Il 165.mo anniversario della battaglia di Porta San Pancrazio nella foto che il sindaco Carancini ha pubblicato su Facebook
di Maurizio Verdenelli
Sarebbero arrivati in tempo i nostri in ‘soccorso’ di Garibaldi? Quando ormai ogni speranza appariva caduta con rattenuta amarezza dei presenti (“la crisi della finanza locale non risparmia neppure i miti, che ci vogliamo fare?” girava la ‘voce’ consolatoria) nelle ‘more’ degli oratori è sopraggiunto il motoape alla guida di un dipendente comunale con il prezioso ‘carico’. La corona d’alloro, in extremis e con sollievo di tutti, veniva così deposta a cerimonia quasi conclusa,ai piedi del monumento a Garibaldi, opera di Ettore Ferrari. L’omaggio di Macerata al suo deputato più famoso era salvo! Poco ha importato, in fondo, se nella fretta era stato dimenticato il tricolore per uno dei ‘Padri della Patria’. Provvidamente i ragazzi dell’Istituto tecnico ‘Alberico Gentili’, presenti alla celebrazione del 165. anniversario della vittoria di San Pancrazio a Roma dedicata da Garibaldi ai maceratesi, forse non se ne sono accorti del ‘lapsus’ dei grandi.
Della mancanza della corona, invece tutti gli altri: “un disguido forse con la segreteria”ha ammesso il sindaco Carancini (con l’assessore Stefania Monteverde) che ha rinunciato, un pò a sorpresa, ai suoi pantaloni garibaldini per un rigoroso severo, completo grigio. Certo non a torto, considerato il taglio dell’intervento. Carancini, rivolto sopratutto i giovani, ha infatti ‘pescato’ un passo nel quale l’Eroe prefigurava un’Europa unità capace di far cessare le guerre tra gli Stati (previsione azzeccata) e risparmiare a questi le spese per eserciti e flotte generando un’età finanziariamente felice (previsione questa, come noto, meno azzeccata).
Corona ‘fantasma’ e fibrillazioni sotterranee a parte, è stata davvero una bella cerimonia sotto un sole primaverile che illuminava labari e bandiere, davanti alla quale ha ‘taciuto’ (grazie pure ad un sottufficiale dei CC in borghese) la rumorosissima ‘vela’ pubblicitaria di passaggio sulla piazza.
La relazione dello storico Pietro Pistelli -autore del fondamentale ‘Garibaldi nelle Marche’- è stata al solito informatissima. E resa attuale dal generoso appello -per la prima volta qualche settimana fa proprio su ‘cronachemaceratesi’- per la ricostituzione del museo garibaldino nelle Marche, ora chiuso in alcune casse della biblioteca Mozzi Borgetti. Pistelli ha invocato la collaborazione tra Comune e Massoneria (cui Garibaldi storicamente è appartenuto) per ridare aria a quelle casse. Dicendosi pronto a recuperare ciò che improvvidamente mancherebbe ‘ora in Italia o all’estero’ avendo egli un catalogo di tutto l’amplissimo corredo del museo. Un lungo applauso, a scena aperta, ha sottolineato la richiesta di Pistelli. Tanto che il sindaco ha ribadito ciò che aveva garantito in un’intervista ancora a ‘cronachemaceratesi’ (leggi l’articolo). E cioè la restituzione di questo autentico bene alla città seppure stavolta con un significatico postulato “Se resto…”. All’angolo della piazza dov’era stata relegata in epoche lontane per questioni di traffico, brillava nel sole la statua dell’Eroe, oggetto di ben due pulizie radicali dopo l’ingiurie del tempo -una in versi da parte del grande Mario Affede; un’altra in prosa, negli anni 80, dal ‘Messaggero’ diretto dal sottoscritto. Il bel volto non rivolto verso la città, ma verso palazzo Conti/Ugolini e il sottostante bar del Re (King). Niente contro la città, per carità, che Lui “commosso e riconoscente” lasciò in quell’inizio del 1849 per difendere la Repubblica Romana, approvvigionato dai maceratesi che così finanziarono la vittoria, a San Pancrazio, dell’orgoglio nazionale dopo lo storico insulto del generale francese Oudinot: “Gli italiani non si battono”. Si batterono invece e vinsero seppure i maceratesi avessero fornito calzature scadenti e