di Gabriele Censi
L’assemblea annuale dei soci della Cooperativa di Garanzia Pierucci, storica società collegata alla Confartigianato di Macerata, ha rinnovato nei giorni scorsi le proprie cariche. Confermato alla presidenza, per la terza volta, Silvano Quacquarini. Componenti del Cda sono stati invece nominati Ave Maria Tacconi, Giuliano Muzi, Enrico Romoli, Daniele Zucchini, Massimo Lampa, Alberto Lucentini (vice presidente), Pacifico Severini e Silvano Verducci. Sindaci della società sono Sergio Andrenacci e Stefano Quarchioni. Per la prima volta il bilancio della cooperativa di garanzia si è chiuso in perdita, così come grosso modo sta accadendo negli ultimi anni a quasi tutti i confidi vigilati del paese a causa della stretta del credito e del progressivo deteriorarsi dei portafogli, oltre ai costi aggiuntivi che le cooperative di garanzia iscritte nell’elenco speciale della Banca d’Italia debbono sopportare per rispondere alle richieste della Vigilanza, richieste che impongono un lavoro aggiuntivo e spesso più personale. Il risultato negativo è stato in ogni caso coperto dalla cooperativa Pierucci dal patrimonio accumulato negli anni passati.
Considerato proprio il momento particolarmente difficile vissuto dalle cooperative di garanzia, le quali con la loro attività agevolano l’accesso al credito alle piccole e medie imprese, in coda all’assemblea si è tenuto un dibattito pubblico a cui hanno partecipato tra gli altri i quattro confidi vigilati delle Marche e rappresentanti di alcuni istituti bancari. Oggetti della discussione il tema della garanzia e il futuro dei confidi che – con il passare del tempo – rischia di trasformarsi da soggetto indispensabile per l’accesso al credito ad ammortizzatore per le banche in caso di prestiti andati in sofferenza. Il quesito di partenza, se i confidi così come sono oggi siano ancora lo strumento adeguato al rilascio di garanzie, si è poi spostato su ‘altre domande che questa volta hanno interessato anche la politica. Quali risorse la Regione Marche intende destinare al fondo di garanzia regionale? E quale futuro verso quel Confidi unico che dovrebbe aggregare più soggetti in un unica cooperativa. Tra gli invitati il consigliere regionale, Enzo Marangoni, mentre sul palco sedeva un altro consigliere regionale, il componente della terza commissione Luca Marconi che ha ascoltato la richiesta più volte sollecitata dai presenti sulla possibilità che le risorse pubbliche possano essere destinate non solo ai fondi di garanzia ma anche ai patrimoni dei confidi i quali, negli ultimi anni, hanno coperto con le loro garanzie circa il 20% del credito concesso in regione alle aziende con meno di 20 dipendenti.
A partecipare alla tavola rotonda, come detto, anche i rappresentanti degli istituti di credito. Per Banca Marche Giordano Fulvi (caposervizio marketing Pmi), per Ubi-Banca Popolare di Ancona Massimo Bellagamba, per la Bcc di Filottrano Mariano Severini (Capoarea Ancona). Durante i loro interventi tutti e tre i rappresentanti da una parte hanno sottolineato il ruolo importante delle cooperative di garanzia, dall’altro hanno però ricordato come l’intera filiera del credito debba in qualche modo evolversi, in particolare mentre il tessuto produttivo della Regione Marche mostra le sue debolezze strutturali. Non proprio dello stesso parere delle banche i rappresentanti dei quattro confidi vigilati i quali, spesso e volentieri, hanno sottolineato atteggiamenti non sempre collaborativi nei confronti delle cooperative di garanzie le quali, spesso, sono costrette a trattare solo i clienti in qualche modo più difficili, mentre i clienti migliori vengono dirottati dalle banche direttamente al Medio Credito o verso altre forme di garanzia. A parlare dei problemi, del futuro e delle richieste dei confidi sono stati Lanfranco Marsigliani, direttore di Confidicoop Marche, Giorgio Cippitelli, presidente della Società Regionale di Garanzia Marche, Giancarlo Gagliardini, direttore di Fidimpresa Cna, Giuseppe Tesei, direttore della cooperativa Pierucci e infine Claudio Re della Cooperativa Rabini.
