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(In alto la galleria fotografica di Lucrezia Benfatto)
di Carmen Russo
Il presidente della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro per l’inaugurazione del 725esimo anno accademico dell’Università di Macerata. Gremito l’auditorium San Paolo. “Un Ateneo a responsabilità sociale” è stato il tema focale con il quale si è dato il via alla celebrazione solenne che di fatto apre i battenti dell’anno 2014/2015. Ed è un anno positivo. La popolazione studentesca cresce del 13% grazie all’aumento degli iscritti. «Sono molto onorato di essere in questa Università così rilevante nel panorama italiano – ha detto il giudice Tesauro prima di toccare i vertici in un discorso incentrato sull’Europa -tutti ne parlano e spesso in maniera negativa, ma in realtà l’Europa che ha mote facce non è di certo Babbo Natale ma non è neanche un mostro come spesso viene descritta. Al centro ci devono essere i diritti fondamentali della persona in quanto tale, non solo quella qualificata, ma soprattutto quella più debole e meno fortunata. Questa è l’Europa dei diritti. Oggi pensare, vivere, agire in chiave europea è una sfida che deve essere raccolta dai giovani che possono anticipare comportamenti culturali e sociali, perché coltivare una mentalità europea fatta di viaggi studi e di confronto, esperienze di lavoro che sperimentano formule nuove, è un percorso che i giovani possono e devono intraprendere». Visibilmente compiaciuto il rettore Luigi Lacché che dopo aver fatto il solenne ingresso nell’auditorium San Paolo accompagnato dal corpo docenti dell’Ateneo, nei saluti di rito ha detto:«E’ una giornata di festa e di riflessione».
Clicca sull’immagine per guardare il video con le interviste al rettore Luigi Lacchè e al presidente della Consulta Giuseppe Tesauro
Il rettore ha poi proseguito facendo un excursus che ha toccato diversi punti chiave, dalla campagna #dica34 per le immatricolazioni, che ha avuto grande successo ai nuovi progetti, alla possibilità di dottorati e di mobilitazione Erasmus, fino ad arrivare alle novità quali le lauree a doppio titolo e le nuove magistrali e la reintegrazione nel territorio di Macerata del corso di laurea di Mediazione linguistica. «Dopo due anni di richieste non potevamo permettere che scomparisse questa realtà dal territorio marchigiano – ha proseguito Lacché – La riprogrammazione della nostra sede ha comportato qualche piccolo inconveniente ma quando si insegnano sette lingue e si hanno centinaia di studenti è assolutamente fisiologico l’assestamento iniziale delle aule e degli orari. Qualcuno aveva prefigurato scenari catastrofici ma il numero degli immatricolati è altissimo e solo per Mediazione linguistica si è registrato il 20% in più di iscrizioni e il 13% in più per le restanti facoltà. Noi siamo al servizio del territorio».
Si apre dunque con ottimismo il nuovo anno dell’Università di Macerata che dal 1290 è roccaforte del sapere umanistico e si pone come Giano bifronte tra il “vecchio” e il “nuovo”. I numeri premiano questa visione, l’aumento degli iscritti e la riconferma della campagna incentrata sui diritti prospettano un anno importante per l’Università. All’intervento del rettore sono poi seguiti dei focus. Il professore di Diritto Penale Carlo Piergallini ha fatto un distinguo e un confronto tra diritto Civile e diritto Penale, il direttore generale Mauro Giustozzi ha tracciato le linee degli ultimi anni di riforme e dell’effetto che questo ha avuto anche sull’Università di Macerata. Sono intervenuti inoltre il dottore Umberto Silvi e il presidente del Consiglio degli studenti Francesco Annibali.
