di Carmen Russo
Una situazione tutto sommato positiva, quella che è emersa dall’incontro di questa mattina durante il quale il direttore della Dpl Pierluigi Rausei, Massimo Lanzavecchia della Legacoop e Mauro Scattolini della Confcooperative hanno illustrato gli ultimi dati dell’Osservatorio provinciale che ha proceduto puntualmente ad azioni di verifica della genuinità di forme di internalizzazione coinvolgenti società cooperative. Le imprese che scelgono la forma della società cooperativa sono quelle che meglio hanno saputo fronteggiare la crisi. Il lavoro dell’Osservatorio provinciale sulla cooperazione si è concentrato su 51 società, di cui 13 aderenti e 38 non aderenti, pari al 12,7% del totale delle imprese del territorio. Sono emersi 16 lavoratori irregolari e 5 in nero (nel 2010 erano pari a 126 e 23).
“Un dato – afferma Pierluigi Rausei – che conferma un buon lavoro. La presenza e partecipazione del lavoratore fa sì che nelle sue mani ci sia controllo e si senta così parte attiva nell’impresa, come avviene già da tempo in altri Paesi”.
Le imprese che scelgono la cooperazione, seppur non esenti dalla crisi, sono riuscite meglio a fronteggiarla e a crearne di nuove. Nelle Marche dal 2009 al 2013 le imprese sono passate da 1600 a 1900, mentre nello stesso periodo nella provincia di Macerata sono cresciute, da 330 a 402.
Al 31 dicembre 2013, dunque, sono 402 le aziende del Maceratese, tra cui 121 a Macerata, 63 a Civitanova, 20 a Recanati e 17 a San Severino e Tolentino. Il principale settore a cui si orientano le imprese è quello della Produzione Lavori (il 54%), seguito da quello Sociale (15,7%) e Agroalimentari (9,7%), in coda quelle di Credito (1%) e Banca Credito Lavoro (0,7%).
Del totale delle imprese sono 153, pari al 38,1%, quelle aderenti e centrali cooperative che comunque risultano avere un fatturato maggiore (71,3%) di quelle non aderenti e anche un numero maggiore di addetti 2089 contro i 926 di quelle non aderenti.
Eppure il 2014 rischia di essere un anno difficile sull’onda degli scorsi anni: “Una crisi dalla durata straordinaria – dice Lanzavecchia – l’unica strada è appunto quella di scegliere la cooperazione per poter garantire ai lavoratori sicurezza, garanzie e più rispetto perché il mercato è in gran parte pubblico”.
La conferenza indetta questa mattina era orientata anche a presentare le pubblicazioni realizzate dalle Centrali cooperative relativamente al lavoro svolto in seno all’Osservatorio, con riferimento all’Atto di Indirizzo in materia di appalti ad uso delle pubbliche amministrazioni e ai Protocolli d’intesa in materia di installazione di sistemi di sicurezza, antirapina e antifurto nei luoghi di lavoro; la tutela delle condizioni di lavoro e vigilanza in agricoltura; la tutela del lavoro e vigilanza nel settore dell’autotrasporto e la legalità e sicurezza negli appalti. Le pubblicazioni, disponibili ai cittadini nel sito istituzionale, hanno già avuto un boom di visualizzazioni, espandendosi anche extra regione “significa che il nostro modello funziona”, ha detto Pierluigi Rausei, il direttore della Dpl di Macerata.
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Le cooperative non allineate in genere sono quelle dette “spurie” che di sociale non hanno niente,hanno contratti riconosciuti dallo stato grazie a cavillosi marchingegni e non sono riconosciute dai maggiori sindacati. Le tariffe orarie sono in genere più basse e come ad esempio quelle Unci addirittura sfiorano lo sfruttamento. Non per niente un magistrato torinese dopo aver condannato una cooperativa che applicava questo contratto alla sentenza ci aggiunse qualcosa di suo che diceva più o meno così ” I contratti UNCI ledono la dignità del lavoratore “. Qui nelle Marche l’ UNCI fa capo a Francesco D’Ulizia e a suo padre l’ex onorevole Luciano D’Ulizia inventore del sistema Unci. La loro sede è a Macerata e sta nella stessa palazzina dell’ Ispettorato del Lavoro da cui sono stati comunicati tutti i dati dell’articolo di cui sopra. Nonostante da tempo si stia lottando contro queste aberrazioni,ancora nessuno riesce a sciogliere la matassa.
@Ciro: si, ci sono anche cooperative c.d. “spurie”, quelle che non hanno vita democratica interna, sfruttano il lavoro dei lavoratori che spesso non sanno nemmeno di essere soci, non rispettano i contratti e le regole del lavoro oppure (è il caso dell’Unci) applicano contratti al ribasso e fanno concorrenza sleale alle cooperative sane che rispettano le regole (la grande maggioranza); e questa situazione è ben presente alle altre Centrali Cooperative e ai Sindacati che sono molto attivi su questo fronte, e anche alla Direzione del Lavoro anch’essa molto impegnata, e anche alla Regione, e anche al Ministero … e se son rose fioriranno!
Le cooperative non allineate in genere sono quelle dette “spurie” che di sociale non hanno niente,hanno contratti riconosciuti dallo stato grazie a cavillosi marchingegni e non sono riconosciute dai maggiori sindacati. Le tariffe orarie sono in genere più basse e come ad esempio quelle Unci addirittura sfiorano lo sfruttamento. Non per niente un magistrato torinese dopo aver condannato una cooperativa che applicava questo contratto alla sentenza ci aggiunse qualcosa di suo che diceva più o meno così ” I contratti UNCI ledono la dignità del lavoratore “. Qui nelle Marche l’ UNCI fa capo a Francesco D’Ulizia e a suo padre l’ex onorevole Luciano D’Ulizia inventore del sistema Unci. La loro sede è a Macerata e sta nella stessa palazzina dell’ Ispettorato del Lavoro da cui sono stati comunicati tutti i dati dell’articolo di cui sopra. Nonostante da tempo si stia lottando contro queste aberrazioni,ancora nessuno riesce a sciogliere la matassa.