di Federica Nardi
Una battaglia senza quartiere da alcuni mesi contrappone un canile di Montegranaro e un’associazione di volontariato di Pollenza, tra accuse e controaccuse e che è al vaglio della procura di Fermo e si è diffusa anche sui social network. Al centro della contesa l’affidamento all’estero di decine di cani di cui, secondo l’Anta (Associazione nazionale tutela animali) di Civitanova, che ha in gestione il canile di Montegranaro, non si avrebbero più tracce una volta usciti dai confini. Su questo punto il legale dell’associazione pollentina replica che in realtà le tracce dei cani ci sono eccome. Tutto comincia lo scorso febbraio quando Daniela Corsi, direttrice del centro Anta di Civitanova e coordinatrice del canile “Il Villaggio del cane” di Montegranaro, denuncia presidente e vicepresidente dell’associazione pollentina, la cui funzione è fare da tramite tra le strutture che ospitano i cani e i possibili nuovi proprietari delle bestiole (che fino a quando non trovano una nuova casa appartengono ai Comuni). «Ci eravamo accorti che decine di cani erano stati prelevati dal canile senza che ne sapessimo nulla – dice Daniela Corsi –, per questo abbiamo contattato l’Anta nazionale e la struttura è stata commissariata». «Abbiamo voluto denunciare un traffico di cani dal canile di Montegranaro verso l’estero, condotto all’insaputa dell’Anta – dice l’avvocato Gerardo Marcantoni, legale de “Il villaggio del cane” –. L’associazione di Pollenza sta cercando di screditare l’Anta in tutti i comuni con cui “Il Villaggio del cane” è convenzionato». Daniela Corsi ribadisce «Io non darò i cani all’associazione perché non so dove li collocano». Alle accuse replica l’avvocato Tommaso Rossi, dell’associazione di Pollenza. «Stiamo raccogliendo una miriade di prove che smentiranno le accuse – commenta l’avvocato Rossi –. L’Anta di Civitanova sta impedendo le adozioni dei loro cani, soprattutto verso l’estero e la Germania. Ma sono i Comuni i proprietari dei cani affidati ai canili, sono loro che pagano per il mantenimento. Per questo alcuni Comuni come quello di Corridonia, Monte San Pietrangeli e Sant’Elpidio, pur avendo una convenzione con il “Villaggio del cane”, si sono trovati in mezzo a questa situazione e sono intervenuti con ordinanze o lettere, in alcuni casi è stato richiesto l’intervento per prelevare i cani e affidarli a privati. Al momento bisogna condurre una battaglia cane per cane. Addirittura una signora tedesca ha dovuto rivolgersi a un avvocato per ottenerne uno in adozione. I sospetti sul destino dei cani in Germania sono infondati. Per le adozioni c’è una procedura di legge molto precisa che coinvolge anche il Comune e l’Asur. Sono previsti anche controlli successivi e periodici».
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C’è da andare a fondo. Magistratura e investigatori diano garanzie ai cittadini. agli animalisti e ai nostri Fratelli Minori. Il Veterinario provinciale controlli poi che i canili (e i gattili) siano a norma e non dei lager ove metterci comunque gli animali quando diventano rottura di scatole, come ad Appignano. I cani e i gatti sono animali evoluti, perché vicini all’uomo e devono essere rispettati nei loro diritti di sopravvivenza e di benessere.
Capisco che costa il loro mantenimento. .Che è eccessivo, come a Corridonia. Costa ancora – credo – oltre 100mila euro all’anno. Se avessimo fatto un gattile a Gabbi gestito dalla Pars sarebbe costato solo 50mila euro. Ma non fu fatto perché insorsero i contadini della zona…
Comunque CM ci tenga informati e vada a dare pure un’occhiata al canile-gattile di Appignano.
Pare strano che dalla Germania debbano adottare cani dall’Italia! Non ci sono cani abbandonati in Germania? Li adottano dalle perreras spagnole?
Immigrati o cani è lo stesso. Importante è che facciano portare a casa i soldi. E intanto i cassintegrati, la fabbriche che chiudono e i senza casa aspettano!
Che onta l’Anta che contesta all’Ente la pappa unta!