Una splendida full immersion nel contemporaneo, un’indispensabile ‘appendice’ a tutti i manuali scolastici di storia che si fermano tuttalpiù alla seconda guerra mondiale e non spiegano l’attualità e i movimenti che l’hanno originata. “Potere e Petrolio. La Sfida di Enrico Mattei”, il filmato prodotto dall’archivio storico dell’Eni, è stato ancora una volta all’istituto comprensivo ‘Dante Alighieri’ di Macerata l’abbecedario, il testo audiovisivo di storia ed economia dal quale partire per una lezione tesa a capire ‘com’eravamo’ poco fa e come ‘siamo’.
La piccola ma necessaria rivoluzione copernicana (senza la quale la scuola resta una macchina polverosa destinata a fallire nell’obiettivo di creare una coscienza legata ai tempi nuovi) è stata attuata l’altra mattina nell’auditorium della ‘Dante Alighieri’ con insegnanti specialissimi, richiamati dal nome di Enrico Mattei. Per la regia intelligente e concreta della dirigente, professoressa Rita Emiliozzi, e della docente referente del Progetto Lettura, Maria Luisa Luchetti. Ai ragazzi di ‘terza’, dopo il filmato che introduceva un magmatico dopoguerra per arrivare, esattamente 51 anni fa, alla morte (e cioè all’assassinio) di un grande manager che faceva gli interessi del Paese (non i suoi), hanno ‘raccontato’ la loro irripetibile esperienza ‘i ragazzi di Mattei’.
Il produttore cinematografico Gioele Centanni (dell’ufficio di segreteria del fondatore dell’Eni), Giovanni Trecciola (a capo di tutte le campagne di perforazione nel mondo sotto l’egida del cane a sei zampe), Gilberto Cruciani (a tu per tu con i pozzi più profondi d’Europa), Sebastiano Gubinelli (del servizio rifornimento aerei), Ivano Tacconi (pontista). Con loro l’inviato Onu per l’emergenza siriana, Emanuele Tacconi, già dipendente Eni (in precedenza la scuola aveva ospitato, sempre nel nome di Mattei, Andrea Angeli) e il giornalista Maurizio Verdenelli, autore del libro “La leggenda del santo petroliere” (Ilari editore), testo cartaceo di questo ‘corso virtuale’ alla scoperta ‘non di una storia d’Italia –ha detto il giornalista- ma della stessa storia di questo Paese e dei perché dell’attuale crisi”.
Tante le testimonianze. “Strinsi la mano a Mattei a Gela dove lavoravo, quel 27 ottobre 1962, poco prima che salisse sul suo bireattore dov’era stata nascosta la bomba” ha raccontato Cruciani che vent’anni dopo, come sindaco di Matelica, intervenne a Roma in Campidoglio ad una cerimonia di anniversario. “La damnatio memoriae ancora era così forte che nessuno avrebbe pronunciato il nome di Mattei se non fosse stato per Vincenzo Gandolfo, che era stato a capo della segreteria del presidente e a lui devotissimo”. E Gubinelli: “Ero in servizio a Linate quella sera maledetta ad attendere un aereo che non sarebbe mai più arrivato. A me diedero la notizia dalla torre di controllo: ‘Agip, abbiamo perso il contatto…’. Non mi preoccupai più di tanto, succedeva talvolta. Invece… e pensare che Mattei si fidava solo di noi marchigiani. La sorella Maria me l’aveva detto qualche mese prima: ‘Enrico è tanto contento che siete voi, i suoi ragazzi marchigiani, a mettere le mani sull’aereo. Invece a Catania ci fu chi, distraendo la sorveglianza del pilota Bertuzzi, collocò il tritolo…”. “Fu una valigetta quella che esplose” ha detto Centanni, portando un elemento di novità nella vicenda di quelle ultime ore. E ai ragazzi ha indicato in Mattei l’altro grande maceratese, insieme con Leopardi e Padre Matteo Ricci, che illuminano la storia della nostra terra. ‘Monumenti dai quali prendere esempio”.
