Dalla graduatoria annuale del “Sole 24 ore” sulla qualità della vita nelle centosette province italiane risulta che quella di Macerata si piazza all’ottavo posto (leggi l’articolo). Questo risultato, che deriva da innumerevoli parametri sociali, economici e culturali, ha suscitato i sarcasmi coi quali una gran parte dei maceratesi è solita accogliere ogni pur minimo segnale positivo sulla città. Vero è che gli effetti della crisi si avvertono anche da noi e sono pesanti. Ma quell’ottavo posto non significa affatto che nel Maceratese si viva benissimo. Figuriamoci! Significa semplicemente che da noi si vive peggio che in altre sette province ma meglio che nelle altre novantanove. E questo in una situazione generale che certamente è peggiore di quanto fosse in passato. Tutto qui. Ciò comunque non toglie che classificarsi ottavi su centosette sia, relativamente parlando, una buona notizia e lo sia soprattutto su scala regionale, giacché Ancona, Ascoli e Pesaro stanno dietro. E non capisco per quale strana ragione non dovremmo accoglierla con un minimo di compiacimento.
Ma ora vorrei soffermarmi su un argomento che solo apparentemente è molto diverso, cioè su quale città otterrà il titolo di Capitale europea della cultura che fra cinque anni spetterà all’Italia. Nella prossima estate lo deciderà una giuria internazionale che ha già selezionato sei finaliste, ossia Cagliari, Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna, Siena. Le candidature, all’inizio, erano ventuno e comprendevano anche Aosta, Bergamo, Caserta, Erice, Grosseto, L’Aquila, Mantova, Palermo, Pisa, Reggio Calabria, Siracusa, Taranto, Urbino, Vallo di Diano-Cilento e Venezia-Triveneto. Due cose, a mio avviso, vanno sottolineate. La prima è che, come dimostrano il binomio finalista Perugia- Assisi e quelli, esclusi dalla finale, di Venezia-Triveneto e Vallo di Diano-Cilento, la gara era aperta non soltanto alle singole città ma anche ai territori ad esse collegati, e molto vasti come nel caso, ad esempio, del Triveneto. La seconda cosa è che i titolari di alcune delle candidate non ammesse alla finale hanno severamente criticato la loro esclusione con parole che sintetizzo così: “Ci siamo impegnati moltissimo, abbiamo presentato credenziali di assoluto valore, ma evidentemente hanno prevalso criteri di altra natura”. I soliti sospetti all’italiana? Può darsi. Ma ciò dimostra quanto ci tenessero, a questo blasone, considerandolo un’importante occasione di visibilità non solo in Europa e finalizzata non solo a richiamare turisti.
Un passo indietro. All’inizio di giugno dell’anno scorso il professor Francesco Adornato, preside della facoltà di scienze politiche all’ateneo maceratese, rivolse agli enti pubblici e alle associazioni private la proposta di far concorrere anche la nostra città e la nostra provincia elaborando, tutti insieme, una candidatura in linea coi requisiti richiesti, requisiti non soltanto di storia patria, monumenti, uomini illustri e cultura in senso stretto ma relativi pure ai persistenti valori civili, all’ambiente e allo spirito innovativo delle attività economiche. Un appello, insomma, che presupponeva l’unità di intenti fra il Comune capoluogo, gli altri cinquantasei Comuni, la Provincia, le due Università, le Diocesi, l’Accademia di belle arti, la Camera di commercio, la Fondazione Carima, lo Sferisterio, il Parco dei Sibillini, la Confindustria, i sindacati, i musei, i teatri, le libere associazioni di cittadini. La qual cosa, a prescindere dall’esito del concorso, avrebbe dato prova di una coesione che da noi, a cominciare dal capoluogo, ha sempre fatto difetto e che invece – soprattutto oggi, in tempi di crisi – sarebbe servita, quasi per un allenamento di squadra, ad affrontare altre e più importanti sfide future su scala globale .