pane non buono alla legione formata in città. Come ha ricordato il colonnello Carmelo Capuano, nella sua relazione ufficiale, livemente accennando con eleganza (“finezza” ha commentato un illustre intervenuto) all’assenza, fino ad allora, della corona d’alloro. Molte invece le presenze. Con gli studenti, il prefetto Giardina, il comandante della Guardia di Finanza, col. Papetti, l’on. Adriano Ciaffi, il comandante dei Vigili urbani di Macerata e tutte le associazioni d’arma. E naturalmente i già citati sindaco ed assessore Monteverde. Presente il gonfalone del capoluogo, assente quello della Provincia. Che Garibaldi in quel capodanno a cavallo tra il’48 e il ’49 aveva attraversato da Colfiorito, dormendo nella paglia a Serravalle e nel lino di palazzo Silvery a Tolentino. Eppure un pezzo di storia tale meriterebbe almeno una volta l’anno, da parte dell’ente che rappresenta l’intero territorio, la presenza istituzionale ad una ‘messa’ seppur laicissima nel ricordo del primo deputato del capoluogo che grazie a lui vinse il 29 e 30 aprile alle porte di Roma, la sua prima ed unica battaglia sul campo. E con Macerata, l’Italia stessa.
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La mia paura è che, dopo tanti anni, quando si riapriranno le casse dove sono stati rinchiusi i cimeli garibaldini si scoprirà forse che:
a) il tempo ha rovinato parti delle vestigia, qualche bandiere, i manufatti, taluni vestiti e gli scritti…
b) qualche cassa/effige/vestito/ricordi/bandiera/ecc. risulterà smarrita…
Caro Maurizio,
a prescindere dal fatto che l’Avv. Ciaffi non è più deputato da qualche decennio (e dunque, non vigendo la monarchia, il titolo di onorevole non gli è più dovuto), mi complimento per il taglio come sempre brillante del tuo articolo. Mi spiace per i civici rappresentanti, alle prese con una non-corona e una non-bandiera (una sorta di rivisitazione locale di “Alice nel paese delle meraviglie”): forse una conseguenza involontaria della non-decisione a proposito della statua pannocchiana (ma di Giuseppe Mazzini si è ricordato nessuno? Gli anni passati ci pensava Ezio Craia, armato di scala e corona d’alloro e accompagnato dal fratello Luigino; quest’anno?).
Sarà l’ora tarda, sarà la stanchezza, ma confesso di avere avuto qualche problema ad interpretare l’articolo ed il commento. Forse non conosco le “puntate precedenti”, oppure la lingua italiana…….
Mancava la corona,ma in compenso le erbacce abbondavano.Un figurone,ma il povero Sindaco come fa ad organizzare questi eventi planetari con solo tre segretarie?
Nel notevole Palazzo Buonaccorsi, restaurato e impreziosito dal Museo della Carrozza e ultimamente dalla Pinacoteca Comunale, dovrebbe finalmente trovare ospitalità il Museo del Risorgimento, secondo in Italia e nel mondo dopo quello di Roma, che è racchiuso ancora nelle casse, insieme ai cimeli della Resistenza, con la speranza che le tarme lo abbiano risparmiato. Forse è una questione di soldi. Però sul Risorgimento esiste un contrasto che ogni tanto esplode: quello a causa della Massoneria…
La Massoneria ha fatto in parte la Storia d’Italia. La Massoneria è una “Conoscenza”, non una “Teologia”. Un Massone è un essere umano, con i difetti comuni agli esseri umani, che, però, con la Conoscenza cerca di fare diventare la “pietra grezza” del suo animo in “pietra levigata”. Certo, sono esistiti ed esistono massoni attaccati al potere e al denaro: li abbiamo avuti in politica e forse li abbiamo ancora a Macerata. Però il vero Massone ha obiettivi più “alti”. Invece, da parte dei soliti azzeccagarbugli, dei clericali occhiuti, di una Sinistra rimasta settaria, si identifica la Massonaeria con la P2, i traffici illeciti con la mafia, le speculazioni e via elencando. Per essere, però, dei luridi politici non necessita essere della Massoneria: basta una villetta in campagna, o qualche sacrestia, e il gioco è fatto.
