In merito alla notizia della uccisione di tre esemplari di una specie rara e protetta, la Vipera dell’Orsini (leggi l’articolo), riceviamo un piccolo vademecum con precisazioni sul tema, di David Fiacchini, biologo e curatore per l’ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini del Quaderno scientifico – divulgativo sugli anfibi e i rettili del Parco.
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di David Fiacchini
Vista la mole di commenti che riportano false credenze, leggende e informazioni inesatte precisiamo, in base agli studi e alle ricerche sulla biologia e sull’ecologia dei viperidi condotte da ricercatori ed erpetologi, quanto segue:
In generale. All’interno di un Parco o di una Riserva naturale è fatto divieto assoluto di uccidere qualsiasi animale: si commette quindi un’azione illecita che, oltre ad essere sanzionata, va contro l’esistenza stessa dell’area protetta e contro l’interesse/bene collettivo della tutela dei nostri ecosistemi. Ogni animale svolge un ruolo prezioso ed insostituibile in natura: le vipere, ad esempio, regolano le popolazioni di alcuni insetti (ortotteri in primis) e di piccoli vertebrati (come, ad esempio, topi e arvicole).
Come approcciare la montagna (evitando “incontri ravvicinati” più o meno spiacevoli). Andare in montagna per una semplice passeggiata o un’escursione impegnativa richiede un minimo di preparazione tecnica e culturale. Condizioni meteorologiche, eventuale presenza di specie animali e/o vegetali protette, sentieri più o meno battuti: come si è soliti informarsi prima di un viaggio/vacanza (su alberghi, clima della zona, aree di interesse culturale, eventuali divieti di accesso a questo o a quel luogo, ecc.), dovrebbe diventare prassi comune preparare un’escursione recuperando tutte le informazioni utili. A partire dall’abbigliamento (inutile dire che le infradito servono a farsi solo male), passando poi per la valutazione del percorso (altimetria e dislivello complessivo, lunghezza, ecc.) e per le particolari accortezze che è bene prendere di volta in volta. Su come comportarsi nel caso di un incontro ravvicinato con un viperide, ma solo se non indossate le ciabattine infradito, vi rimandiamo a questo link .
Sulla Vipera dell’Orsini (Vipera ursinii). Habitat frequentati (nei Sibillini sopra ai 1350 metri di quota), dimensioni e caratteristiche morfologiche della specie (è un serpente dalle dimensioni ridotte, sotto i 40 cm, che nel 99% dei casi passa inosservato; i denti veleniferi, inoltre, sono veramente minuti), nonché il tipo di veleno (idoneo per uccidere una cavalletta) rendono questa specie assolutamente innocua per l’uomo.
Vale ovviamente la regola (dicesi buonsenso…) di non infastidire l’animale né di provare a prenderlo in mano; in caso di avvistamenti lungo sentieri, sterrate e pascoli è sufficiente aggirare l’esemplare e proseguire lungo il proprio itinerario.
Sulla Vipera comune (Vipera aspis). Partiamo dalle dimensioni: gli esemplari da guinness arrivano agli 80 cm, ma in realtà questi animali raggiungono in media 60-70 cm di lunghezza. Non esistono né sono mai esistite vipere più lunghe di un metro! Si tratta di altri serpenti (come le natrici o bisce d’acqua) che vengono scambiate facilmente per vipere e purtroppo… uccise anch’esse, come anche recenti fatti di cronaca ci hanno raccontato.
La (presunta) pericolosità della Vipera comune per l’uomo. I timori derivano dal fatto che il veleno, usato principalmente per colpire a morte prede quali topi e arvicole, può avere effetti locali e sistemici di tipo neurotossico, cardiotossico e nefrotossico di una certa gravità in particolare su soggetti “a rischio” (persone cardiopatiche, soggetti immunodepressi, neonati, anziani, ecc.). La vipera è un animale schivo, timido, che non attacca l’uomo (non rientra tra le sue prede, anzi, è un potenziale predatore!), non compie aggressioni né agguati, non si introduce in borse/zaini né in culle o carrozzine di neonati. Solo in caso di disturbo diretto (calpestio, uso di bastoni, manipolazioni incaute, ecc.) può simulare un attacco con morso e/o mordere inoculando o meno il veleno (esiste anche la possibilità del cosiddetto “morso secco”, assolutamente innocuo).
