di Laura Boccanera
E’ di Salvatore Verdini, 53 anni, il corpo ritrovato ieri nel primo pomeriggio in un garage di via Sabotino, a Civitanova (leggi l’articolo). A confermare le voci sull’ipotesi che quel cadavere fosse proprio del clochard civitanovese, conosciutissimo in città, è stata l’autopsia effettuata dal medico legale Antonio Tombolini oggi pomeriggio all’ospedale di Civitanova. La morte sarebbe avvenuta per cause naturali, l’uomo ha avuto un malore forse legato ad una crisi epilettica. Già questa mattina, l’idea che l’uomo sconosciuto trovato senza vita ieri all’interno di un garage, fosse Salvatore aveva iniziato a circolare: a indirizzare la polizia del commissariato di Civitanova (che sta svolgendo le indagini, coordinate dal pm Claudio Rastrelli) su questa pista il ritrovamento ieri pomeriggio, fra gli oggetti rinvenuti nel garage, di un cellulare che risultava appartenente all’uomo e il ritrovamento di alcuni vestiti che secondo gli inquirenti potevano essere di sua proprietà. Nonostante fosse conosciutissimo nessuno fra gli agenti in servizio o fra i soccorritori intervenuti ieri avevano associato il nome di Salvatore a quello del cadavere, tendendo anzi ad escludere in un primo momento che potesse trattarsi proprio di lui. Poi gli elementi incrociati anche con le telecamere hanno fatto propendere per l’ipotesi poi confermata dall’autopsia. La notizia è stata accolta da tutta la comunità con sconcerto e amarezza. Resta da chiarire da quanti giorni fosse morto, c’è chi lo ha visto vivo domenica.
Salvatore lo conoscevano tutti, un uomo buono, con gli occhi da bambino e l’ingenuità dell’infanzia sebbene il suo corpo fosse provato da una vita vissuta per 53 anni per strada. Li avrebbe compiuti il 12 novembre, ma non c’è arrivato. E forse nessuno lo avrebbe festeggiato, ma in città era benvoluto da tutti. Era solito sostare fra piazza XX Settembre e via Nave, via Duca degli Abruzzi e corso Dalmazia. Un vero e proprio residente del centro che solitamente sostava all’altezza dei distributori automatici degli snack. Tutti lo conoscevano e di tanto in tanto gli davano qualche euro per comprare acqua, biscotti e altri prodotti dalle macchinette con cui si nutriva. Nel box dei distributori fino a questa mattina c’erano ancora i suoi biscotti.
Era un civitanovese a tutti gli effetti e spesso dormiva a casa altrui: tantissimi gli aneddoti di coloro che lo conoscevano e che hanno avuto a che fare con lui per averlo ritrovato nel proprio garage, nella propria soffitta o in cantina. Si intrufolava e una volta scoperto si impauriva e scappava via. Non faceva del male ad una mosca, sempre calmo, mai ubriaco o molesto. Un gentleman, ma dall’aspetto un po’ inquietante per chi si trovava faccia a faccia con lui per la prima volta. Era un buono e aveva scelto di vivere per strada nonostante i familiari più volte avessero provato a trattenerlo. Scappava perché così voleva. In fondo era diventato un’icona della città che ora tutti ricordano con affetto e nostalgia.
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Articolo che straborda di ipocrisia.
Nessuno che gli ha dato una casa però..é proprio vero..tutti ti amano quando sei 2 metri sotto terra..!!
Non mi viene niente da dire.
Una persona morta in questo modo non era certamente “benvoluta da tutti”.
Mi dispiace, questo è il mio parere, opinabilissimo.
Concordo con Patrick Di Lupidio, ovviamente.