La recente vicenda della statua coseddetta “massonica” si è consumata all’insegna del pregiudizio perbenista. Avrei capito una critica distruttiva sull’opera d’Arte, ma non la motivazione sotterranea. Idiozie!
Come idiozia fu la decisione dell’amministrazione Calvigioni, del P.D. – Partito Democristiano – di non ridare “colore”, con la stessa spesa, al murale restaurato del “Mussolini a cavallo”, nella sala consiliare. Forse ai “compagni” passatisti offendeva la vista di un uomo discusso, fatto emergere e portato al potere dalla nausea popolare per le scemenze di una Sinistra socialista dell’epoca, la stessa massimalista e astratta di oggi, ma sempre pronta alla concretezza della pancia. Un uomo – il Mussolini – che aveva organizzato uno “stato sociale” le cui fondamenta rimangono ancora oggi.
La Storia non si cancella abbattendo i simboli. E’ sempre stato fatto e sempre si farà. Ma Mussolini, Hitler, Lenin e Stalin, tanto per citare, hanno fatto la Storia, come Mazzini, Garibaldi, Cavour. Abbattendo statue, distruggendo dipinti, evitando di dare i giusti riconoscimenti, non si annullano i ricordi. Essi ritornano proprio quando i nuovi ideali non vengono fatti fruttare, costringendo la gente a afferrarsi di nuovo ai miti del passato. Se gli uomini della Resistenza sorgessero dalle tombe rimarrebbero indifferenti di fronte a chi, da anni al potere, ha calpestato quegli ideali? Soprattutto, quando gli amministratori civitanovesi del Partito Democristiano eliminano il nome di Almirante (che non doveva essere messo a priori, poiché non ha alcun merito patrio), per apporre quello di un Mandela, che era stato messo in galera solo perchè era un terrorista pseudo-marxista che ordinava di far saltare in aria civili bianchi e neri.
MAMMAMIA CHE ORGANIZZAZIONE, NEMMENO FANTOZZI!!!
In Italia in moltissimi continuano ad osannare le “imprese” di Garibaldi, offendendo così la storia e la dignità delle nazioni Sudamericane. L’indignazione della gente risulta chiaramente in un articolo del giornale il Pais (che vende 300.000 copie giornaliere) e che così scrive il 27-7-1995 a pag. 6: “… Garibaldi. Il presidente d’Italia é stato nostro illustre visitante…… Disgraziatamente, in un momento della sua visita, il presidente italiano si é riferito alla presenza di Garibaldi nel Rio della Plata, in un momento molto speciale della storia delle nazioni di questa parte del mondo. E, senza animo di riaprire vecchie polemiche e aspre discussioni, diciamo al dott. Scalfaro che il suo compatriota (ndr, Giuseppe Garibaldi) non ha lottato per la libertà di queste nazioni come (Scalfaro) afferma. Piuttosto il contrario”. …
Per non parlare della carriera massonica di costui …
«Io son fatto per romper i c….. a mezza umanità, e l’ho giurato; sì! Ho giurato per Cristo! Di consacrar la mia vita all’altrui perturbazione, e già qualcosa ho conseguito, ed è nulla a paragon di ciò che spero, se mi lasciano fare, o se non possono impedirmi il farlo.»