L’iniziativa, apertasi con i saluti iniziali del presidente di Confartigianato Macerata, Renzo Leonori, e dal presidente della Cooperativa Pierucci, Silvano Quacquarini, si è conclusa con l’intervento del presidente della Camera di Commercio Giuliano Bianchi il quale ha ricordato il recentissimo stanziamento da parte dell’ente camerale di circa 600 mila euro per incrementare il Fondo Regionale, fondo che riassicura i finanziamenti garantiti dai Confidi. Coordinatore del convegno è stato Marco Ricci di Cronache Maceratesi il quale, nell’intervento introduttivo alla tavola rotonda, ha ricordato il difficilissimo scenario economico e produttivo della Regione Marche, uno scenario che si è deteriorato negli ultimi anni molto più velocemente del resto del paese, un panorama di crisi e spesso di alta disoccupazione in cui sono costretti ad operare i confidi marchigiani.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
PROBLEMA: dal taglio dell’articolo e dalle foto pubblicate è chiaro che 2 dei 3 attori partecipanti al convegno hanno mostrato scarso interesse. Le AZIENDE, ormai stufe di essere rimpallate tra le Associazioni di categoria, le Cooperative di garanzia e le Banche e dovendo sempre pagare tutti e tre i soggetti con il risultato di dover comunque tribolare e annaspare, non partecipano più con la dovuta convinzione e lasciano molte sedie vuote. Le BANCHE, che inviano i cosiddetti Commerciali anziché i Dirigenti a questi convegni, non danno più peso al mondo politico, ma stanno pensando ai loro problemi, che vorrebbero risolvere in modo alternativo a quanto fino ad ora proposto da Associazioni e Confidi (Censi ha accennato questo passaggio che merita adeguato approfondimento). L’unico tavolo gremito all’inverosimile, invece è stato quello delle ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA e COOPERATIVE DI GARANZIA. Segno che l’interesse di questo terzo attore è palpabile, ma perché?
Probabilmente la crisi economica ha portato alla luce tutte le problematiche legate ad una trentennale gestione politica, parentale e farfallona nel rilascio delle garanzie, nell’assunzione di personale e nelle scelte in generale adottate. Ora i patrimoni si assottigliano e si deve chiedere aiuto alle Istituzioni per rimpinguare le casse. Non bastano, infatti, i vari Fondi (Regionale, Medio Credito Centrale, Fondi Europei) a cui attingono le Cooperative di Garanzia per ridurre notevolmente i rischi e a costo quasi ZERO (attenzione, le Aziende pagano sempre gli stessi denari per essere garantite), ora occorre intervenire sul patrimonio, ma che significa? Significa che, per esempio, la Regione Marche sborsa propri quattrini (ovvero i NOSTRI), per rafforzare il patrimonio delle Cooperative di Garanzia, gestite dalle Associazioni di categoria e risolvere i problemi creati dalla conduzione delle stesse. Quanti di Voi, hanno ottenuto fondi per salvare la propria azienda, la propria casa o i propri risparmi? Perché loro lo possono fare?
Caro Furio la sua lettura è parzialmente corretta. Se i confidi sono messi male è perchè quei fondi di cui lei parla e che credo, da come parla, lei conosca bene, così come i soldi messi dalla regione di recente nel contratto di rete di cui si parlava al convegno, agiscono con un moltiplicatore e un massimale di copertura: il fondo mette 1 il confidi 20. Eccole spiegato perchè in questa congiuntura i patrimoni dei confidi si sono assottigliati. Poi potrebbero esserci anche problematiche connesse alla non eccelsa gestione di tale strutture ma il problema principale resta quello, aggravato dal fatto che le banche anziché collaborare con i confidi per utilizzare questo effetto leva per premiare le aziende virtuose, hanno di fatto utilizzato la garanzia dei confidi per coprirsi su posizioni sull’orlo del deterioramento.