La cerimonia è stata allietata dal coro dell’Università di Macerata che ha eseguito di fronte alla gremita sala l’Inno nazionale di Mameli. Durante i festeggiamenti è stato salutato il personale andato in pensione. Agli ex dipendenti è stato dato un attestato di benemerenza. Commozione al momento della consegna. Tra i nomi spiccano quelli che hanno fatto la storia recente dell’Ateneo come Alberto Febbrajo, rettore dal 1991 al 2003 e preside della Facoltà di Giurisprudenza, i docenti Hans Georg Grüning, Silvia Ferretti, Danielle Levy e Diego Piacentino e gli impiegati Anna Bordi, Paola Contardi, Maria Giovanna Giannuzzo, Gabriella Morandi, Loretta Moretti , Tiziana Pepegna e Marisa Vittorini.
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Mediazione linguistica: +20%. Popolarità dell’amministrazione che non ha voluto prendere qualche sedia: – 100% . Popolarità dell’amministrazione che manda i suoi cittadini a nuotare in altri lidi: – 100%. Popolarità di un amministrazione che costruisce un Palas per un’altra cittadina: -100%. Altre ed eventuali : -100%.
Beh, non è difficile fare un Bilancio!
E’ una tentenza che si registra sull’intero teritorio nazionale, anche se ancora sono dati molto parziali, i definitivi si potranno avere a fine dicembre. Ma il sospetto che viene in mente è quello che definisco “effetto meridione”, ovvero in carenza di posti di lavoro si “parcheggia” all’università. Infatti, negli anni prima della crisi le iscrizioni all’Università nel meridione erano da sempre molto alte, proprio perchè i giovani non avevano e non hanno sbocchi lavorativi. Differente era la situazione al Nord Italia dove l’iscrizione alle università dei giovani residenti era a livelli molto più bassi, proprio perchè avevano l’opportunità di uno sbocco lavorativo quasi sicuro.
A mio avviso è la conseguenza di un’inevitabile livellamento dell’istruzione “media”. I ragazzi non laureati saranno sempre meno fino a scomparire, nel lungo periodo ovviamente. Questo per due motivi: 1 a causa del livellamento delle università italiane a quelle europee o meglio per poter raggiungere il numero medio dei laureati europei rispetto agli iscritti le università italiane hanno abbassato il grado di difficoltà rendendole “accessibili” a tutti o quasi 2 perché la CULTURA generale, oltre quella specifica, e l’apertura mentale che l’università ti trasmette sono ingredienti fondamentali per un mondo sempre più integrato come quello attuale. La mia tesi si spinge talmente oltre che credo fra qualche decina d’anni molte università saranno gratuite per tutti e forse anche obbligatorie. Il loro “posto” sarà occupato dagli infiniti master che possono essere fatti nelle diverse materie!!
@Munafò
Vale la pena ricordare che la % di laureati nella nostra popolazione , anche nelle classi più giovani è decisamente inferiore a quella dei paesi più sviluppati ed in particolare di quelli che meglio hanno reagito alla crisi . E’ quindi chiaro che in Italia non abbiamo il problema di troppi giovani che frequentano l’università e che si laureano ma bensì il contrario. E’ ovvio che è importante soprattutto il numero dei laureati ma certo è che se nemmeno si iscrivono… Usciamo dalla logica di voler leggere ogni dato come la dimostrazione della crisi che viviamo. Non sempre è cosi e non lo è certamente la crescita culturale dei nostri giovani. D’altronde questo non lo devo certo ricordare a lei..
studiate studiate poi voglio vedè do jete a fadigà !!
Da anni le università sono parcheggi di gioventù. E’ una prosecuzione del’età adolescenziale, un modo di mettersi in standby. Ma se anni fa era un fatto culturale per molti ragazz (non tutti), che per non sapere che fare dopo le superiori si iscrivevano all’università, ora ancor di più che il lavoro non c’è.
La nostra società è ormai incapace di lavorare con le mani e vuole solo lavori di “carta”. Per anni è passata una cultura in cui l’obiettivo è stato farsi una posizione, attraverso un titolo culturale.
