Il vescovo visita
la mamma di Simone in carcere
“Mi ha chiesto di abbracciarla”

DELITTO DI SAN SEVERINO - Monsignor Francesco Brugnaro ha incontrato Debora Calamai nella casa circondariale di Camerino dove è rinchiusa dal giorno dell'omicidio

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Monsignor Francesco Giovanni Brugnaro

Monsignor Francesco Giovanni Brugnaro

 

di Alessandra Pierini

Ha chiesto un abbraccio, poi si è fumata una sigaretta. Debora Calamai, la mamma che ha ucciso il suo bambino a coltellate, la sera della vigilia di Natale, ha ricevuto nel carcere di Camerino la visita del vescovo Francesco Brugnaro, della Diocesi di Camerino e San Severino. E’ andata a trovarla il giorno di Natale. Un caso che scuote le coscienze quello dell’omicidio del bambino. Monsignor Francesco Brugnaro l’ha incontrata ieri mattina, dopo la tradizionale messa per i detenuti. «Sono andato a salutarla – racconta l’arcivescovo – mi ha chiesto di abbracciarla , l’ho abbracciata, le ho messo la mano sulla testa, mi ha guardato, lo sguardo molto assente, le ho detto che era Natale e abbiamo pregato per lei e per tutti. Continuava a fissarmi, poi ha fumato una sigaretta e mi ha chiesto di abbracciarla di nuovo. Camminava avanti e indietro».

Il vescovo ha parlato dell’episodio anche durante l’omelia in Cattedrale. «Ho sviluppato il tema del prendersi cura – sottolinea – bisogna imparare ad avere cura gli uni degli altri, ma una cura attenta e diligente. Le situazioni drammatiche non nascono all’improvviso ma hanno una lunga latenza. Tutti ci dobbiamo sentire responsabili, soprattutto quando le difficoltà, quelle familiari, parentali, per l’educazione, per il lavoro logorano la psiche e portano all’ingovernabilità della situazione. Quando la relazione diventa ingovernabile succede di tutto».

Debora Calamai assieme al figlio Simone

Debora Calamai assieme al figlio Simone

Monsignor Brugnaro indica la solidarietà verso gli altri come un dovere: «Dal punto di vista umano e morale religioso, prendersi cura degli altri è un dovere, dovere della società e anche dei medici. Impariamo ad osservare ma non da lontano, vedere dentro le situazioni delle persone e insieme nella solidarietà, aiutare a uscire dalle situazioni drammatiche. Due sono le parole fondamentali, dono e perdono. Il dono della vita è grande ma bisogna anche avere il  perdono perchè ci si possa riprendere con coraggio Nella nostra società la solidarietà trova nella fede uno strumento capace di servire la vita. Dio è in mezzo a noi, non ci ha chiamato a risolvere i problemi ma ci ha chiamato ad affrontarli con sguardo e un cuore nuovi che ci permettono di condividere le fatiche della vita».



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