I sindacati hanno manifestato stamattina in piazza della Libertà contro il decreto sulle autonomie locali
di Claudio Ricci
(foto di Guido Picchio)
Sindacati in piazza questa mattina anche a Macerata contro il decreto 90, riforma del governo Renzi per le autonomie locali. In contemporanea con la manifestazione nazionale con presidi davanti a tutte le prefetture d’Italia, anche nel capolugo si è tenuto un sit-in dei rappresentanti e dei lavoratori di Cgil, Cisl e Uil sotto al palazzo del Governo, in piazza della Libertà. La mobilitazione ha coinvolto i dipendenti del comparto delle autonomie locali. In piazza gli impiegati di Province, Comuni e Camera di Commercio hanno fatto sentire la propria voce esponendo striscioni e manifestando contro l’ incertezza determinata dalle riforme varate su un ridisegno di molte amministrazioni del comparto.
«Basti pensare al taglio del 50% del diritto annuale delle Camere di commercio – commenta Valentino Lafera, Rsu dell’ente camerale maceratese- I trasferimenti qui a Macerata scenderanno nel 2015 da 8 a 4 mlioni di euro con conseguente ricaduta sulle erogazioni in favore delle imprese del territorio, delle opere infrastrutturali (in primis la Quadrilatero) o delle manifestazioni culturali, come Musiculura o la stagione lirica. Un problema che si presenterà nell’immediato, già a partire dal bilancio di novembre. A questo si legano tutte le problematiche dei danni occupazionali che si ripercuoteranno nei ridimensionamenti ai servizi».
Insomma i sindacati lamentano sostanza e metodo adottati da Renzi nel tanto discusso piano di riforma della pubblica amministrazione (i famosi 44 punti). Una sostanza che non tiene conto delle ricadute e un metodo che non ha previsto confronto, partecipazione e studio delle possilità di manovra, prima di varare il decreto. «La piattaforma nazionale ruota intorno a proposte concrete – spiega Matteo Pintucci della Cgil – Avviare cabine di regia per ridefinire le funzioni da attribuire a ciascun livello di governo in relazione alle specificità territoriali; definire fabbisogni, costi standard e livelli essenziali delle prestazioni; puntare alle centrali di acquisto uniche regionali; ripristinare il turn over generazionale, con necessità di dare certezza ai precari e ai vincitori di concorso; innovazione solo attraverso la partecipazione dei lavoratori a partire dai meccanismi di contrattazione, sblocco dei contratti nazionali di lavoratori di categoria, tenuto conto della perdita salariale di circa 1600 euro annui ma anche dell’ inadeguatezza normativa.
Il prefetto Pietro Giardina ha accolto una delegazione di nove rappresentanti, tre per ogni sigla intorno alle 11. Il confronto è stato breve e le richieste sono state accolte e verranno sottoposte all’attenzione del governo come confemato da Alessandro Moretti, segretario della Cisl Fp, presente all’incontro: «Il prefetto si è dimostrato comprensivo e interessato alle nostre richieste e se ne frà portavoce presso gli organi di governo. Non abbiamo fissato un’altra data di incontro adesso aspettiamo novità dal governo. Se il ministro Marianna Madia non accoglierà le istanze i toni si inaspriranno. Non è una riforma, l’atto è stato unilaterale contestiamo sostanza e metodo.Occorre far capire che i tagli orizzontali alle autonomie locali andrebbero applicati dai dirigenti attraverso piani di razionalizzazione triennali. Il problema qui invece è che a fronte dei 350 milioni di euro in meno alle province non corrisponde una riduzione delle competenze. Stessi oneri ma meno diritti. Noi non contestiamo la riforma, che piuttoto riteniamo necessaria ma i metodi con cui essa è stata varata e di conseguenza i contenuti che non tengono conto delle necessità dei lavoratori del comparto e della qualità dei servizi che poi verranno resi ai cittadini con conseguente minore qualità».
Insomma omogeneità di intenti su tutti i fronti quella dei tre sindacati. Ma le sforbiciate di Renzi non colpiscono solo gli impiegati di Comuni, Province e Camere di commercio. Domani infatti a Milano, in occasione dell’euro vertice dei minstri degli interni, è prevista la manifestazione del personale di Polizia di stato, contro i tagli del settore. «Parteciperà anche il Silp Marche – dice Fulvio Mercanti, segretario generale regionale – Con un decreto del giugno scorso il questore, Leucio Porto ha chiuso per mancanza di fondi, l’ufficio immigrazione di Civitanova (leggi l’articolo), spostando tutto a Macerata con una consegunete perdita di efficacia nei controlli sul territorio. Ci stiamo organizzando per un incontro con il prefetto in settimana, per discutere delle problematiche che questo accorpamento comporta e del perchè, nonostante sia già tutto pronto, non si possano avviare i lavori per la nuova caserma di Civitanova. Tutto questo nella prospettiva, tutt’altro che rosea, che anche l’ufficio immigrazione di Macerata potrebbe essere chiuso entro l’anno prossimo. Una vera catastrofe per l’opera di monitoraggio che la Polizia è chiamata ad assolvere quotidianamente sul territorio”.
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Il decreto renzi madia prevede il taglio delle prefetture. Nelle Marche ne rimarranno una al massimo due su cinque.
Trovo che se macerata fosse privata della prefettura e/o della camera di commercio sarebbe un ulteriore impoverimento per la città.
di prefetture ne bastano una per Regione, il problema non è l’impoverimento di Macerata, è quello di diminuire i costi della macchina dello stato in tutta Italia…
se al governo arrivano,non votati da nessuno fra l’altro,personaggi insulsi come la madia poi non c’è da meravigliarsi di niente.
Chiuderanno anche i provvedditorati agli studi. Poi le questure. Poi i comandi di vigili del fuoco e carabinieri, a civitanova gia e’ stata chiusa. Poi gli ospedali. A roma che cosa si sono tagliati? Per ora nulla. Chiudiamo anche i licei che sono una spesa inutile. E i tribunali? Soldi al vento.
…per la serie mai più tagli lineari…
Renzi è un chiacchierone che vuole darci un parlamento di personaggi su liste bloccate per farci eleggere sostenitori, clienti, ladri, criminali, mafiosi, corrotti e mignotte. La storia del centrodestra continua con Renzi. La scusa addotta sono i costi della politica e delle istituzioni. Ma così facendo egli abbatte la struttura dello stato democratico. Se fossi in lui, conoscendo la Storia e cosa di orrendo certi demagoghi hanno creato, con un rigurgito di onestà terrei una pistola carica sul comodino per farmi saltare le cervella al momento opportuno e risparmiare dolori al popolo italiano. Tanto dovrà toppare anche lui, come gli altri due che ci ha servito il presidente della Repubblica.
Gli Italioti (e a macerata c’è n’è una foltissima rappresentanza) potevano svegliarsi prima di votarlo in massa.
Avete voluto la bicicletta……….
So Ca….i amari se riescono a fare quelle demenziali riforme.
Unica speranza: Tanti Corradini Mineo nel Pd.