L’identikit del “soggetto bipede da morso di vipera” è tipicamente questo: escursionista “della domenica” in giro in montagna con ciabattine e pantaloncini da mare; ficcanaso che infila mani e piedi in ogni fessura rocciosa; incauto cercatore di funghi che non batte il terreno con il bastone prima di andare a mettere le mani tra erbette e pietre alla ricerca del prezioso micete; curiosone, anche detto “rompiscatole” che, alla vista del serpente, inizia a infastidirlo e toccarlo con scarponcini, bastoni & mani. Il morso della vipera non è mai mortale “all’istante”, lo sono – col passare del tempo – le eventuali complicanze che insorgono anche a distanza di alcune ore dal “fattaccio”. I casi molto gravi, rarissimi, vengono trattati efficacemente nei Pronto Soccorso ospedalieri mediante la somministrazione del siero antiofidico (si tratta di un 15-20% sul totale dei casi con complicanze e ricovero ospedaliero).
Conoscenza & prevenzione, dunque, significano completa protezione dall’eventuale morso di vipera. Ergo, la vipera non rappresenta un serio pericolo per l’uomo (semmai è più che vero il contrario, considerando i dati sulla mortalità dei serpenti in Italia e in Europa).
Mortalità da morso di viperidi in Italia (Vipera comune, Vipera dal corno, Marasso) confrontata con altre cause di decesso. In Italia abbiamo ogni anno circa 300.000 decessi, gran parte dei quali sono dovuti a malattie cronico-degenerative. Per restare in ambito “animale” per le sole punture di imenotteri (api e vespe) nel nostro Paese si contano circa 10 decessi/anno, pari allo 0,003% sul totale dei decessi. In Europa, a causa dell’avvelenamento da morso di vipera muoiono circa 40 – 50 persone/anno (e in Italia i casi mortali si contano sulle dita di una mano), quindi in termini percentuali l’impatto” della vipera diventa ancora più ridotto (0,001% circa sul totale dei decessi). Tanto per fare un confronto, a causa dello smog e dell’inquinamento ogni anno in Italia muoiono 18.000 persone per BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), pari al 6% sul totale dei decessi; o per il solo fumo di sigaretta in Italia abbiamo 90.000 morti/anno (30%). L’incidenza della vipera sulla mortalità, in Italia e in Europa, dunque è pressoché nulla.
Vipere che partoriscono su alberi/cespugli. A causa della loro mole, le vipere non riescono a salire su arbusti, cespugli e alberelli. Qualora riescano nell’impresa, il motivo non è quello del parto, semmai è la necessità fisiologica di termoregolarsi al sole (cioè di acquisire, grazie alla radiazione solare, una temperatura corporea utile per svolgere le attività quotidiane): in certe zone coperte da alberi ed ombreggiate, spesso i primi caldi raggi di sole arrivano su arbusti e siepi. Sono false tutte le altre varianti e/o motivazioni, come quella che la vede partorire sugli alberi perché altrimenti i ‘viperotti’ neonati potrebbero morderla e ucciderla.
Vipere lanciate da elicotteri per ripopolamenti. Esistono diverse varianti di questa leggenda urbana: da improbabili elicotteri della Forestale ad aerei assoldati da “verdi ed ambientalisti” che paracadutano da decine a centinaia financo a migliaia di esemplari. Non esiste un centro di riproduzione delle vipere in Italia né all’estero, né sono stati realizzati progetti di reintroduzione di specie che – pur soccombendo alle azioni dell’uomo – sono ancora relativamente diffuse nei loro ambienti di vita. Un articolo del Cicap gruppo di ricerca indipendente cui afferiscono studiosi e docenti di varie discipline, dovrebbe spazzar via i residui dubbi.
I serpenti nella cultura e nelle tradizioni: non ci sono solo Adamo ed Eva. Esistono diverse culture, da quella egiziana a quella indiana, che venerano i serpenti quasi fossero divinità. Nella mitologia greca è nota la figura di Asclepio (Esculapio): figlio del dio Apollo (Febo) e di Arsinoe (Coronide), veniva venerato come il dio della medicina, ed in effetti può essere considerato tra i “padri fondatori” dell’arte medica. Nell’antica Grecia si pensava che bastasse dormire in un santuario consacrato ad Asclepio per guarire da ogni malattia, tanto che in ogni tempio c’era almeno un serpente (molto probabilmente un Colubro di Esculapio) simbolo del rinnovamento e della guarigione. Lo stesso simbolo dell’ordine dei medici è rappresentato da un serpente attorcigliato ad un bastone e… un fondo di verità, nella mitologia greca, c’è: nella saliva di alcuni serpenti “cugini” del Colubro di Esculapio sono presenti delle sostanze che fungono da blandi antisettici, in grado quindi di aiutare la guarigione di ferite potenzialmente a rischio di infezione.