(Giuseppe Garibaldi)
Il signor Garibaldi, più che dedito a rompere i c…o a mezza umanità, era dedito a rubare ed anche a stuprare, … in soldoni a fare razia di denaro e “roba”. . .. Perché portava i capelli lunghi? Un alternativo, un ribelle,? NO! Semplicemente perchè in america latina gli tagliarono un orecchio per aver rubato dei cavalli!! Questo era Garibaldi, un uomo al servizio della corona inglese e della massoneria inglese, dedito alla pirateria per ordine di Sua Maestà!! … Solo in Italia poteva essere osannato come un eroe! … Daltronde sappiamo benissimo come è stata IMPOSTA la cosiddeta “Unità d’Italia”
«Garibaldi! Cos’è Garibaldi? E’ un uomo, nient’altro. Ma è un uomo in tutta l’accezione sublime del termine. Un uomo della libertà, un uomo dell’umanità. Vir, direbbe il suo compatriota Virgilio. Possiede un’armata? No. Delle munizioni da guerra? Niente affatto. Della polvere da sparo? Qualche barile appena. Dei cannoni? Quelli del nemico. Qual è dunque la sua forza? che cosa ha dalla sua parte? Che cosa lo fa vincere? L’anima dei popoli. Egli va, corre, la sua marcia è l’avanzata di un incendio, il suo manipolo di uomini sbalordisce i reggimenti, le sue deboli armi sono incantate, le pallottole delle sue carabine tengono testa alle palle di cannone, egli ha dalla sua la Rivoluzione; e di quando in quando, nel caos della battaglia, nel fumo tra gli scoppi, si vede dietro di lui la dea, come se fosse un eroe di Omero.»
(Victor Hugo, dal Discorso per Garibaldi del 13 giugno 1860, vedi in http://salvatoreloleggio.blogspot.it/2010/06/13-giugno-1860-discorso-per-garibaldi.html )
Garibaldi possedeva l’aninma dei popoli????? Garibaldi era stato profumatamente finaziato dall’Inghilterra, o meglio l’Inghiterra avveva corrotto, gran parte dei generali e uomini di comando del Regno dele due Sicilie!! .. Garibaldi sbarca a Milazzo con mille notai, avvocati, ecc, armati di schioppi caricati ad avancarica (con la flotta inglese che blocacva il porto di Napoli) e secondo voi avebbe messo in fuga a Calatafimi un’esercito borbonico di 30.000 uomini armati di tutto punto e con tanto di artigleria pesante?? Ma su!! … A calatafimi gridò: “O si fa l’Italia o simuore” con mile “pellegrini” male armati? Ma su!! … La verità e che a Calatafimi non si sparò un solo colpo, perché il generale borbonico pagato dagli inglesi ordinò la ritatirata!! Ma quale solevazione popolare!!! .. Per inciso i figli del generale borbonico, compituta l’occupazione piemontese della penisola italiana, furono inseriti nei ranghi dell’esercito piemeontese con il grado di generali. … Eccol l’eroe(?) Graribaldi!!!
Munafo, interessanti i suoi interventi.
Per cortesia qualche link che confermi quanto dice, grazie….
Per Cerasi
Link? Mi rifaccio solo a pubblicazioni universitarie e/o di altri Istituti di Ricerca. Ho avuto modo già di evidenziare la bassa “cultura da Wickipedia” … Oggi tutti apparentemente sanno di tutto e scrivono di tutto, ma in molti casi non hanno gli strumenti (cioè la preparazione culturale) per poterlo fare. Si scrive di tutto: dall’urbanistica, alla scienza, alla religione, alla letteratura, all’architettura … impera la “tuttologia” con un’approssimazione sconcertante. Personalmente scrivo solo su quello in cui ho un’adeguata preparazione.
Comunque, presso l’isituto di Storia dell’Università di Macerata ci sono pregevoli pubblicazioni su quello che ho scritto. Purtroppo solo da qualche decennio si è cominciato a rivedere in maniera più oggettiva e scientifica il nostro risorgimento e cominciamo ad essere publbicati diversi volumi che chiariscono in maniera più aderente alla realtà dei fatti quel periodo storico.
Lu latru all’omu giustu era patruni,
livànnucci di mmucca anchi lu pani,
e parrari ‘un putìa, chi la raggiuni
era data ‘mputiri a mali-cani.
Cui cci la dava? Franciscu Burbuni
chi la liggi ‘un facìa di cristiani,
facìa la liggi a la riversa e brutta:
lu sceccu n’capu e lu patruni sutta.
(Il ladro dell’uomo giusto era padrone
togliendogli di bocca anche il pane
e quello parlare non poteva, perché la ragione
era in potere a cattivi cani.