Sig. o Sig.ra Siggy, la mia conoscenza si basa soprattutto su informazioni ricercate e lettura dei bilanci (in questo caso delle Cooperative di Garanzia) che sono pubblici. Alcuni tecnicismi che lei ha evidenziato mi sfuggono ed apprezzo la sua competenza.
La mia intenzione primaria era quella di evidenziare che, nonostante le Cooperative svolgano un compito di “pubblico interesse”, sono amministrate da realtà ben definite e circoscritte (leggasi Associazioni di categoria), le quali le gestiscono come meglio credono. Se legge i bilanci di dette Cooperative, rileverà costi esorbitanti per il mantenimento delle sedi, per i dipendenti, per la gestione, per le consulenze, per i rimborsi, per le iniziative promozionali, per gli immobili che usano le Associazioni stesse, per i riciclati che non hanno altre possibilità di impiego, per……… etc etc etc.
Poi, bisogna rilevare che così come le Banche possono rifiutare di finanziare un cliente garantito dalla Cooperativa di garanzia, allo stesso modo la Cooperativa medesima potrebbe non garantire un cliente proposto dalla Banca, percui non posso pensare che l’eventuale dissesto patrimoniale delle Cooperative sia, anche in parte, imputabile alle “fregature passate dalle banche”.
Per ultimo, volevo evidenziare che tra fondi pubblici, europei, delle Camere di commercio etc, le somme di cui si parla sono molto rilevanti e sono destinate, in ogni caso, alle Cooperative di garanzia espressione di soggetti ben identificabili ed allora la mia proposta è che tali fondi vengano gestiti in maniera neutrale e paritetica, ovvero da un Ente (che si chiami Mediocredito Centrale, SRGMarche o, meglio ancora un nome EX-NOVO) che garantisca il più possibile l’autonomia politica e gestionale dei fondi pubblici che sono soldi di tutti.
Condivido pienamente il pensiero di Furio e Basta, le cooperative di garanzie e le associazioni di categorie, nate con una funzione importante, sono solo diventate centri di potere politico e se vuoi prendere un mutuo per l’acquisto di un bene immobile deve, prima fare la tessera a vita all’associazione di categoria, ovvero anticipata per gli anni del mutuo, poi farti garantire dall’associazione di garanzia, che ti garantisce se comunque hai anche tu delle garanzie e poi la banca, forse ti darà il mutuo, dopo aver messo tante fideiussioni, assicurazioni sulla vita e varie altre assicurazioni, quanto costa all’impresa tutto questo? E soprattutto perché le banche e le cooperative di garanzia hanno usufruito di tanti soldi? Perché gli stessi non sono andati agli imprenditori ? E perché sono stae finanziate dalle banche imprese quasi fallite e non imprese sane?
Ben scritto Yuri! Mi hai fatto ricordare che sono ANNI che le imprese non ricevono contributi su investimenti e finanziamenti in maniera DIRETTA.
Risulta, infatti, che non ci siano più contributi (per esempio) sugli interessi gestiti da Artigiancassa, che erano tanto importanti per le imprese artigiane, mentre ancora esistono e sono fiorenti i contributi alle imprese artigiane gestiti in esclusiva dalle Cooperative di Garanzia. C’è una riduzione drastica nel rifinanziamento delle Leggi Agevolate che premiano gli investimenti diretti delle aziende, ma i soldi per i prestiti partecipativi (credo si chiamino così, ma sono sostanzialmente contributi) alle Cooperative di Garanzia ed i fondi per creare la cosiddetta “rete” dei Confidi si trovano eccome!!
Solo che non protesta nessuno, tutti zitti ed in riga, gli articoli che parlano di cose importanti e di ingiustizie (le chiamo così) li scrive solo questo giornale on line e sono quasi sempre in fondo e poco letti.
Adesso (ho scritto anche io quattro cazzate in proposito), tutto l’interesse è sulla LUBE…….