Falso l’Infinito di Leopardi:
la perizia scioglie i dubbi

RECANATI - Così il consulente nominato dal giudice: si tratta di una stampa realizzata tra gli anni Sessanta e Settanta

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Il manoscritto sequestrato e, nel riquadro, Giacomo Leopardi

Il manoscritto sequestrato e, nel riquadro, Giacomo Leopardi

 

di Gianluca Ginella

E’ un falso il manoscritto dell’Infinito di Leopardi: secondo la perizia disposta dal giudice Domenico Potetti si tratterebbe di una stampa realizzata tra gli anni Sessanta e Settanta.

L’Infinito di Leopardi che doveva andare all’asta per diverse decine di migliaia di euro sarebbe un falso, e pure evidente. Così ha concluso il perito che ha avuto incarico dal gip del tribunale di Macerata di esaminare quel manoscritto che pareva ricomparso dalla polvere dei secoli e che invece altro non sarebbe che una stampa realizzata nel secolo scorso da una stamperia di Civitanova (che risulta estranea alla vicenda). Non solo, il manoscritto avrebbe un gemello, conservato a Recanati. Più precisamente si tratta di una stampa realizzata con torchio in piano e che è stata realizzata su carta dell’Ottocento.

Sfuma così la possibilità che esista una terza copia autografa della poesia di Leopardi (Cronache Maceratesi aveva per primo sollevato la questione del fatto che il manoscritto potesse essere un falso). L’indagine, condotta dalla procura di Macerata, era partita dalla segnalazione di una funzionaria dei Beni culturali che il 26 giugno del 2014 esaminando il manoscritto prima che fosse battuto all’asta a Roma disse che a suo parere era un falso. Per questa vicenda sono due le persone indagate. Si tratta del proprietario del manoscritto, Luciano Innocenzi, e di Luca Pernici, direttore degli istituti culturali di Cingoli. I due indagati avevano detto di aver agito correttamente dopo il ritrovamento del manoscritto e di averlo affidato ad alcuni esperti. Nessuna volontà da parte loro di far passare per vero un falso.



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