Chi gliela dava? Francesco il Borbone
che la legge non faceva da cristiani,
faceva la legge al rovescio e cattiva;
l’asino di sopra il padrone di sotto.)
da Pri la vinuta di l’iroi Garibaldi in Sicilia, canto popolare, testo completo e traduzione in http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_150ANNI/PIR_150ANNISITO/PIR_Schede/PIR_Millemusicheecantipopolari/PIR_Icantipopolarisiciliani/PIR_PrilavinutadiGaribaldiinSicilia
Cerasi, qualcosa della vera scienza storica dev’essere trapelato anche in rete, perché leggo per esempio in http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Storia/Altre/Garibaldi02.htm:
«il nostro beneamato eroe nel Sud America si rese colpevole di furto di cavalli e per punizione gli mozzarono l’orecchio destro tanto che fu costretto a fare il capellone per tutta la vita al fine di nascondere una così infamante mutilazione».
Sempre nello stesso link leggo che l’autore si propone di trattare la seguente questione:
«l’ombra del tradimento sussurrato da pochi che aleggia sulla luminosità eroica esaltata dai vincitori e perciò dai molti al riguardo della battaglia garibaldina di Calatafimi combattuta il 15 maggio 1860”.
@ Munafò
Non mi stavo riferendo a wikipedia, perchè le info (su internet) non si ricavano solo da wikipedia…
Potrebbe però, visto che a supporto di quanto afferma cita dei libri (senza però specificare autore, titolo, edizione) almeno linkare qualche pagina in cui tali libri vengono recensiti o, semplicemente, qualche libreria on-line, dove poterli acquistare…
Grazie
Da La Stanza di Montanelli nel Corriere della Sera del 16 ottobre 1995:
“Caro Montanelli, in un elzeviro di alcuni anni fa lessi che durante il soggiorno di Giuseppe Garibaldi in Sud America era stato incolpato di un furto di cavalli. Secondo le leggi vigenti in quel paese, ai ladri di cavalli venivano tagliate le orecchie. Così’ Garibaldi avrebbe subito la stessa punizione e allo scopo di nascondere quell’ umiliante mutilazione decise di farsi crescere i capelli lunghi. Ora da lei come storico desidererei la conferma o la smentita sulla credibilità di questo episodio”
Indro Montanelli:
“Caro Mora, E’ pura fandonia. In collaborazione col collega Marco Nozza, ho dedicato a Garibaldi una biografia che ha dato il più’ largo spazio al periodo sud americano, il più’ garibaldino della vita di Garibaldi. Il quale trovò , in quel continente, tutte le condizioni per diventare ciò che era nato per essere: un capo guerrigliero, un caudillo. Lo diventò , prima in Brasile, poi in Uruguay, non per soldi, ma per spirito d’ avventura. Dell’ aiuto prestato all’ aspirante dittatore Bento di Rio Grande do Sul, alla testa di una banda di descamisados, come lui, fu compensato con una mandria di alcune centinaia di buoi, alla testa della quale intraprese una transumanza di alcune migliaia di chilometri verso Montevideo. Ci arrivò con due sole vacche perché per strada i suoi uomini gliele portarono via tutte. Quando il comandante dell’ esercito uruguagio andò a proporgli un corpo di volontari italiani (ce n’ erano già molti a Montevideo), lo trovò in una catapecchia che mangiava al lume di candela una zuppa di cavoli preparatagli da Anita, una morta di fame come lui che, a differenza delle vacche, gli era rimasta al fianco. Garibaldi fu, per tutta la sua vita, un derubato, non un ladro. Eppure quando, dopo l’ eroica difesa della Repubblica Romana nel 1849, dovette darsi alla macchia, tutti erano convinti che si fosse portato al seguito “il tesoro”, e non per anni, ma per decenni, contadini e pastori seguitarono a cercarlo nelle paludi del ravennate dove lui si era rifugiato, e dove Anita era morta. Nessuno voleva credere che Garibaldi fosse fuggito senza il tesoro evidentemente perché ognuno, al suo posto, sarebbe fuggito col tesoro. Io, caro Mora, non sono uno di quelli per i quali parlar male di Garibaldi e’ peccato mortale. Garibaldi fu un gran Generale, ma di guerriglia, non di guerra: in un esercito regolare, e contro truppe regolari, sarebbe stato un disastro. In politica fu un gran pasticcione. Ma due cose non possono essergli contestate: il coraggio e l’ onestà . Per il coraggio non c’ e’ nemmeno di che fargliene lode perché’ non aveva il senso del pericolo. E forse non c’ e’ da fargli lode nemmeno dell’ onestà perché dei soldi non aveva bisogno e nemmeno desiderio essendo uomo di pochissime pretese, pago di una vita mezzo da contadino e mezzo da marinaio: una zuppa di cavoli, una fetta di pane col pomodoro e un bicchier di vino gli bastavano. La storia del furto di cavalli e’ come quella della fuga col tesoro di Roma: una vergogna non di Garibaldi, ma di chi le ha inventate e le propala.”
