L’arch. Paolo Castelli con il sindaco Romano Carancini, la vice sindaco Federica Curzi e la figlia Paula
I novant’anni dell’architetto maceratese Paolo Castelli, figura di spicco nell’architettura marchigiana e nazionale, sono stati festeggiati oggi con una iniziativa pubblica, promossa dalle associazioni Punto ed a Capo e GAM (Giovani Architetti di Macerata), con il patrocinio del Comune, della Provincia e dell’Ordine degli Architetti, presenti istituzioni, amici e familiari, tra cui i figli Paula e Alessandro.
Figura centrale nel dibattito architettonico marchigiano del ‘900, Paolo Castelli è stato salutato dagli interventi ufficiali della vice presidente della Provincia Paola Mariani, dal sindaco Romano Carancini e dall’elogio ufficiale a cura del critico d’arte Lucio del Gobbo che ha messo in evidenza la figura e l’opera dell’arch. Castelli, ultimo baluardo della qualità dell’architettura, fautore dello scambio di idee tra professionisti e del lavoro di gruppo per arricchire e migliorare il livello dell’architettura che ha il dovere di perseguire il bello, in quanto appartenente alla comunità.
“Festeggiare il compleanno di questo grande architetto – ha detto il sindaco Carancini formulando gli auguri a nome dell’intera città – ci fa molto piacere e costituisce un’occasione per riflettere sulla qualità urbana e guardare al futuro della nostra città da questo punto di vista”.
Paolo Castelli. Architetto, urbanista, pittore, uomo di lettere, Castelli ha frequentato la facoltà di Architettura di Roma durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, laureandosi nel 1947.
Impegnato nei più svariati dibattiti, la sua figura ricorda per certi versi quella dell’Homo Faber rinascimentale, ossia colui che vuole essere assoluto artefice del proprio destino.
Da sempre attento al rapporto con il contesto esistente, egli non concepisce mai l’Architettura come oggetto in sé, ma come un continuum esterno-interno di eventi che si susseguono nello spazio e nel tempo. Questa sua visione totale è figlia dei grandi maestri del Movimento Moderno, Wright e Mies, che egli guarda con grande interesse sin dagli anni della formazione universitaria.
Fondatore del Gruppo Marche, studio interdisciplinare che rappresenta oggi, a più di quarant’anni dalla sua nascita, una realtà unica nelle Marche, e di rilievo nazionale, egli ha sempre privilegiato, sin dall’inizio della sua attività, il lavoro di gruppo a quello individuale, rendendosi conto di quanto lo scambio di idee e conoscenze fosse utile al fine di arricchire il bagaglio dei singoli professionisti e migliorare il livello dell’architettura.
La sua profonda onestà intellettuale e la sua innata passione per l’architettura gli hanno sempre permesso di porre al primo posto l’interesse della comunità rispetto a quello della committenza, anche quando si è trattato di clienti privati, fattore questo che gli ha permesso di non abbassare mai il livello della sua ricerca, che si è mantenuta sempre di altissimo livello.
Alcune delle sue opere più conosciute nelle Marche, solo per citarne alcune, sono:
L’Ina Casa a San Severino Marche (1950), l’Ina Casa in via Spalato a Macerata (1952), il Municipio di Porto Sant’Elpidio (1955), Villa Mantini a Matelica (1959), la Casa del Pendio alla Cimarella (1962), l’Ospedale Civile di Macerata (1967), la Sede della Banca Popolare di Sarnano (1969), gli Alloggi Gescal a Morrovalle (1969), la Chiesa a Casette Verdini (1971), il Liceo Ginnasio Rinaldini ad Ancona (1973), la Facoltà di Ingegneria ad Ancona (1979), la Scuola Elementare a Montelupone (1987).
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Un bozzetto autografo dell’architetto Paolo Castelli conservato nell’archivio storico di Nuova Simonelli
Nuova Simonelli si unisce idealmente agli odierni festeggiamenti per il 90esimo compleanno dell’architetto maceratese Paolo Castelli e, nell’esprimere all’insigne professionista i più cordiali auguri, desidera ricordare la sua giovanile collaborazione con l’azienda.
“Alla fine degli anni Cinquanta – ricorda Nando Ottavi, presidente di Nuova Simonelli – l’architetto Paolo Castelli disegnò una delle macchina per caffè espresso di maggiore successo, oggi diventata elemento prezioso della nostra collezione storica”.
La macchina, modello Eureka (design Paolo Castelli), entrò in produzione nelle Officine Simonelli di Tolentino nel 1959 e per tutti gli anni Sessanta fu la più apprezzata dalla clientela. I baristi la ponevano sul bancone in posizione tale che il cliente potesse ammirare l’intera parte frontale in ottone, poiché essa costituiva una vera e propria opera d’arte. Ogni pezzo, in ottone e rame, era fresato a mano nelle officine dell’Istituto professionale di Stato di Tolentino. La fascia inferiore del pannello, lavorata a sbalzo, dava alla macchina una preziosità assoluta di prodotto dell’artigianato artistico, prima ancora che industriale e ciò anche grazie al design dell’architetto Paolo Castelli, che ben si inseriva nello stile dell’arredamento dell’epoca.
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buon compleanno
Meno male, un profeta in Patria.