Il cinema Don Bosco aprirà i battenti già da domenica 22 marzo con una anticipazione dedicata ai bambini. Dopo l’annuncio a sorpresa della riapertura (leggi l’articolo) inizia immediatamente la programmazione, grazie all’arrivo del proiettore digitale. Come primo spettacolo sarà presentato il film “Shaun, vita da pecora” offerto gratuitamente negli orari pomeridiani: 15,30 e 17,30. «Abbiamo pensato di iniziare con un film di animazione non solo per bambini – spiega Nicola Verolini – vogliamo riuscire nell’intento di riportare il cinema in città». La stagione ufficiale inizierà invece giovedì sera con un altro film d’animazione: “Home a casa” un cartone sugli alieni che sarà proiettato in anteprima nazionale. Tutte le informazioni per le prossime uscite sono reperibili nella pagina facebook del teatro Don Bosco o nel sito internet della sala.
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Ottima notizia. Resta da vedere se la programmazione complessiva sarà un semplice clone dell’offerta mainstream (per capirci: una selezione da Multisala in centro) oppure se prevederà anche spazi per altri tipi di cinema. E’ giustissimo guardare all’incasso (a maggior ragione se la gestione è di un imprenditore privato), ma la diffusione della cultura spesso passa anche per prodotti più discutibili o più “ostici” al grande pubblico. Una sala d’essai è comunque un patrimonio a cui una città che si fregia di essere “culturale” non dovrebbe rinunciare, e questo tipo di “bene comune non estimabile” non può essere garantito dai soli privati (per ragioni meramente economiche di assenza di un adeguato ritorno commerciale immediato). Vedremo quindi se la programmazione sarà soltanto “per famiglie” o se “oserà” proporre anche pellicole più controverse, magari con la formula del cineforum: il dibattito culturale si alimenta solo in questo modo.
perilli esprimi il concetto con parole tue. semplici perchè noi popolo bue non comprendiamo.
Sono parole mie, Eleonora. Il concetto è semplice: va benissimo il cinema “per famiglie” e quello “commerciale” ma l’offerta culturale (cinematografica ma non solo) non può limitarsi a questo e devono esserci spazi che propongano voci discordanti, prodotti più controcorrente o anche “difficili”, magari sottoforma di cineforum (qui parliamo di cinema). Essendo Macerata una città universitaria che vorrebbe ambire a essere addirittura città capitale europea della cultura, non può rinunciare ad avere spazi in cui si propongano cose alternative a quelle commerciali. Se non ci riesce il privato (perché deve guadagnare per rientrarci subito) è giusto che in questo caso intervenga il pubblico: è lo stesso principio per cui le strade vengono costruite e mantenute a spese della collettività: nessun privato -o troppo pochi- avrebbero i mezzi per farlo, ma sono indispensabili e potenzialmente utilizzabili da tutti. Poco importa poi se sono strade trafficate perché servono città popolose o se portano a piccoli paesini abitati da pochissime persone.