A lezione dal papà dei rifiuti zero
Ercolini all’Abbadia di Fiastra

TOLENTINO - L'attivista vincitore del Nobel per l'ecologia ha tenuto un incontro informativo illustrando i dieci punti per conferire meno spazzatura in discarica. «Il servizio di raccolta differenziata va costantemente migliorato. E' fondamentale inserire un incentivo economico per i cittadini»

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Rossano Ercolini all'Abbadia di Fiastra

Rossano Ercolini all’Abbadia di Fiastra

di Monia Orazi

Partecipato incontro all’Abbadia di Fiastra ieri con Rossano Ercolini, il “papà” del Movimento Rifiuti Zero in Italia, che ha tenuto a battesimo l’associazione “Marche a Rifiuti Zero”. «Non sono un profeta nel deserto ma rappresento migliaia di attivisti, vengo da una zona (Capannori di Lucca, ndr) dove è stata vinta la battaglia contro l’inceneritore, che ha fatto scoppiare in Italia la bomba rifiuti zero – ha esordito Ercolini – sono nel distretto cartario più importante d’Europa dove 190mila abitanti hanno raggiunto oltre il 70 per cento di raccolta differenziata, non è una scuola di pensiero, ma si ottengono risultati, buone pratiche da toccare con mano». Ercolini ha illustrato i dieci passi che sono parte integrante della strategia che mira il più possibile a ridurre il conferimento dei rifiuti in discarica, partendo dalla raccolta differenziata e passando per il riciclo, il riuso e la riduzione della produzione dei rifiuti, il recupero della maggior parte del materiale possibile, chiamando in causa chi progetta gli imballaggi dei prodotti industriali. «Probabilmente un totale di rifiuti zero non si potrà mai raggiungere, ma l’importante è il viaggio, negli anni Ottanta i rifiuti erano sinonimi di impianti, le risorse erano utilizzate tutte per mettere inceneritori e discariche, ma la differenza sulla raccolta differenziata non la fa l’impianto, ma i cittadini che con le mani risolvono l’80 per cento del problema – ha aggiunto – il nostro no agli inceneritori non è ideologico, sappiamo che comportano problemi sanitari, ci accusano di fare terrorismo disinformativo, esperti super pagati dei politecnici ci dicono che inquinano come camion, ma la realtà è che nella normativa gli inceneritori sono previsti come impianti a rischio». Ha osservato Ercolini: «Il nostro è un no funzionale perché se si fa un inceneritore si deve alimentare per 25 anni, non se ne viene fuori perché si ha un debito con le banche, le quali hanno la garanzia del pagamento delle bollette dei cittadini, si fanno con i soldi vituperati dei cittadini, gli inceneritori irrigidiscono il sistema, si fanno da 1.500 o 2mila tonnellate, serve un bacino di utenza più ampio e si importano i rifiuti, la Germania li importa dall’Inghilterra, la Svezia da mezza Europa». L’attivista vincitore del “Nobel per l’ecologia” ha ricordato che sul recupero dei rifiuti usati si gioca un’importante partita economica: «Nel cassonetto abbiamo una miniera d’oro, è un approccio non ecologico, ma economico, in Europa mancano le materie prime, il loro costo nei prossimi 25 anni aumenterà del 75 per cento, oltre il 90 per cento dei minerali viene dalla Cina, se non vogliamo dipendere dal monopolio dobbiamo estrarre materiale dai rifiuti».

Il pubblico all'Abbadia

Il pubblico all’Abbadia

Ercolini ha detto che in Italia il modo migliore di fare la differenziata è il porta a porta, Palermo ha battuto Novara, le virtuose Marche che lui porta ad esempio in Italia perché la raccolta differenziata è aumentata in cinque anni del 30 per cento, hanno battuto la Toscana. «Il servizio di raccolta differenziata va costantemente curato e migliorato, è fondamentale inserire un incentivo economico per i cittadini, a Capannori il ritiro avviene ogni 40 giorni, si producono meno di cento chili di rifiuti all’anno per abitante, attuando una buona differenziata si può gestire sino al 12 per cento del bilancio del comune, incamerando la remunerazione dei consorzi di filiera che recuperano i rifiuti» ha spiegato l’attivista. Nella sua Capannori la “fabbrica dei materiali”, l’impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti, estrae sino al 70 per cento dei materiali. «Non è vero che gli inceneritori ci liberano dalle discariche, le polveri nessuno sa dove vanno – ha aggiunto – la lobby dell’incenerimento tiene sotto il tallone le buone pratiche» e ha portato vari esempi di efficace recupero di rifiuti residui, come plastiche pregiate, esempi di riuso che creano nuove aziende e posti di lavoro. Ercolini ha scritto una lettera aperta alla Lavazza, spingendola insieme agli altri concorrenti, ad adottare capsule di caffè biodegradabili, dai fondi di caffè nascono funghi ricchi di proteine. «La gente va coinvolta nel modo giusto – ha affermato – il pianeta passa dalle nostre dieci dita. Si può incidere la proposta di iniziativa popolare rifiuti zero, per la prima volta è stata calendarizzata per la discussione parlamentare, il fatto è che Renzi crede nell’articolo 35 (norma sugli inceneritori, ndr), altro che sblocca Italia, sblocca cervelli». Alla giornata di lavori hanno partecipato anche: Luca Menghi presidente di Marche a rifiuti zero, Alfredo Olivieri che ha illustrato il cassonetto intelligente, Marco Ceccarani che ha portato come esempio i risultati della differenziata a Porto San Giorgio, Walter Cognigni sui prodotti in plastiche riciclate, Jean Marc Van Maren sulla plastica applicata all’industria. Dopo un pranzo a “rifiuti zero” il pomeriggio è stato dedicato ai workshop. Intervenuti anche alcuni consiglieri regionali ed Antonio Pettinari presidente della Provincia, amministratori locali e numerosi cittadini.



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