Fonte http://archiviostorico.corriere.it/1995/ottobre/16/Parliamo_bene_Garibaldi_co_0_951016596.shtml
Per Cerasi,
nel mio sito personale (nome e cognome senza accento) nella sezione pubblicazioni, segnalo una bibliografia sull’argomento
sarebbe anche ora di dire che l’Italia disunita era un’ Italia pacifica, che non conosceva guerre catastrofiche da più di mille anni, mentre l’Italia unita è stata subito protagonista e teatro delle due più rovinose e terribili guerre mondiali della storia dell’umanità…
@ Munafò
Grazie mille, andrò a verificare
@ Pavoni
Mille anni che non ci massacravamo tra regni, signorie, staterelli vari???
Cioè dall’anno 1.000, in Italia, tutti vivevano pacificamente??
Avrò studiato un altra Storia…
studioso Cerasi, mi citi una guerra in Italia dall’anno mille in poi che abbia provocato centinaia di migliaia di morti che io proprio non me la ricordo… avrò l’Alzheimer?
@ Pavoni mi scusi,
ma se vuole fare polemica, almeno si documenti un pochino…
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Le “guerre” medioevali, che comunque facevano migliaia di morti, erano combattute con armi NON minimamente paragonabili con quelle usate nella Prima e (più ancora) nella Seconda Guerra Mondiale
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Pertanto, se come lei asserisce, l’Unità di Italia è stato preludio di guerre catastrofiche sta dicendo una corbelleria oceanica e dimostra che non sa assolutamente di cosa sta parlando.
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Lo sa, si, che i fucili ed i cannoni usati (ad esempio) a Waterloo sono giocattolini se paragonati ai fucili e ai cannoni della Grande Guerra, sia per gittata che per precisione di tiro..
…..Per non parlare poi dei “danni” che tali armi potevano procurare.
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E i “formidabili” fucili della Prima Guerra Mondiale (“formidabili”, se paragonati ai fucili a canna liscia di 100-150 anni prima), lo sa si, che al confronto di quelli della II Guerra Mondiale diventano arcaici e che, se li paragoniamo alle armi odierne, diventano più che prestorici??
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Pertanto asserire che l’Unità d’Italia è preludio di guerre di massa (e di stragi) senza considerare la tecnologia significa dire una c.zz@t.. con il botto…
sa io pensavo che una guerra tra Fermo e San Ginesio avesse un peso diverso da una guerra dell’Italia contro USA e Russia e Francia e Inghilterra ma lei mi ha spiegato che se San Ginesio avesse avuto i B52
l’orrore sarebbe stato comparabile… mi ha convinto… la ringrazio…
L’idea che le fonti della scienza seria e della cultura alta non possano essere attinte tramite link è davvero borbonica, per esprimerla forse bisogna non aver mai sentito parlare di open access (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Open_access),forse bisogna non avere mai appreso la notizia che l’Unione Europea, tanto per fare un esempio istituzionale, ha già da tempo scelto la via del libero accesso on line ai contenuti della ricerca scientifica (vedi http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-01-17/giovani-ricercatori-125658.shtml).
Per quanto riguarda Wikipedia suggerisco la lettura di questa intervista ad Umberto Eco: http://it.wikinews.org/wiki/Intervista_a_Umberto_Eco.