chi è nel bisogno, per un’Italia più giusta!” lo sentì dire una volta il professor Franco Reviglio, poi presidente nell’Eni quando con orgoglio Vanoni ‘sbottava’ nelle segrete stanze agli attacchi della sinistra. Reviglio lo ha raccontato, molti anni fa, ad un giovane docente dell’università di Macerata che lo intervistava, il prof. Angelo Ventrone.

Appena si sparse la notizia dell’improvvisa morte di Ezio Vanoni, per il quale aveva ‘stima incondizionata ed affetto profondo’ (Pier Luigi Tumiati, ‘Il gatto selvatico’) Mattei accorse subito in Senato. Davanti al corpo senza vita dell’amico, pianse. Nessuno l’aveva visto così. Quelle lacrime sarebbero tornate, con la consapevolezza della sua ‘solitudine’, alla vigilia quasi della sua fine, in quell’anno 1962. Ad ottobre ci sarebbe stato l’addio inconsapevole ad Anterselva, il ’paradiso perduto’ che non avrebbe più rivisto e l’intervista a Tumiati. Allora ed ancora lui, l’amico ‘delle ore più belle’ era venuto a fargli visita. Invisibilmente gli aveva mostrato la strada che l’avrebbe condotto sul cielo di Bascapè, dove dopo non ci sarebbe stato più nulla. Salendo con Tumiati nella propria camera, aperto un cassetto, Mattei a sorpresa aveva ricordato al giornalista l’ultima volta che aveva visto Vanoni in vita, quel giorno di febbraio di sei anni prima. Era commosso, nelle mani teneva un maglione che aveva appena tratto fuori: era da pesca, lo stesso che lui indossava nelle ‘furibonde’ gare con Ezio sulle sponde del ‘lago dorato’, nei loro ultimi giorni assieme: la quiete felice della loro privatissima ed amatissima ‘Africa’ prima della fine.



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X