Da Emanuele Tacconi, invece, il racconto di un maceratese che sulle orme paterne e di Mattei ha voluto il mondo come scenario della propria vita, al servizio degli ultimi. “Sono felice di tornare in questa scuola, che mi ha visto suo allievo” ha ricordato l’inviato dell’Onu alla vigilia del suo ritorno nei campi di profughi siriani, minacciati ora da un’epidemia di polio.
“La lezione non termina qui” ha promesso la preside. E il campanello stavolta ha segnato la conclusione di ‘un’ora particolare’ (in verità l’intera mattinata) che tutti, ‘insegnanti’ e studenti, avrebbero voluto ‘allungare.
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E’ PIU’ GRANDE IL SUO INSEGNAMENTO CHE IL SUO PROGETTO DI INSERIRE LA NOSTRA INIZIATIVA ECONOMICA IN UN CONTESTO E IN UNA COMPETIZIONE INTERNAZIONALE . UNA LUCIDITA’ OPERATIVA CHE INDICA DA UN LATO LA SALDEZZA NEI VALORI DELLA NOSTRA FERMA E TRASPARENTE OPEROSITA’ MARCHIGIANA E CHE ESPRIME DALL’ALTRO LA COSCIENZA DI ESSERE PARTE DI UNA COMUNITA’ NAZIONALE DALLE GRANDI TRADIZIONI UMANE E CULTURALI CHE SI SONO DIFFUSE NEL MONDO ANCHE CON LA NOSTRA PUR SOFFERTA EMIGRAZIONE ED I SACRIFICI DEI NOSTRI CONNAZIONALI che non potevano essere soffocate dalle conseguenze del disastro della seconda guerra mondiale . MATTEI , CHE E’ STATO UNA MENTE DELLA IMPRENDITORIA PUBBLICA E’ STATO SULLA STESSA LUNGHEZZA D’ONDA DI ADRIANO OLIVETTI E TANTI ALTRI IMPRENDITORI CHE SI SONO SPESI E SI SPENDONO AUTONOMAMENTE E CON SPIRITO DI ALTRUISMO PER UNA CRESCITA ECONOMICA CHE CERCA SEMPRE DI TROVARE LA SUA GIUSTA ARTICOLAZIONE CON IL PROGRESSO SOCIALE E quindi di conseguire dei successi nel rispetto degli equilibri territoriali e delle ricchezze e dei valori portanti delle comunità locali CHE E’ BEN ALTRA COSA RISPETTO ALLA CRESCITA IN CONSIDERAZIONE DEL MERO SVILUPPO INSOSTENIBILE CHE ABBIAMO INSEGUITO NEGLI ULTIMI DECENNI A DISCAPITO DI TUTTI CON LA POLITICA DEL DISSANGUAMENTO A PIOGGIA DELLE RISORSE E DEL BECERO SCONTRO IN MODO SCONSIDERATO O CON CATTIVE ED ELEFANTIACHE GESTIONI DEI BENI PUBBLICI : ABBIAMO INSEGUITO SPESSO UNO SVILUPPO EDILIZIO ED UNO SVILUPPO INDUSTRIALE FINO AD ALTERARE TUTTI I PARAMETRI DI UN PROGRESSO ( e non sviluppo ) SOSTENIBILE IMPRONTATO INNANZI TUTTO a non alterare il buon gusto ed il buon senso . Sulla base di queste considerazioni bisogna capire che per uscire dalla crisi attuale dobbiamo concettualmente rientrare nei parametri di un progresso sotenibile ed i metodi ed i criteri per ripartire su nuove linee di azione ci sono tutti ma servirebbe affidarsi a persone che almeno intimamente si rinnovino , servirebbe che una nuova , seria e moderna gestione delle istituzioni a tutti i livelli si rinnovi e sia protesa ad una nuova prospettiva abbandonando decisamente il passato con le sue opacità e, servirebbe che senza alcun inutile scossone o trambusto sociale si faccia strada un sentiment colletivo diffuso che con forza voglia una nuova italia sfruttando tutte le immense risorse umane ,culturali e patrimoniali disponibili .