Accusato di antisemitismo per un film
Fiordomo: “Non applico la censura”

RECANATI - L'ambasciatore di Israele attacca il primo cittadino per aver permesso la proiezione del documentario "Israele. Il cancro" dell'attivista Samantha Comizzoli. Il sindaco replica: "Era una proiezione privata di un libero cittadino. Per la pace sostengo la posizione di Renzi due popoli, due stati"

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Francesco Fiordomo, sindaco di Recanati

Francesco Fiordomo, sindaco di Recanati

di Marco Ribechi

Il sindaco Francesco Fiordomo accusato di diffondere l’antisemitismo. Il pretesto è stato il film “Israele. Il cancro” dell’attivista Samantha Comizzoli, proiettato il primo settembre in una sala concessa dal Comune a Recanati. Subito sono arrivate le critiche, quelle dell’ambasciatore Naor Gilon che ha inviato tanto di lettera al primo cittadino chiedendo di prendere le distanze dalle posizioni espresse nel film: «Samantha Comizzoli – si legge nella lettera dell’ambasciatore  – E’ ben nota per la radicalità delle sue posizioni nei confronti di Israele. Per la sua attività eversiva è stata arrestata dalle autorità israeliane a Kfar Qaddum, vicino Nablus ed in seguito espulsa da Israele. Le chiedo di prendere le distanze da eventi di questo genere. Sostenere simili occasioni, infatti, non significa aiutare la pace in Medioriente, ma unicamente far da sponda a chi sostiene e appoggia pubblicamente l’odio e la violenza».

Samantha Comizzoli

L’attivista Samantha Comizzoli

Allo stesso tempo si è mossa anche la Federazione Italia Israele chiedendo scuse ufficiali per quello che hanno definito l’errore commesso.«Quanto è accaduto a Recanati è inaccettabile, ingiustificabile e pericoloso, necessitano imminenti chiarimenti e le più rapide scuse ufficiali dell’amministrazione nei confronti dello Stato d’Israele – dice Alessandro Bertoldi, membro del direttivo nazionale – Non possiamo accettare che fatti come questo avvengano nel nostro paese ed in particolare nella città del grande poeta Giacomo Leopardi, città simbolo di cultura, che può vantare importanti legami storici con Israele. Un noto vino israeliano e uno dei più importanti istituti di credito di Tel Aviv prendono il nome dalla città marchigiana stessa. Chiediamo con forza che l’amministrazione comunale riconosca il suo gravissimo errore cercando di porvi rimedio, infine che la questura e la procura competenti intervengano quanto prima d’ufficio aprendo un fascicolo per verificare se, come crediamo, si sono verificati i reati di istigazione all’odio razziale e di vilipendio di Stato estero».

Un fotogramma tratto dal film contestato

Un fotogramma tratto dal film contestato

Il sindaco Francesco Fiordomo però, convinto della correttezza del suo operato, non porge le scuse e rispondendo all’ambasciatore di Israele reclama la correttezza del suo operato spiegando che l’evento non è stato patrocinato. «Abbiamo soltanto messo a disposizione una sala aderendo alla richiesta di una cittadina recanatese assolutamente seria e affidabile – chiarisce il primo cittadino – pertanto non si può parlare di patrocinio. Lo stesso è avvenuto a Napoli, Messina, Lanuvio, Firenze e molti altri comuni dove il film è stato proiettato anche nelle parrocchie. Dovrei esercitare come sindaco una censura preventiva? Per la semplice concessione di una sala avrei dovuto vedermi prima il film, promuoverlo o bocciarlo, decidere io per tutti i recanatesi? Era una iniziativa privata, in una sala chiusa, non in una piazza o in luoghi aperti a tutti nei quali non è invece giusto ospitare incontri o manifestazioni che possono urtare la sensibilità di chi si trova li per caso. Per quanto riguarda la pace condivido la posizione due popoli, due stati. La pace si costruisce con il reciproco riconoscimento, con il rispetto, con la giustizia, con la condivisione di un percorso storicamente faticoso ma indispensabile per superare violenze e lutti».



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