Purtroppo, o per fortuna, non è più così. La realtà è ben diversa, ma causa decenni di ipnosi, la maggior parte delle persone non la vede, e crede ancora che una laurea possa far accedere a posizioni lavorative migliori. Che non esistono più.
E’ come in natura. I laureati sono al vertice della catena alimentare. Ma se mancano i livelli “inferiori” faranno la fame.
Che poi la laurea sia “cultura” è un luogo comune. Per avere cultura occorre autonomia di pensiero e di valutazione, cosa che tutti i livelli scolastici vedono con orrore.
Se si vuole avere un futuro in un Paese come il nostro dove la produzione di base è stata distrutta non serve saper discutere di aria fritta, ma saper lavorare con le mani e con la testa insieme. Ma questo non c’è scritto nei libri di scuola.
Non mi interessa elaborare “Modelli” previsionali per il futuro, lo fanno oggi in molti perché NON costa niente e butta fumo negli occhi pensando magari di fare bella figura. Nella situazione attuale NESSUNO è in grado di elaborare modelli previsionali attendibilidi sviluppo del Paese, perché la situazione che stiamo vivendo non ha precedenti simili che consenta a chiunque di azzardarsi a modellizzarne l’evoluzione economica.
Chiarito questo, PUNTUALIZZO (e lo faccio solo per non farmi prendere per il c…lo) che CHI legge senza PREGIUDIZI gratuiti il mio intervento, NON faccio alcuna ipotesi catastrofista, riporto i NUMERI, fotografando solo ed esclusivamente l’attuale situazione delle iscrizioni alle Università italiane, NUMERI allo stato attuale POCO attendibili, perché il dato definitivo su cui vale la pena eventualmente soffermarsi si avrà solo a Dicembre. Parlo di NUMERI, NON di filosofia, o altro. Spingersi a fare commenti previsioni su questi numeri, ovvero dati al 17 ottobre delle iscrizioni universitarie, porta solo a considerazioni assolutamente gratuite in termini di affidabilità del dato numerico assunto come base di elaborazione. Detto questo, chi vuole leggere il mio intervento per quello che realmente è, rilevo semplicemente una tendenza nazionale all’aumento delle iscrizioni da cui, stante la situazione attuale, potrebbe (condizionale) far ipotizzare quello che ho definito “effetto meridione”, ipotesi del tutto ipotetica che trova giustificazione nell’anomala implementazione delle iscrizioni presso università private di prestigio. Anomala perché non giustificata dall’attuale situazione economica delle famiglie, ma che potrebbe significare il tentativo da parte delle famiglie stesse di provare a vincere la crisi occupazionale facendo acquisire ai loro figli un titolo di studio (pagando fior di quattrini in rette) in Università private ritenute di prestigio e che secondo loro darebbero una migliore probabilità di sbocchi lavorativi. Chi sostiene poi che la crisi NON è poi così grave, o è in mala fede, o non so in quale mondo vive. La crisi c’ è ed è grave ed irreversibile, se crediamo che in futuro potremo ritornare nella situazione economica che c’era in Italia prima di detta crisi. Queste mie sono considerazioni frutto del’esperienza maturata di persona a contatto con il settore produttivo e imprenditoriale.
