La riforma della pubblica amministrazione entra nel vivo con 11 decreti attuativi che vanno dai licenziamenti lampo al taglio delle partecipate. Le misure sono attese al Consiglio dei ministri che inizierà in serata. Esce dal pacchetto Madia il decreto di riordino delle Camere di Commercio. Il decreto è rinviato ma c’è preoccupazione da parte sindacale:
«Si fa un gran parlare – scrive Salvatore Zizzi segretario provinciale Ugl – della riforma delle Camere di commercio, quasi in dirittura di arrivo, dopo che da tempo il sistema camerale, che rispetto alle altre pubbliche amministrazioni ha sempre brillato per efficienza, serietà, senso del dovere, informatizzazione massima, competenze professionali elevate, sta subendo un attacco spropositato ad opera del governo centrale che agisce ormai di norma costantemente a scapito dei lavoratori, dei giovani, degli anziani. Dapprima con la riduzione del diritto annuale che non può certo definirsi come un serio abbattimento della fiscalità generale con risvolti irrilevanti per la singola impresa e ricadute invece negative sui territori. Una visione miope del governo Renzi che se la prende con la parte della pubblica amministrazione efficiente e motivata col solo intento di accaparrarsi il consenso del sistema imprenditoriale svendendo il sistema camerale per trenta denari! Perché non ridurre del 50% l’Iva o l’Ires o l’Irap o l’Irpef e la fiscalità generale o non ridurre i costi infrastrutturali di una viabilità spesso ottocentesca, per non parlare del sistema ferroviario o di una giustizia civile medievale? Mentre le multinazionali stanno per abbandonare l’Italia, soffocate da un fisco asfissiante e da una giustizia dai tempi biblici, le nostre aziende locali soffrono come risponde il presidente del Consiglio? Prevedendo il taglio dei dipendenti delle Camere di commercio e la vendita degli immobili camerali che non gli appartengono.
A livello regionale si dibatte sulla camera unica o sulle due Marche nord (Ancona e Pesaro-Urbino) e Marche sud (Macerata, Ascoli Piceno e Fermo). Quattro Camere su cinque, in seno all’Unione regionale, si sono espresse a favore di due. Numerose sono le ragioni che induce l’Ugl a aderire a questa ipotesi: il limite dimensionale obbligatorio di 75 mila imprese che vedrebbe nelle due realtà costituende rispettivamente 106.000 e 103.000 imprese per ciascuna quindi equidimensionate, il dato deliberativo che ha visto quattro Camere su cinque esprimersi, evitare che la Camera di commercio unica rappresenti un mostro amministrativo, “brutta copia” della Regione Marche col rischio serio di perdere il collegamento col territorio, aspetto caratterizzante e peculiare degli Enti camerali, la contiguità geografica tra il territorio del maceratese e del fermano e di quest’ultimo con quello ascolano, collaborazione per i servizi associati nel campo della regolazione del mercato (arbitrato, conciliazione, metrologia legale) tramite apposite convezioni tra Macerata, Fermo e Ascoli. Si tratta quindi di realtà storiche e collaborative consolidate che necessitano soltanto di una formalizzazione giuridica. Occorre – termina Zizzi – nel ridare fiducia e certezze ai lavoratori, motivazioni forti e non giocare in modo cinico sulla pelle di chi ogni giorno si impegna per il bene della collettività locale e nazionale. Una classe politica che non promuove tali obiettivi è una classe politica fallita».
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Qualcuno , ( di quelli che pagano la tassa d’iscrizione alla Ccia ) , mi deve spiegare i benefici che vengono apportati da questo ente . L’ unica cosa funzionante e’ l’archivio cerved per vedere i protesti, le visure societarie e i bilanci delle societa’ di capitali , purtroppo questo servizio che la Cccia fa pagare 2 volte . Esempio una srl o spa deposita il bilancio e paga diritti di deposito abbastanza salati , il cittadino o l’impresa che vuole visionare tale documento deve pagare un’altra volta delle commissioni. Penso che questo servizio puo’ essere facilmente gestito da aziende informatiche private con la stessa efficenza ma a costi minori .
