Unione montana della Marca di Camerino, si contano i comuni

All'iniziativa del sindaco di Camerino Pasqui, hanno già aderito Serravalle, Pieve Torina, Fiastra e Muccia. Mancano all'appello Acquacanina e Bolognola

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Gianluca Pasqui

Gianluca Pasqui

di Monia Orazi

Mancano all’appello Acquacanina e Bolognola, per sapere se si potrà costituire effettivamente l’unione montana della Marca di Camerino. Cinque dei tredici comuni che attualmente fanno parte dell’ente montano si sono già espressi favorevolmente sull’adesione alla proposta di statuto della futura unione, sono Camerino, Serravalle di Chienti, Pieve Torina, Fiastra e Muccia, per un totale di circa undicimila abitanti. “La maggior parte del territorio ha già scelto di aderire all’unione montana – commenta il sindaco di Camerino Gianluca Pasqui – il consiglio comunale di Camerino ha votato all’unanimità l’adesione all’unione montana, dandomi ampio mandato per portare avanti questo discorso – conclude Pasqui – ho già detto di non volere nessun ruolo per Camerino, invito i colleghi sindaci ad un tavolo di unione e non di scontro. Già diversi comuni, per un totale di 11 mila abitanti, hanno deciso di aderire all’unione montana, che si fa non perchè lo dice Pasqui, ma perchè è il volere di un intero territorio”.
Piccolo incidente di percorso per Acquacanina, durante il cui Consiglio comunale la delibera non è stata votata con i due terzi dei voti necessari, per cui sarà convocato una nuova seduta. La proroga concessa dalla Regione e per l’adesione al nuovo organismo, permetterà di conoscere soltanto il 30 novembre, chi ha deciso di stare dentro e chi ha deciso di stare fuori. Bolognola dovrebbe convocare il Consiglio comunale entro fine mese per poter valutare l’adesione allo statuto dell’unione montana, che per poter esistere dovrà contare almeno sette comuni sui tredici del vecchio ente.
Forti perplessità riguardo l’adesione hanno espresso i sei sindaci di Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Monte Cavallo, Fiordimonte e Pievebovigliana, a loro parere per gli eccessivi costi sostenuti per il personale dell’ente ed il passivo di circa 350 mila euro. La futura unione montana gestirà molte meno funzioni rispetto all’attuale ente montano, avrà il ruolo di capofila nell’erogazione dei servizi sociali. Se non sarà creata l’unione montana Marca di Camerino, tutte le quote delle società partecipate detenute dall’ente, andranno di nuovo nelle mani della Regione, che deciderà poi per la vendita o la cessione ad altre realtà. La preoccupazione espressa dal sindaco di Camerino, Gianluca Pasqui che ha tenuto vari incontri con i sindaci proprio per il problema della costituzione dell’unione montana, riguarda il venti per cento di quote di Contram detenute dall’attuale ente montano, che torneranno di proprietà della Regione. Se saranno cedute ad altri enti pubblici, l’entroterra camerte potrebbe perdere il controllo sinora mantenuto sulla società. Tutte le funzioni residue gestite dalla comunità montana di Camerino, se non si costituirà l’ente montano, saranno ripartite verso le altre unioni montane che si sono costituite, costringendo i cittadini a rivolgersi altrove, a San Severino o San Ginesio



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