Le considerazioni della nostra lettrice Annamaria Tamburri sul parco di Fontescodella e sulle aree verdi della città (leggi l’articolo):
La mattina, all’alba, vagabondiamo in cerca di respiro. Lungo Via Cioci ci accarezza un alito lieve che sale da Fontescodella. Scendiamo e nel verde che circonda la rotatoria del palazzetto ci sorprende una pozza di freschezza. Vorremmo, come gli apostoli, fare una tenda e restare. Quando tutto sarà cementato, un rantolo affocato salirà verso i palazzi sospesi su questo ultimo polmone verde… Ci si sono messi proprio tutti, da Flegetonte a Caronte, dalla nube nera della Cosmari a uragani qua e là, facendoci per un pò dimenticare in questa sosta temporanea delle piogge l’ormai familiare dissesto geologico. Le lamentele sono diffuse, inconcludenti e deprimenti. Eppure, come la storia e tanti testi sapienziali insegnano, le sciagure sono bifronti: da un lato il volto cupo della sofferenza e della paura, dall’altro il volto pacato di chi insegna. Da loro infatti ci vengono continui ammonimenti. Se sapessimo o volessimo ascoltarli, la nostra visione si raffinerebbe, si amplierebbe oltre i confini degli individuali orticelli, tornerebbe a nutrirsi di umanità, discernimento e buon senso, la santa triade laica, sorgente della buona politica e della buona economia. Perché, se è vero che abbiamo perduto l’originario Eden e facciamo di tutto per ingarbugliarci le strade che ci condurrebbero ad un secondo possibile (ancora?) Paradiso in terra, forse non siamo ancora all’ultima spiaggia.
Ce lo ricordano presenze umili e silenziose, su cui lo sguardo umano scivola ormai indifferente, a volte anche infastidito, sempre con l’arroganza del padrone. Creature che ci rinfrescano, ci proteggono, ci offrono doni per il corpo e lo spirito: respiro, cibo, cure, ombra, melodiosi fruscii, quiete e bellezza. Sono le piante, dalle erbe agli alberi, sentinelle dell’antico Eden, i primi viventi e forse quelli che ci sopravviveranno per le infinite potenzialità del seme, che racchiude la magia della vita. Che le abbia lasciate un Dio o la Natura, non importa. In esse Fede e Scienza si fondono in quell’alchemica armonia che l’uomo pervicacemente ostacola, schierandosi o con lumi fiochi della ragione o con illuminazioni religiose che sono incendi devastanti e rinnegando così quella meravigliosa dualità. La verità è negli opposti, la salvezza è nelle piccole cose. L’universo è infinitamente piccolo ed infinitamente grande, lo si conosce con umiltà ed amore, lo si perde e ci perdiamo con uno sguardo miope ed egoista.
Per le grandi foreste equatoriali o le taighe, possiamo solo firmare appelli. Ma per il verde locale e quotidiano potremmo fare molto di più, opponendoci alle colate di cemento di inutili centri commerciali, da cui, quando falliranno (tra pochi anni secondo le previsioni più rosee) e saranno abbandonati, non rinascerà alcuna forma di vita. Intanto, per scelte di un’economiapolitica irresponsabile e scellerata, sulle montagne muoiono i castagni, per i viali si seccano i cipressi, nei campi si inaridiscono ulivi secolari, le querce vengono abbattute, gli ippocastani rinverdiscono e subito si ammalano, gli alberi stentano a riprendersi dopo assurde capitozzature fatte da “bande” di inesperti potatori (cari ad enti pubblici o affini, tipo Enel, perché costano poco), le scarpate sono straziate da ruspe e diserbanti, i prati sepolti da asfalti e cementi, il verde sopravvive non in forme spontaneee ma imposte dall’uomo (che poco ne capisce) nel chiuso di aree private o di esigui e recintati giardini pubblici.
Non voglio più ricordare quali siano le “logiche” di tanta devastazione; cito solo una conclusione risibile del Difensore Civico Regionale a una richiesta per la protezione del verde di Fontescodella, che tra poco sarà totalmente distrutto, con la scusa elettorale di piscine, in realtà ridotte da 50 m. a vaschette di 25 m., per far spazio, come dicevo, a una vasta zona commerciale di cui la città non ha alcuna necessità, ma serve a coprire interessi non pubblici: si consiglia di prendere contatto col Sindaco del Comune di Macerata,che sicuramente si farà voce e paladino della necessità di garantire la sopravvivenza della specie floreale protetta (orchidee selvatiche secondo la Convenzione di Washington), che trovasi inserita in un piccolo ecosistema da salvaguardare. Vogliamo continuare a farci del male? Il masochismo sembra ormai prevalere in ogni settore a un sano istinto di sopravvivenza e la mascherata di necessità illusorie ed apparenze trionfa, come la mala pubblicità insegna, sulle reali necessità di un’umanità allo sbando. Buon lavoro, Fontescodella spa e Comune! La Storia e le generazioni future non vi ringrazieranno.
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Il parco di Fontescodella dovrebbe essere un polmone verde per macerata ma tanti fino ad ora anno fatto recchie da mercante perché al normale disboscamento necessario per la sicurezza si è esagerato togliendo tanti alberi che se alcuni non erano autotni ma, era cresciuti molto bene e poi è mancante il controllo in modo di non farlo tornare a un rottame con controlli di telecamere.
Lo scarico dell’acqua piovana si è fatto solo ora quando si poteva fare al momento della riempitura del fosso con una minima spesa.
Nei parchi non devono andare le macchine invece tutti entrano e fanno anche danni.
Se ci fosse più controllo e più custodia il parco di Fontescodella non solo è un polmone verde ma, è pure una attrazione.
Vogliamo il verde non i centri commerciali.