@ginocontadini, le aziende informatiche private su un settore delicato non la vedo di buon occhio , mi da fastidio il fatto che sul punto della riforma del sistema camerale le Associazioni di categoria non si sbilanciano, non parlano più di tanto, forse speranzose che ciò che verrà tolto alle Camere di commercio potrà essere occupato da loro: tale visione presenta due errori di fondo. Il primo rappresentato dal fatto che i cittadini cercano e desiderano la terzietà dell’Ente pubblico, sinonimo di garanzia e di imparzialità; il secondo relativo al fatto che un depotenziamento del sistema camerale rappresenterebbe l’anticamera della loro scomparsa dal sistema delle relazioni pubbliche che li costringerà a passare necessariamente tramite il politico di turno del Comune o della Regione. La fine dei corpi politico-amministrativi intermedi rappresenterà la loro fine istituzionale pubblica e il loro bieco e supino assoggettamento alla logica partitica e spartitoria. La Camera di commercio consentiva loro di presentarsi sul piano di parità delle altre istituzioni pubbliche quali Regioni, Comuni, Prefetture, Agenzie diverse.
@ginocontadini, con il suo intervento sminuisce i compiti assegnati per Legge, la 580 del 29/12/1993, che disciplina tutti i compiti delle camere di commercio , nell’ambito della circoscrizione territoriale di competenza e sulla base del principio di sussidiarietà di cui all’articolo 118 della Costituzione, funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo nell’ambito delle economie locali. Le Camere di commercio sono, dunque, Pubbliche Amministrazioni.
Nell’ambito della propria autonomia statutaria, la Camera di commercio svolge le funzioni stabilite dalla legge. Svolge inoltre ogni altra funzione propria, o delegata dallo Stato, dalla Regione e da altri enti ed istituzioni, o in cooperazione con ogni altro soggetto pubblico o privato, ritenuta necessaria al perseguimento dei propri scopi, nonché quelle derivanti da convenzioni internazionali.
La missione delle Camere di commercio consiste nella promozione economica, lo sviluppo del sistema delle imprese e dell’economia locale, attraverso una sintesi che concilia le esigenze di tutti i settori, rappresentati nei propri Organi (Consiglio Camerale e Giunta). Per raggiungere questi obiettivi le Camere di commercio possono:
realizzare e gestire direttamente strutture (Borse merci, Borse immobiliari…) e infrastrutture, sia a livello locale che nazionale
partecipare con altri soggetti pubblici o privati, ad organismi quali enti, associazioni, consorzi o società
costituire aziende speciali (che operano in base alle norme del diritto privato) per gestire servizi specifici
Ogni Camera tiene il proprio Registro delle imprese che ha sostituito, unificandoli, sia il registro delle ditte (esistente presso le stesse Camere di commercio prima della riforma del 1993), sia il registro delle società (esistente presso i Tribunali prima della riforma del 1993) e rende unica la funzione di anagrafe delle imprese, precedentemente condivisa dalle stesse Camere con le cancellerie dei tribunali. Le Camere di commercio forniscono a chiunque – grazie alla rete informatica di Infocamere, attiva dal 1974 – la possibilità di accedere a tutta la documentazione presentata al Registro delle Imprese da qualsiasi impresa operante sul territorio italiano. La legge di riforma del 1993 ha consentito anche un significativo ampliamento delle funzioni di regolazione del mercato svolte tradizionalmente dalle Camere di commercio, fra le quali la funzione di composizione delle controversie, che si distingue in un’attività di conciliazione e in una di arbitrato.
Ogni Camera di commercio finanzia le sue attività mediante:
il diritto annuale pagato una volta all’anno da ciascuna impresa iscritta al Registro Imprese
i diritti di segreteria pagati da qualsiasi soggetto (impresa, professionista, privato cittadino) per il rilascio di certificazioni relative a quanto contenuto nei registri, albi e ruoli tenuti dalle Camere di commercio
i diritti di segreteria pagati (prevalentemente ma non esclusivamente da imprese) per l’iscrizione ad albi, registri e ruoli tenuti dalle Camere di commercio
Naturalmente tutto ciò ha un costo , che non sostiene lo Stato Centrale , ma sopravvivono con i proventi di quello che lei dice cioè pagando i diritti o commissioni.
Se Renzi ha avuto ragione a schiavizzare gli operai, ha ragione per tutto il resto. Si parla solo quando viene toccato il proprio orticello.