Il consigliere regionale dell’Udc Luca Marconi ha presentato all’assemblea legislativa delle Marche la proposta di modifica del regolamento regionale che riguarda le attività funebri e cimiteriali introducendo l’obbligo per l’Asur e le aziende ospedaliere di informare in modo puntuale i genitori della possibilità di richiedere la sepoltura del feto non nato. La sepoltura dei feti/embrioni umani, a seguito di morte avvenuta in fase prenatale, con particolare riguardo al caso in cui la gestazione non abbia superato le venti settimane, è ancora sconosciuta alla stragrande maggioranza della popolazione anche se tale procedura, spesso taciuta dalle direzioni sanitarie ospedaliere, è normativamente prevista nella legislazione italiana. Al di là dell’aspetto normativo la proposta di Marconi nasce principalmente da due considerazioni. La convinzione che il nascituro sia dotato di autonoma soggettività giuridica, titolare sul piano sostanziale di interessi personali in via diretta quali il diritto alla vita, alla salute o integrità psicofisica, all’onore e alla reputazione, all’identità personale e la certezza che avere una tomba su cui piangere, dove portare un fiore, è fonte di grande consolazione per i genitori dei bambini mai nati. Senza una tomba non è possibile elaborare un lutto tanto grande, come quello della perdita di un figlio. “Seppellire questi bambini non significa soltanto onorarli come persone – sottolinea Marconi – ma vuol dire anche compiere un grande atto di civiltà, un gesto dal valore umano e civile incommensurabile. La proposta di modifica del regolamento impone l’adozione di misure volte a salvaguardare la dignità del concepito, embrione o feto, anche con riferimento alla custodia delle sue spoglie mortali”.
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L’UDC ne pensasse un’altra. Prima di concedere diritti non privi di spese a coloro che non sarebbero mai nati, l’UDC farebbe bene a pensare per le persone viventi, che vengono depredate costantemente anche dei diritti più elementari e indispensabili per vivere; visto che il Paradiso è al di qua e non nell’aldilà
L’al di qua è più un purgatorio e un inferno, che un paradiso. Poiché anche i materialisti trattano i cadaveri con rispetto, altrettanto rispetto si dovrebbe avere per i feti che non si sono completati come corpo fisico, ma che probabilmente appartengono ad un essere immortale.
Encomiabile iniziativa.