di Gianluca Ginella
E’ un falso il manoscritto dell’Infinito di Leopardi: secondo la perizia disposta dal giudice Domenico Potetti si tratterebbe di una stampa realizzata tra gli anni Sessanta e Settanta.
L’Infinito di Leopardi che doveva andare all’asta per diverse decine di migliaia di euro sarebbe un falso, e pure evidente. Così ha concluso il perito che ha avuto incarico dal gip del tribunale di Macerata di esaminare quel manoscritto che pareva ricomparso dalla polvere dei secoli e che invece altro non sarebbe che una stampa realizzata nel secolo scorso da una stamperia di Civitanova (che risulta estranea alla vicenda). Non solo, il manoscritto avrebbe un gemello, conservato a Recanati. Più precisamente si tratta di una stampa realizzata con torchio in piano e che è stata realizzata su carta dell’Ottocento.
Sfuma così la possibilità che esista una terza copia autografa della poesia di Leopardi (Cronache Maceratesi aveva per primo sollevato la questione del fatto che il manoscritto potesse essere un falso). L’indagine, condotta dalla procura di Macerata, era partita dalla segnalazione di una funzionaria dei Beni culturali che il 26 giugno del 2014 esaminando il manoscritto prima che fosse battuto all’asta a Roma disse che a suo parere era un falso. Per questa vicenda sono due le persone indagate. Si tratta del proprietario del manoscritto, Luciano Innocenzi, e di Luca Pernici, direttore degli istituti culturali di Cingoli. I due indagati avevano detto di aver agito correttamente dopo il ritrovamento del manoscritto e di averlo affidato ad alcuni esperti. Nessuna volontà da parte loro di far passare per vero un falso.
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si potrebbe antichizzare…
Cs n. 067 di lunedì 16.06.2014 / Un convegno dell’Università di Macerata illustrerà la ricerca condotta sull’autografo riemerso del sommo poeta recanatese. Mercoledì 18 giugno, ore 16, in Aula Magna
Il manoscritto ritrovato.
Il terzo manoscritto autografo, recentemente ritrovato, dell’Infinito, la celebre poesia di Giacomo Leopardi, sarà esposto al pubblico in anteprima mercoledì 18 giugno nell’Aula Magna dell’Università di Macerata, dove a partire dalle ore 16 si svolgerà il convegno “L’Infinito. Un manoscritto ritrovato di Giacomo Leopardi”.
I lavori saranno aperti dal rettore Luigi Lacchè, dal direttore del Dipartimento di Studi umanistici Filippo Mignini, dal presidente del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati Fabio Corvatta, dagli assessori alla cultura della Regione Pietro Marcolini e del Comune Stefania Monteverde.
A illustrare la ricerca filologica e critica condotta sull’autografo del grande poeta saranno: Luca Pernici, direttore degli Istituti culturali del Comune di Cingoli, che parlerà della scoperta del documento; Marcello Andria della Biblioteca universitaria di Salerno che ne esaminerà la grafia; Laura Melosi, responsabile della Cattedra Giacomo Leopardi di Unimc, che ne ricostruirà la storia; Fabio Massimo Bertolo della Minerva Auctions di Roma che farà il punto sui riflessi nel mercato dell’arte. Allo scrittore e critico letterario Emanuele Trevi è affidata la conclusione sull’Infinito.
Alle 19 Rossella Cappadone e il Quartetto dell’Accademia dei Filomusi eseguiranno “L’apparenza” per voce e quartetto d’archi, composta per l’occasione dal M° Massimo Morganti.
Il terzo manoscritto autografo dell’Infinito è riemerso da un archivio privato del Maceratese. La notizia è stata resa nota da Laura Melosi, responsabile della Cattedra Giacomo Leopardi dell’Università di Macerata e membro del Comitato scientifico del Centro nazionale di studi leopardiani di Recanati. L’esame grafico compiuto da Marcello Andria, già conservatore delle carte leopardiane della Biblioteca Nazionale di Napoli, ha certificato l’autenticità del documento, insieme ad altri particolari analizzati da Luca Pernici, direttore degli Istituti culturali di Cingoli, che ha rinvenuto il manoscritto in una collezione privata.
E meno male, Pavoni, che il brano musicale composto per l’occasione s’intitolava “L’apparenza”.
Che forse qualcuno ha sentito pronunciare la parola “scusate” dai professoroni e dagli assessoroni convegnisti ?
A dì trenta settembre il marchesino,
D’alto ingegno perché d’alto lignaggio,
Diè nel castello avito il suo gran saggio
Di toscan, di francese e di latino.
Ritto all’ombra feudal d’un baldacchino,
Con ferma voce e signoril coraggio,
Senza libri provò che paggio e maggio
Scrivonsi con due g come cugino.
Quinci, passando al gallico idïoma,
Fe’ noto che jambon vuol dir prosciutto,
E Rome è una città simile a Roma.
E finalmente il marchesino Eufemio,
Latinizzando esercito distrutto,
Disse exercitus lardi, ed ebbe il premio.
Ma ai marchesini Eufemio d’oggidì bastano saggi di molto minor spessore per avere il premio.