Altre amenità sulle vipere… Non succhiano il latte delle mucche né sono attratte dalle puerpere in allattamento. Non iniettano il veleno con la lingua né sono in grado di ipnotizzare chi ha la sventura di guardare per alcune secondi i loro occhi. Non rotolano né riescono a farlo a mò di “ruota” mettendosi la coda con in bocca.
Per saperne di più:
Angeletti L.R., Agrimi U., Curia C., French D., Mariani Costantini R., 1992. Healing rituals and sacred serpents. The Lancet, 340: 223-225
Fonti principali:
– http://www.arpa.veneto.it/glossario_amb/htm/imenotteri.asp
– http://www.elisirdisalute.it/stampa.php?sez=3&id=60
– http://epicentro.iss.it
– http://www.rssp.salute.gov.it/rssp/sfoglia/05/index.html
– articoli scientifici pubblicati negli atti dei congressi della Societas Herpetologica Italica
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Le mmaledizzione
Monziggnor nostro cor messale in mano
du’ schizzi d’acqua-santa e cquattro strilli,
è annato fora a mmaledí li grilli
e a pproibbijje de maggnasse er grano.
Circ’a l’inibbizzione de lo spano
nun je se pò impuggnà ssenza cavilli;
ma, ar mi’ poco ggiudizzio, er maledilli
nun me pare un’azzione da cristiano.
Grilli, tiggnòle, bbagarozzi e rruche
sò ccrature de Ddio come che nnoi:
sola diverzità cche ssò ppiú cciuche.
Eh ccome dunque Monziggnor Croscifero
pò mmaledilli, e ppredicacce poi
ch’è inzin peccato a mmaledí Lluscifero?
Sì, e poi ci sono anche dei soggetti bipedi che se la vipera li morde muore lei.
Complimenti articolo molto istruttivo e decisamente divertente
L’articolo è veramente ben fatto e, in alcuni passi, anche ironico.
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Si vede che è stato scritto da un esperto, nonchè profondo amante della natura.
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Ma il punto è proprio questo: la (stra)grande maggioranza di chi va n montanga, o solo di coloro che ogni tanto amano andare a fare una passeggiata tra i bosch, non è David Fiacchini, ne ha (nemmeno lontanamente) la sua esperienza..
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Tralasciando i veramente pochi “gruppo vacanze piemonte” (quelli con l’infradito e magari anche il thermos con il caffè o il beverone dentro, scaricati dal torpedone con il capogruppo che assomiglia più a Fantozzi o a Sordi del “tu vo fa l’americano”) la maggioranza di coloro che vanno per sentieri sono persone assolutamente normali, non esperte in vipere o calabroni pericolosi.
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Va da se che, normalmente (per il semplice buon senso), uno non va in giro a dare fastidio agli animali, scavare gallerie alla ricerca di criceti o spostare sassi in continuazione per cercare di scoprire qualche vipera…
Ma è sempre il punto centrale, irrisolto, che torna fuori: se incappi improovviamente in una vipera non credo che stai tanto a pensare “sarà mica una orsini” oppure “tranquilli che può anche mordere a secco”, soprattutto se non sei preparato, o magari hai figli piccoli appresso.
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Se l’uccisione è stata volontaria chi lo ha fatto deve avere la certificazione e la medaglietta di cretino oceanico.
D’altro canto se, chi è incappato in una vipera (quasi)innocua, ha avuto paura ed ha (mal)reagito non lo si può certamente crocifiggere; del resto lo ha scritto anche l’esperto che, ogni tanto, “di morso di vipera si muore” e penso che sia questo il primo pensiero che passi per la testa in situazini simili…
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Vademecum chiaro e da leggere.
Detto questo, il biologo Fiacchini conferma che di morso di vipera si può morire.
Non comprendo comunque l’ironia ed il malcelato fastidio verso le persone che frequentano il parco.
Per esempio “soggetto bipede morso da vipera” a me non fa molto ridere.
Come non riesco a comprendere l’ironia su tutte queste persone che passeggiano con le infradito (mai visti in tanti anni sui Sibillini…) e poi incauto cercatore di funghi reo di non battere il terreno per portar via il prezioso micete ed addirittura escursionisti della domenica. Mah…
Fuor di polemica, il pur apprezzabile e chiaro articolo di Fiacchini sembra confermare questo strano sbilanciamento di certi studiosi a favore degli animali rispetto all’uomo.
Gent.mo “71”,
non sono abituato a commentare utenti “senza vero nome” ma per lei faccio un’eccezione 🙂
L’articolo è volutamente ironico perché vista la cultura (umanistica, scientifica, naturalistica, pratico-esperienziale, ecc.) dell’italiano medio… c’è da piangere!
