Economia nera, affari d’oro. E’ quanto si evince dalla ricerca condotta dall’ufficio studi di Confartigianato su dati Istat ed Unioncamere. Nel triennio 2011 – 2013 si è assistito ad un travaso di valore dal “bianco” al “nero”: mentre l’economia regolare perdeva il 2,4% in termini di valore aggiunto, quella sommersa ed illegale è cresciuta di identica percentuale: + 2,4%. “L’economia, dunque, – si legge nella nota dell’associazione – si sposta sempre più non solo verso il sommerso ma anche e soprattutto verso il crimine. A suffragare questa affermazione vi sono i numeri: il comparto illegale, con il suo + 6,9% nel triennio considerato (da 15,5 a 16,5 miliardi di euro di valore aggiunto) registra la performance migliore tra i 28 settori in cui è suddivisa l’intera economia, superando settori regolari giganteschi quali quelli delle attività immobiliari (+ 2,9%) e quelli dei macchinari e quelli delle attività finanziarie ed assicurative (entrambi con +2,3%). Dopo di questi vi è l’economia sommersa che con un + 2,0% ed un valore aggiunto che sale da 187 a 191 miliardi di euro ottiene un risultato migliore dell’industria chimica (+ 1,7%) e dell’industria farmaceutica (+ 0,3%). I restanti 21 comparti tradizionali, dal tessile all’alimentare, dai trasporti alle costruzioni, mostrano tutti segno meno”.
Lo studio di Confartigianato stima anche il volume delle attività regolari prestate però in modo abusivo: “Il dato è assai preoccupante visto che il numero di imprenditori e lavoratori autonomi ha, nel 2014, varcato la soglia del milione, con una crescita dello 0,3%; per contro si è assistito ad un drastico calo (- 4,2%, pari a quasi 300 mila unità perdute) di quelli in regola. Del resto il mercato per tutto ciò c’è ed è ben florido se nel nostro Paese si stimano in 6.897.000 le persone che acquistano beni e servizi che contengono lavoro irregolare. Dunque è il nero a trainare il nostro Pil. Eurispes stima il sommerso in 540 miliardi di euro ed i proventi delle attività criminali in 200 miliardi di euro, in totale 750 miliardi di euro (il Pil italiano è di circa 1.700 miliardi di euro) per cui le tasse evase ammonterebbero a circa 270 miliardi di euro. A pagare il prezzo sono, oltre che l’intera società per i mancati introiti erariali. sono le imprese regolari, in particolare le piccole, quelle cioè che da tutti vengono celebrate come il volano dell’economia nazionale: proiettando i dati al terzo trimestre 2015 risultano essere 330.233 (il 24,2% dell’artigianato totale) le imprese artigiane che risultano a più alta esposizione alla concorrenza sleale delle attività illegali. Considerando poi anche l’artigianato a bassa esposizione alla concorrenza sleale, le imprese artigiane coinvolte salgono a 898.902, pari circa ai due terzi (65,8%) dell’artigianato nazionale”.
Il fenomeno del lavoro irregolare presenta comunque forti differenziazioni a livello territoriale. In ambito regionale le Marche si posizionano all’ottavo posto della graduatoria per quanto concerne l’artigianato “ad alta esposizione alla concorrenza sleale” (11.141 le imprese artigiane coinvolte, pari al 23,4% del totale) mentre sono al 3° posto per quanto concerne l’artigianato “esposto alla concorrenza sleale (alta e media)” con 29.108 imprese interessate (pari al 61,2% del totale artigianato). In ambito provinciale, per quanto riguarda la provincia di Macerata le imprese artigiane interessate sono in totale 6.632 (60,5%): di esse, ad alta esposizione di concorrenza sleale ne risultano 2.356 (21,5%) il cui dettaglio vede 1.404 appartenere ai “servizi alla persona” (parrucchieri, estetiste, lavanderie, ecc.), 570 ai “trasporti e magazzinaggio” (trasporto merci, taxi, noleggio autovetture con conducente ecc.), 382 alle attività dei “servizi di alloggio e ristorazione”. Le restanti 4.276 sono quelle a media esposizione alla concorrenza sleale e sono rappresentate, per la quasi totalità, dal comparto costruzioni (3.958).
« L’economia sommersa è, purtroppo, – afferma Renzo Leonori, presidente Provinciale di Confartigianato Imprese Macerata – una intollerabile piaga della nostra società. Una piaga che colpisce tutti ma che, come dimostrato dal report del nostro ufficio studi, colpisce l’artigiano due volte: e come cittadino e come vittima di concorrenza sleale. Noi, come Confartigianato Macerata, in questa battaglia da tempo ci abbiamo messo, e continueremo a metterci, la “faccia”. E’ ora però che tutti, istituzioni e cittadini, facciano la loro parte. Basta ipocrisie, c’è troppa economia illegale che sottrae servizi alla popolazione, reddito e lavoro agli imprenditori onesti. Serve tolleranza zero ».
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Con l’IVA al 22% (ma destinata a crescere ulteriormente), dubito che il sommerso possa calare.
E’ stato già detto tutto nel commento precedente