A prescindere, ripeto, dall’esito del concorso. Ma l’importante, diceva con spirito olimpico il barone De Coubertine, non è vincere, è partecipare. E a Macerata e al Maceratese non mancavano buone carte da giocare. Si pensi agli oltre quaranta centri storici lungo i crinali del Chienti e del Potenza, che per la bellezza di chiese, palazzi e piazze possono competere con qualunque altra realtà territoriale del nostro Paese. Si pensi alla fascinosa singolarità del paesaggio, che nel raggio di pochi chilometri unisce il mare Adriatico ai monti Sibillini. Si pensi alle virtù civiche della popolazione, alla sua atavica inclinazione alla mitezza e all’accoglienza. Si pensi, ancora e sempre, a Giacomo Leopardi, alla scoperta, oggi, negli Stati Uniti, della sua sbalorditiva attualità di pensiero. Si pensi alle due università: quella di Macerata – cinque facoltà, ventidue corsi di laurea – ha origini nel 1290 e quella di Camerino – anch’essa con cinque facoltà e ventidue corsi di laurea – nel 1336. Si pensi all’arte: il prestigio europeo del quattrocentesco “gotico cortese” dei Salimbeni a Sanseverino e della scuola di Cola di Pietro e Arcangelo di Cola a Camerino, e, con un salto di secoli, il “futurismo” a Macerata, e, ai giorni nostri, il numero uno della scenografia cinematografica Dante Ferretti, due volte Premio Oscar, e, nel campo dell’animazione multimediale, Iginio Straffi e il successo planetario delle sue “Winks”. Si pensi infine all’innovazione tecnica ed estetica dei prodotti industriali e artigianali, i Guzzini nell’illuminazione, la Frau nell’arredamento, Paciotti e Santoni nell’abbigliamento, e la Simonelli nelle macchine da caffè, che da tempo hanno varcato ogni confine. E molto altro dimentico.
Tutto questo, signori, è “cultura”, una parola che di un territorio e di un popolo esprime la storia, le cognizioni, le tradizioni, i comportamenti, il persistere di un costume di vivere. E non sarebbe stato sufficiente, tutto questo, per tirarne fuori (cento pagine, con dati, immagini e testimonianze, in collaborazione con giovani ricercatori universitari) una decorosa candidatura che non avrebbe certo cambiato i nostri destini ma, come l’ottavo posto per qualità della vita di cui ho detto all’inizio, sarebbe stata pur sempre espressione di un’orgogliosa consapevolezza di sé?
Ebbene, come è stata accolta la proposta di Francesco Adornato? Con un generale disinteresse, con un generale silenzio, perfino con qualche velenosa ironia. Rarissime, e di cortesia personale, le voci a favore. Poi nulla. I destinatari di quell’appello – istituzionali, politici, economici – si sono chiusi nella quotidianità del loro “particulare”. Capitale europea della cultura? Ma via, noi abbiamo ben altro da pensare! Ma via, non stiamo mica sulle nuvole, scendiamo sulla terra! E qualcuno, fra gli intellettuali, parlò perfino di “delirio di onnipotenza”, come se il solo immaginare che questa città potesse uscire, almeno una volta, dal suo grigio brontolìo sul presente fosse frutto di una malattia mentale. Ma il “delirio di impotenza” non è anch’esso una malattia mentale, forse più grave? E sia. Si pratichi dunque la virtù cristiana dell’umiltà, tipica della “Civitas Mariae”, e, ahimè, la si pratichi con una pervertita tendenza all’autoflagellazione, sognando il premio eterno che ci aspetta dopo la morte. Amen.
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Sono totalmente d accordo. Siamo specializzati nel piagnisteo generale e talmente ottenebrati dal una tafazziana autodetrazione che quando il sole 24 ore ci dice ‘siete nella top ten della qualità della vita’ invece di essere contenti e magari spronati a fare meglio , gridiamo al complotto .
Sono anni che sento parlare del turismo e della cultura come leve di crescita sviluppo e ricchezza, salvo poi sentire solo sgignazzi di fronte a un prof. Adornato che propone la candidatura a capitale europea.
Vivere a Macerata , o nelle marche, è un valore aggiunto che pare capire solo chi maceratese non è. Ma non disperiamo prima o poi ci accorgeremo di non essere la serie b di nessuno.
C’è forse da meravigliarsi @liuti? Macerata non detiene, da sempre, il primato di ‘marche nelle Marche? Qualche lettore può aiutarci a trovare un’eccezione che confermi la regola?
Bello, bellissimo Dott. Liuti, più volte ho chiesto come Capoluogo di dialogare di più con i 57 comuni della nostra Provincia, arredando anche Corso della Repubblica con i loro simboli, aggiungendo poi al nome Macerata Camerino. Il Prof. Adornato vive l’Università molto intensamente che con il Magnifico Lacchè sono arrivati addirittura in Cina. Loro con questo hanno dato una continuità alle manifestazioni su Padre Matteo Ricci, mentre la politica a spento tutto perchè secondo molti maceratesi fa paura anche a partecipare. Continui a battersi qualcosa cambierà.
C’è da meravigliarsi @liuti? Non sapevamo che Macerata da sempre ha il primato di ‘marche nelle Marche’?
