Notte da Arancia Meccanica,
rapine e botte selvagge
Quattro persone arrestate

POTENZA PICENA - In cella i tre fratelli Domenico, Cataldo e Antonio Cicciù e l'albanese Kristian Ndrevataj. Una quinta persona è indagata. Avrebbero portato via le auto a due ragazzi e poi picchiati. Dopo aver lasciato uno di loro davanti a casa sanguinante, se n'erano andati in un locale notturno
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Alessandro Albini_Giovanni Giorgio (3)

Il dirigente della Squadra mobile, Alessandro Albini e il procuratore Giovanni Giorgio

 

Arresto Ciucciù (3)

L’uscita degli arrestati

di Gianluca Ginella

(foto di Lucrezia Benfatto)

Una notte di pura violenza, due ragazzi fatti uscire da un bar, poi pestati, le loro auto rapinate e uno di loro picchiato selvaggiamente e poi gettato con un calcio fuori dalla sua vetture davanti casa e lì lasciato sanguinante con i suoi aggressori che poi se n’erano andati in un locale notturno. Questo il quadro di una indagine che ha portato all’arresto di 4 persone: si tratta dei tre fratelli Domenico, Cataldo (entrambi già in cella per altri fatti) e Antonio Cicciù e dell’albanese Kristian Ndrevataj, 20 anni, tutti residenti a Porto Potenza. Gli vengono contestati (così come ad una quinta persona che è indagata) reati che vanno dalla rapina aggravata alle lesioni pluriaggravate, alla detenzione e uso di un coltello, alle minacce. L’indagine è della Squadra mobile di Macerata, coordinata dal procuratore Giovanni Giorgio che ha chiesto e ottenuto dal gip Enrico Pannaggi, 4 misure cautelari in carcere (ne erano state chieste 5, ma per un indagato non sono stati ritenuti dal giudice sussistere i gravi indizi di colpevolezza).

Gli agenti delle Polizia

Gli uomini della sezione anti-droga della squadra mobile

Alessandro Albini

Il dirigente della Squadra mobile, Alessandro Albini

Alessandro Albini_Giovanni Giorgio (2)

Il dirigente della Squadra mobile, Alessandro Albini e il procuratore Giovanni Giorgio

Arresto Ciucciù (4)

L’uscita degli arrestati

Qualcosa era emerso lo scorso ottobre, nel corso di una operazione che aveva portato, il 27 di quel mese, in manette sette persone nell’ambito di una indagine sullo spaccio di droga (leggi l’articolo), tra loro i fratelli Domenico e Cataldo Cicciù, accusati, anche, insieme al fratello Antonio, di aver pestato un automobilista in mezzo alla strada, nel settembre del 2014 (leggi l’articolo). Piccoli pezzi da ricostruire su di un qualche episodio grave avvenuto sulla costa. La Squadra mobile di Macerata, diretta dal vice questore aggiunto Alessandro Albini, aveva avviato una nuova indagine per capire cosa fosse successo. E così avevano ricostruito un episodio avvenuto in un bar lungo la statale di Porto Potenza. Hanno sentito testimoni e sono riusciti a risalire, non solo a dove i fatti erano accaduti, ma anche alle vittime. Dalle indagini è emersa una notte di fine ottobre. Intorno all’1 un giovane sui 30 anni viene invitato a uscire in un’area poco illuminata vicino al bar. Lì l’uomo viene picchiato. Nel frattempo arriva un altro giovane, sempre sui 30 anni. Quando cerca di dire qualcosa, forse in difesa dell’altro, viene picchiato anche lui.
Il primo 30enne viene invitato dagli indagati ad andare a prelevare del denaro in banca (alcune centinaia di euro) perché deve saldare un debito con loro. Quando questo esce dalla banca e dice di non avere il denaro, viene picchiato nuovamente. Poi gli viene presa l’auto, che però poco dopo gli restituiscono. Peggio va al secondo 30enne.Viene caricato sulla sua auto, fatto sedere dietro e lì picchiato, in maniera selvaggia, per tutto il tragitto fino alla sua casa. Giunti lì i suoi aggressori aprono lo sportello, gli danno un calcio e lo lasciano a terra sanguinante dove lo trova la moglie, avvisata da un vicino di casa che si era accorto di ciò che stava accadendo. Oltre all’auto, che sarà poi fatta ritrovare alcuni giorni più tardi, al giovane viene rapinato anche il cellulare. Il trentenne riporterà oltre 40 giorni di prognosi. Fatti, questi, che sarebbero avvenuti anche con le due persone minacciate con un coltello. I 5, dopo i pestaggi e le rapine, se ne sono poi andati in un locale notturno con l’auto rapinata al secondo trentenne. Dopo che gli inquirenti hanno ricostruito i fatti, coordinati dal procuratore Giorgio, sono state eseguite nelle prime ore di oggi 4 misure cautelari. Per uno solo degli indagati il gip non ha ritenuto sussistenti gli indizi e la procura farà ricorso. Sui motivi delle rapine sono in corso ulteriori indagini, al momento il dirigente della Mobile dice che si è trattato di «aggressioni prive di un fondamento concreto». «L’attività della Squadra mobile è stata eccellente – dice il procuratore Giorgio al termine dell’indagine –, ha portato alla luce gravi fatti criminosi compiuti nei confronti di due persone, aggredite gratuitamente. Si tratta di episodi da Arancia meccanica». Giorgio ha poi sottolineato come «la collaborazione delle parti offese nel riferire quanto hanno subito si è rivelata ancora una volta una strada vincente». E sui fratelli Cicciù «Hanno dimostrato di essere di un livello superiore rispetto a quello della criminalità locale. Con atteggiamenti che fanno pensare volessero assumere un ruolo di spicco nella criminalità costiera». Sulla costa l’impegno «è duplice: con la repressione in presenza di gravi indizi di reità. Inoltre stiamo agendo d’intesa con la questura in un progetto per il potenziamento delle misure di prevenzione» dice Giorgio. Il procuratore aggiunge: «E’ importante che le parti lese di eventuali intimidazioni o di violenze subìte presentino denuncia agli organi competenti, poiché ritengo la nostra azione sia tempestiva, Occorre superare eventuali remore e timori, se esistenti».  Porto Potenza è in questi mesi sotto la lente della Mobile per contrastare reati come lo spaccio e l’attività d’indagine è martellante: una ventina di giorni fa è lì che vennero sequestrati 15 chili di droga. Il legale dei Cicciù, l’avvocato Gian Luigi Boschi, dice: «Prendo atto delle indagini svolte, secondo me il prosieguo porterà ad un ridimensionamento dei fatti. Aspetto di vedere gli atti».

Alessandro Albini_Giovanni Giorgio (1)

Il dirigente della Squadra mobile, Alessandro Albini e il procuratore Giovanni Giorgio



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