L’assessore Malaspina
“Dal primo settembre gli agricoltori potranno tornare a fare ciò che facevano i loro nonni, bruciando con attenzione, sul campo, i residui delle lavorazioni agricole e forestali: col dovuto buonsenso, ma senza appesantimenti burocratici e costi perché le ramaglie non sono rifiuti, ma un residuo che se bruciate sul posto contribuiscono alla concimazione dei terreni, evitando la diffusione di dannosi parassiti”. A dirlo è l’assessore regionale all’Agricoltura Maura Malaspina. Una nuova legge pone fine ad una situazione nata per combattere il fenomeno di incendi di rifiuti (veri), il cosiddetto e deleterio fenomeno della terra dei fuochi. Si decise di vietare ovunque l’accensione dei fuochi all’aperto, costringendo le imprese agricole a trattare foglie, ramaglie e frasche come materiali pericolosi, con rischio di procedimenti penali per chi infrangeva il divieto. “Un costo per le aziende marchigiane e delle altre Regioni insostenibile – spiega la Malaspina – L’abbruciamento è pratica tradizionale per produttori di olive, uva e non solo se pensiamo agli scarti di coltivazioni, al diserbo manuale nelle coltivazioni biologiche eccetera. Pure i vivaisti hanno subìto le conseguenze dell’illogico divieto, si pensi al caso di piante danneggiate e quindi invendibili: al danno del mancato incasso si è aggiunta per un certo periodo la beffa del costo di smaltimento della pianta secca, da effettuare tramite ditta specializzata in rifiuti, con più spese e tanta burocrazia a seguito. Grazie alla nostra azione e degli emendamenti da noi presentati e riportati nella legge, avanzati attraverso la Conferenza permanente degli assessori dalla sottoscritta e sposata dal presidente Gian Mario Spacca in sede di Conferenza Unificata, la nuova legge ha riportato all’antico le modalità per togliere dal campo residui di potature di viti, ulivi e piante. Dal primo settembre dunque, al termine del periodo di massimo rischio stabilito dalla Regione, le nostre aziende agricole, ma anche i proprietari di terreni che non esercitano professionalmente l’attività agricola, potranno bruciare i residui vegetali”.
La legge prevede la possibilità di effettuare raccolta e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro dei materiali vegetali agroforestali effettuati nel luogo di produzione. Naturalmente permane il divieto dei fuochi nel periodo di massimo rischio incendi, che quest’anno termina il 31 agosto. Non saranno necessari atti preventivi dei Comuni per individuare aree, periodi ed orari per effettuare gli abbruciamenti. I Comuni e altri enti pubblici hanno naturalmente facoltà di intervenire in situazioni a rischio, qualora intendano sospendere, differire o vietare la combustione dei materiali.
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Allora ancora un barlume di speranza in questo politici così disgraziati forse ancora c’è….e bisognava essere laureati x arrivare a tale conclusione ? Oppure avete visto che non avevate nulla da rubare su questi rifiuti…
E occhio a non travolgere le strade col fumo…
Ogni tanto una legge di buon senso . Complimenti all’assessore Malaspina
Leo, la seconda che hai detto. Ma dagli tempo…
Il problema è che li contadì oltre a bruciare i residui vegetali, come rami, foglie ecc. bruciano insieme ad essi plastica, bombolette e altro materiale che non va assolutamente bruciato.
E poi, sapete a quanti metri da una civile abitazione si può stare per accendere un falò ?
Posso subire ritorsioni dai vicinati per il fumo ?
Quali sono le ore del giorno o della notte in cui posso accendere un falò ?
Sapete che il falò va tenuto sotto stretto controllo fino al suo esaurimento e che non ci deve essere boschi nelle vicinanze.
Quindi prima di accendere un falò credo sarebbe meglio informarsi presso gli organi preposti come la forestale, perché così come cita l’assessore e l’articolo stesso non è del tutto chiaro.