Complimenti condivido
Credo che sia troppo facile andare in Cina e portare le nostre opere in altri posti usando i soldi pubblici, ma tutto questo cosa ha portato effettivamente a Macerata? Poi quando le cose non vanno bene chi paga l’errore? Comi i vari lavori in corso senza fine o le cose mai completate o fatte male come la galleria ecc… Poi come si fa ad entrare in politica o meglio a crederci, con tutto quello che si sente e vediamo? Tutti sanno ma nessuno fai mai nulla solo dopo che le cose sono scoperte, e non è a caso… credo che sia ora che ci giuda butti la maschera sia a livello locale che in tutti Italia o aspettiamo che la barca affondi, intanto pero tutti il posticino se lo sono assicurato pensioni auto blu e agevolazioni varie. Un pensionato con 400 € dove arriva, i giovani cosa faranno in un paese ridotto in questo modo in cui le fabbriche chiudono e vanno all’estero? Anche i Cinesi se ne vanno e sono un grande popolo che lavora e d’ingegno oltre ad avere una storia millenaria, le cui tradizioni sono ancora vive e presenti nella loro cultura, cosa che un paese come questo non ha fatto, ne tutelato da chi doveva farlo contribuendo alla distruzioni dei suoi valori etici e morali, con la scusa di governare e aiutare i cittadini, che oltre tutto non vedono nulla se non l’aumento delle tasse e delle portate in giro e dei disagi, basta camminare sia a piedi che la macchina le strade e marciapiedi fanno pena e non tocchiamo il tasto centro storico, si stanno facendo iniziative una dietro l’altra ma non porterà nulla, oggi sono stato a Corso Cairoli non capisco perché chi espone e di solito sono amatori e non professionisti, perché devono pagare il posto stanno facendo una arricchimento alla città eppure se ne approfittano tutto a parole è bello ma poi nei fatti sono quelli che vediamo.
Se siamo arrivati a questo livello lo dobbiamo a noi stessi che abbiamo mandato al potere dei bifolchi che hanno pensato ai loro interessi di portafoglio e di clientela e non alla grandezza della nostra Civiltà. Ormai siamo sottoterra e ci siamo messi nelle mani di extracomunitari, di clandestini, di tribalisti africani e, stavo per dire, di musulmani. Almeno, costoro una civiltà da proporre ce l’hanno… Così forte che subentreranno facilmente al quella giudaico-cristiana-illuminista-marxista, che ci ha guidato fino ad oggi.
Partecipare conviene sempre, specialmente a coloro ai quali per incassare basta partecipare e non vincere.
Guardare all’Europa… e piangerci addosso!
Macerata e provincia, con spirito olimpico e senza complessi d’inferiorità né timori reverenziali, guardino all’Europa, e non si lascino sfuggire un’eventuale gara per l’assegnazione del titolo di Capitale Europea del Delirio.
meglio smettere di guardare all’Europa…per quello che ci ha portato negli ultimi splendidi anni sotto tanti punti di vista…e cominciare ad occuparsi seriamente di casa nostra anche a livello di turismo…in questo caso anche europeo e non ,ma sviluppato con oculatezza e non in modo becero settario e partitocratico in cui ognuno pensa solo a coltivare il proprio orticello oppure l’orticello delle proprie conoscenze e basta….
Concordo con il pensiero di Giancarlo Liuti, ma non del tutto. Che il delirio di impotenza sia peggiore del delirio di onnipotenza non ne dubito.
Che la nostra bella Macerata sia risultata all’ottavo posto nella classifica delle citta’ in cui si vive meglio, mi ha fatto piacere ma………. io avrei preferito vedere Macerata, un po’ piu’ in basso nella graduatoria, ma attrezzata di una tangenziale che avesse favorito l’accesso alla citta, di parcheggi che, dotati di ascensori, avessero facilitato l’ingresso al centro della citta’, di un palazzetto dello sport ove fare sport, cultura e divertimento.
Tutto questo avrebbe certamente vitalizzato il centro storico della citta’, tutto questo sarebbe stato l’antidoto al letargo in cui oggi Macerata vive.
Sinceramente l’ottavo posto di Macerata affetta da letargia….non mi rende particolarnente felice.
Nelle questioni economiche, non è tanto gli occhi per vedere il cibo che mancano, quanto i denti per mangiarlo.
Un qualsiasi buffone di corte può sedersi sul trono. Scherza, scherza, il bufone si avvicina al trono e vede che il re non c’è più; c’è solo la sua ombra.
E ci si siede. Per ridere. Per far ridere. E si ritrova re.