Detto questo NON credo che interverrò più, non ho tempo da dedicare a chi è prevenuto, o non vuole , o non è in grado di intavolare una eventuale discussione costruttiva basata sulla concretezza e sui fatti oggettivi e certamente NON sulla faziosità di pensiero. Buona giornata e buon lavoro
Caro Munafo’……non so dove prende lei i dati nazionali………ma se stiamo a quelli riportati dai TG nazionali
( TG nazionali )…….non piu’ tardi di un paio di settimane fa………che hanno tutti parlato di un possibile
CALO di un 25% a livello nazionale…..( dovuto alla crisi )…..Beh se stiamo a quelli ( e a quali altri dovremmo stare ????? ………..se ne ha di piu’ precisi li pubblichi e citi le fonti in maniera puntuale senza
limitarsi ad una semplice e vaga enunciazione )……..ERGO………qui a Macerata siamo IN NETTA CONTROTENDENZA………..e poi basta sempre con questa DIETROLOGIA……….sempre con questa
sindrome di Cassandra………..sempre i se………..sempre i ma…………
Per una volta ( così una ogni tanto )……..godiamoci questi dati di eccellenza del nostro ateneo……e questa
crescita studentesca ( che tra l’altro fa tanto bene anche all’economia tutta di una citta’ altrimenti depressa)
LACCHE’………E’ STATO BRAVO…………CI HA SAPUTO FARE………HA INDOVINATO LE MOSSE GIUSTE………… PUNTO 😀
…………E POI SE LE VOGLIAMO DIRE TUTTE…………avete acquistato il NUOVO RAPPORTO C E N S I S
???? ………..sugli atenei in italia ????…..Avete visto come si sono classificate le nostre facoltà?
alcune sono risultate 1°……..altre 2°……altre 4°………….su 64 atenei in italia……..
MA DI CHE VI MERAVIGLIATE……..sono tra le piu’ performanti a livello nazionale 😀
Coso, … “Pasquino”, credi che perda tempo a rispondere ad un anomimo, che scrive ca ….te?
Prendere dei numeri a caso: più 10% rispetto allo scorso anno, flessione del 3% rispetto all’ultimo periodo, calo del 5% rispetto alle ultime ricerche è un tantinello genrerico….
Se si prende, ad esempio, 10 anni prima (come riferimento iniziale) e, ogni anno si perde costantemente un 5% rispetto all’anno prima e poi (al decimo anno) si guadagna un 10% in realtà,rispetto a 10 anni prima si è ancora sotto, sebbene tra il nono ed il decimo anno ci sia una controtendenza.
Pertanto dire che c’è un miglioramento, quando per anni e anni il dato è negativo (primo anno -5%, secondo anno -9%, terzo anno meno 15%, quarto anno -6%, ecc.), o questo miglioramento (nell’ultimo anno) è siderale (300%) oppure complessivamente rispetto ad anni prima il saldo RESTA negativo…
.
.
Ad esempio sarebbe statisticamente più interessante conoscere, in termini asoluti, quanto erano gli iscritti totali (e matricole) 20 anni fa (con pochi corsi di laurea, ma con una forte presenza di greci e pugliesi, ma anche di ancxonetani e ascolani) e quanti ce ne sono ora in cui l’offerta si è decuplicata (tanti corsi di laurea) ma le “colonie” di studenti (di fuori Macerata) si sono notevolmente ridotte
senti coso…. :-D……….se non ci perdi tempo ci fai un piacere perché con le str….te che dici risparmi a tutti
tante risate…….e poi visto che la rubrica delle barzellette non è stata ancora aperta….caro Munafo’…….
lascia stare che è meglio…….DETTO CIO’….il mio nick ( ti piaccia o no ) sarà anche anonimo…………….
mentre invece nel TUO caso……..lo sono le cogl…..ate che dici………Te dici quelllo……affermi quell’altro
………ma de che’!!!!!!!…..come direbbero a Roma………..Facci sentire…..( o vedere ) dove prendi quei dati.
OPPURE TACI…….che fai più bella figura 😀
«Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità, tutto è vanità.
Quale utilità ricava l’uomo da tutto l’affanno
per cui fatica sotto il sole?
Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta,
si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
gira e rigira
e sopra i suoi giri il vento ritorna.
Tutti i fiumi vanno al mare,
eppure il mare non è mai pieno:
raggiunta la loro mèta,
i fiumi riprendono la loro marcia.
Tutte le cose sono in travaglio
e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l’occhio di guardare
né mai l’orecchio è sazio di udire.
Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.
C’è forse qualcosa di cui si possa dire:
“Guarda, questa è una novità”?
Proprio questa è già stata nei secoli
che ci hanno preceduto.
Non resta più ricordo degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso coloro che verranno in seguito.