Il Pd torna a casa nel socialismo europeo

"Ed ora si faccia la legge elettorale restituendo la scelta agli elettori"

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Bruno Mandrelli

Bruno Mandrelli

di Bruno Mandrelli*

Sette anni fa partecipai ad una riunione politica all’Asilo Ricci e l’argomento era il nascente partito democratico. Intervenni e, tra l’altro, mi soffermai su quella che ritenevo essere una questione irrisolta, a dare l’adesione alla grande famiglia del socialismo europeo che ritenevo indispensabile per una forza politica progressista e riformista quale il PD ambiva ad essere. Ricordo bene quel giorno perché non potei seguire tutto il dibattito, dovetti raggiungere l’abitazione dei miei genitori dove mio padre stava morendo (ci lasciò poche ore dopo). Oggi è quindi una bella giornata perché la meta è stata raggiunta e dobbiamo ringraziare Matteo Renzi e la direzione nazionale del partito che, semplicemente, hanno fatto una cosa che è in se semplice: ci hanno portato a casa. Certo, è una vecchia casa, ha bisogno di essere ristrutturata e rinfrescata e, per tale profilo, il partito democratico potrà dare un contributo importante. Ma è la nostra casa ed esservi finalmente entrati ci renderà più forti e più chiari nell’azione politica di tutti i giorni: quel che non si è riusciti a far bene partendo dal basso (eliminare le controindicazioni e le contraddizioni della “fusione a freddo”) possiamo ora farlo partendo dall’alto, condividendo valori, impostazioni programmatiche e progettuali europee che – uniche – sono sopravvissute in qualche modo ai disastri ideologici del secolo breve. Capisco coloro che non sono d’accordo e non condividono, spero che questi amici capiscano che non è più tempo di remare contro e, se proprio non ce la si fa, si ritirino in buon ordine: vanno bene i casi di coscienza, inevitabili quando si milita in un partito che ha l’ambizione di rappresentare la maggioranza assoluta di uno schieramento che a propria volta ambisce a rappresentare più o meno la metà del corpo elettorale, va meno bene quando i casi di coscienza pretendono di piegare innaturalmente la linea del partito e della maggioranza dei suoi militanti ed elettori: spero comunque che ce la possano fare quasi tutti.

L’altra buona notizia è che la settimana prossima sembra inizi in Parlamento il percorso concreto per la modifica della legge elettorale. Me lo auguro, pur condividendo assai poco del modello che viene proposto e nel quale vedo come unico elemento positivo quello del ballottaggio a garanzia dell’emersione di maggioranze chiare e conseguente governabilità. Per il resto, lista bloccata prima o listina bloccata poi la ferita democratica non si rimargina: se le preferenze proprio non piacciono (ed allora, coerentemente, le si elimini anche per le elezioni comunali o europee, tanto per provocare) si ragioni in termini di collegi uninominali, restituendo un vero potere di scelta agli elettori, potere che non potrà essere per sempre compresso e surrogato da elezioni primarie di partito (che, comunque, in via provvisoria sono meglio di niente). I parlamentari si impegnino quindi fortemente su questo tema: come nominati non potranno mai avere rispetto politico (parlo della funzione, naturalmente, non delle persone) ma eviteranno il disprezzo dei cittadini laddove vengano a frapporre ostacoli del tipo “facciamo prima la riforma del senato” o “ma ben altri sono i problemi”.

Avv. Bruno Mandrelli, consigliere comunale del Pd

 



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