Non c’è “sbilanciamento” alcuno verso gli animali, ma solo constatazioni su dati di fatto oggettivi: mi scusi, ma è una deformazione professionale (non scrivo senza dati sottomano) corroborata da 17 anni di attività di campo nelle aree protette delle Marche (Sibillini e non solo, dunque), prima come guida escursionistica poi come biologo.
Se ho scritto di cercatori di funghi incauto è perché non solo nei boschi ma anche negli incontri che svolgo annualmente con i vari Gruppi Micologici delle Marche vedo e sento comportamenti da far svenire anche una vipera…
Per quel che riguarda le infradito, giusto a fine agosto sul sentiero che dalla diga del Fiastrone sale alle Lame Rosse e poi piega verso la Grotta dei Frati una allegra famigliola jesina si era bloccata in un punto più ripido di altri del sentiero: babbo & figli erano dotati di ciabattine da mare, la mamma aveva scarpe da tennis con suola liscia, decisamente idonee per un salto nei reparti di ortopedia. Provi a domandare alle guide che attualmente lavorano nei Sibillini: vedrà che casistica statisticamente significativa avrà a disposizione. .
Passo e chiudo.
Anche se di aneddoti sul “turista della domenica” ce ne sono a iosa, tali e tanti da scriverci un libro.
Sa, “71”, che mi ha dato un ottimo spunto per un prossimo libro? “Come andare in montagna (per non tornare sani)”,
Ad majora!
D,F.
io, se incontrassi una vipera, scapperei via di corsa non per rispetto del suo benessere ma per paura del suo veleno e questa mia paura, questa mia vigliaccheria non rappresentano più per me una vergogna, un’umiliazione inaccettabili…. immagino che questi escursionisti vipericidi invece abbiano sentito potentemente il bisogno di superare le proprie paure, di dimostrare a se stessi il proprio coraggio e la propria virilità… può darsi che questo bisogno sia puerile e stupido però è anche stupido considerare reato la stupidità… anche l’alta cultura è gravida di stupidità, di assurdità e di follia… la mitologia ebraica che è il fondamento della nostra educazione e della nostra morale è tutta un delirio di ire di Dio, di mele rubate, di crocifissioni che riscattano le mele frecate ecc. e molti tra i migliori pensatori ritengono che il meccanismo della stupidità sia la più alta finalità del pensiero… e francamente anche il concetto che ammazzare vipere a Ussita sia più grave e ingiusto che ammazzarle a Belforte non mi sembra tanto ingegnoso…
David Fiacchini la ringrazio per la risposta.
Non credo che un numero o un nome finto (nick) possa cambiare il contenuto, non sono qui a provocare ma ho sempre scritto quello che penso con tutta sincerità.
E di quello che ho scritto sono ben consapevole. Mio padre mi ha sempre portato sui Sibillini fin da bambino. Mi ha insegnato ad amare la natura facendomi svegliare di notte e camminare per ore sulle creste dei monti per vedere il sole che si alza. Mio padre, tra l’altro, è stato sempre un cercatore di funghi fin da quando si poteva senza tesserini o ceste aperte. Abbiamo percorso sentieri quando il parco non era ancora una riserva e già mi diceva che la strada che porta al monte Sibilla, ad es., è come una ferita per quella montagna.
Così ora faccio io, mi sveglio di notte, di solito proprio la domenica, e indossati pesanti scarponi vado a passeggio per i Sibillini, magari solo per scattare una foto.
Di altri appassionati come me ne incontro molti, la maggior parte rispettosi, con gli scarponi ed integrati con l’ambiente.
Io punterei il dito piuttosto contro chi lascia lattine o mozziconi di sigaretta, chi sia avventura con i fuoristrada per i prati, chi si porta via un mazzo di fiori o sradica un albero, chi accende fuochi a caso.
Io ho inteso il suo umorismo ma non lo comprendo proprio perché ho rispetto massimo per la natura e so bene che una vipera mi può uccidere. E fare il processo alle intenzioni a chi ha ammazzato quelle vipere mi pare un pò eccessivo. Di guide come andare in montagna ce ne sono molte, ma io non darei consigli così tranquillizzanti, specie su animali potenzialmente letali.
Può sempre trovare il turista della domenica che dopo aver letto il suo articolo sbaglia il tipo di vipera e, dopo essersi accostato per guardare da vicino l’innocuo animale, viene morso dal tipo velenoso.
Insomma io sono più per la prudenza estrema che per la natura amica a tutti i costi.
P.s. comunque se la incontro sui monti mi presenterò. 🙂