La Maceratese tra una sostituzione sbagliata e l’enigma Ionni

L'improvviso black-out tecnico/tattico nel convulso finale ha ingigantito i meriti del Matelica
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Enrico Maria Scattolini

Enrico Maria Scattolini

di Enrico Maria Scattolini

CHE BEL REGALO (al Matelica). Non ci sono dubbi sulle colpe della Maceratese (-), il cui improvviso black-out tecnico/tattico nel convulso finale ha ingigantito i meriti dei padroni di casa (+), i quali lo hanno sfruttato per trasformare una sconfitta ormai ineluttabile in uno spettacolare pareggio.

IL DUELLO DELLE PANCHINE Perso da Favo per kappaò (-). Tanto abile domenica l’altra all’Helvia Recina nel far capitalizzare alla sua squadra il rigore decisivo di Cavaliere contro il Celano, quanto improvvido ieri nel derby. Uso l’eufemismo per carità di patria. L’omologo Carucci ne ha profittato ed ha concluso trionfalmente, travolto dall’entusiasmo del suo pubblico insieme ai propri giocatori, una partita che aveva già irrimediabilmente perduto. Se Favo non gli avesse dato una mano. Anzi tutt’e due!

ECCO CHE COS’E’ ACCADUTO (-). Lo racconto in presa diretta, fin quando ce l’ho ancora ben chiaro in testa: Non si sa mai, data l’età. Corre la mezz’ora della ripresa: la forza d’inerzia della partita è decisamente in favore di una discreta Maceratese (+), ritornata avanti di due reti con il penalty realizzato da Ruffini all’inizio del secondo tempo. Il Matelica è sulle ginocchia, tramortito dal terzo gol biancorosso. Conti (ottimo il suo esordio) finisce la benzina e chiede la preannunciata sostituzione. Apparentemente nessun problema, con diversi centrocampisti in panca, fra i quali è Ionni, il più indiziato ad entrare per caratteristiche e contingenze. Ma è proprio Favo a mettersi nei guai. Fa invece svestire la pettorina a Santini e lo schiera come quinto difensore, abbassa nel mezzo un esausto Borrelli (grande e prolifica la sua prestazione sino a quel momento), che dell’uomo d’interdizione-necessario a tenere mansueti gli avversari sino alla fine- ha ben poco, e lo piazza in asse con il diciottenne Pietropaolo e l’incerto Ruffini.

Mister Favo

Mister Favo

LA CONTROMOSSA DI CARUCCI E’ IMMEDIATA (+). Arriva dopo solo tre minuti di rapida riflessione. Non paventando più insidie nelle retrovie, per l’evanescenza di Orta e l’inconcludenza di Gabrielloni, fa salire il baricentro della sua squadra fino ai limiti della tre quarti difensiva maceratese, toglie il mediano Scartozzi ormai inutile ed inserisce a destra il rapido Jachetta per aprire e velocizzare la manovra con l’altro sgusciante under Scotini.

UN TRANQUILLO E GLORIOSO FINALE DI MATCH SI TRASFORMA così in un autentico calvario per la Maceratese (-), che subisce il pari in un amen e corre pure il rischio di ingoiare il gol della sconfitta. Ma sarebbe stato troppo, anche per Favo.

LE CUI ARGOMENTAZIONI (-), in un arroventato confronto in sala stampa con il sottoscritto, sono state le seguenti: (a) Santini avrebbe dovuto assicurare maggiore copertura sulle palle alte, dal momento che il Matelica aveva rinforzato la batteria dei saltatori di testa; (b) Borrelli, con lui l’anno scorso in Ancona, aveva già giocato fra difesa ed attacco.

VA PERO’ PUNTUALIZZATO: (a) gli acrobati d’area del Matelica erano in campo praticamente da sempre: Cognigni dal primo minuto; Api da metà della frazione iniziale, al posto dell’infortunato Cacciatore. Senza creare particolari problemi alla pure non impeccabile retroguardia biancorossa; (b) non è detto che con Borrelli Favo non abbia già sbagliato al “Del Conero”. Se ricordo bene, il 2012-13 non è stato un campionato memorabile (-) per i dorici, nonostante le loro riconosciute potenzialità. Tant’è che Favo è rimasto appiedato all’inizio di quello successivo.

Mister Carucci

Mister Carucci

FAVO MI HA COMUNQUE RICONDOTTO AL MIA LONTANA GIOVENTU’, confondendosi (-), come era uso fare tanti anni fa Carpanesi, allora all’inizio della sua carriera di tecnico con la Maceratese, fra il concetto di constatazione di un fatto, che deve essere alla base delle domande di un giornalista, e quello di commento dello stesso, che ovviamente compete all’intervistato. Nella fattispecie lui medesimo. Ma forse è stato un tentativo di sottrarsi alle risposte. Umanamente compensibile, data la tensione del post partita. Salvo esagerazioni.

RESTA COMUNQUE IL DANNO SUBITO DALLA MACERATESE (-), indubbiamente anche in compartecipazioni con la sbadataggine della difesa che, seppure blindata con cinque uomini, ha incassato due reti in pochi minuti, e con l’errore della terna arbitrale, che non ha rilevato la posizione di off-side di Cognigni. Diversamente, i biancorossi sarebbero ora a ridosso del vertice di classifica, anziché ansimare nelle retrovie.

I RINGRAZIAMENTI DI CARUCCI. Giustamente festeggiato a guisa di un eroe fra la sua gente (+), il tecnico matelicense non ha potuto non riconoscere come ”la smobilitazione del centrocampo biancorosso abbia concesso spazio vitale alla sua squadra e quindi favorito la sua manovra offensiva. Rendendo tutto più facile.” Commento ufficiale già di per sé significativo, poi corroborato, fuori onda, da una dichiarazione di gratitudine che evito di riportare nel dettaglio fa virgolette, ma che potete immaginare a chi rivolta.

L’ENIGMA IONNI (-). Messo irrimediabilmente dietro la lavagna, cioè in panchina, dopo la sconfitta di Civitanova e trascurato perfino nel momento di maggior bisogno (Matelica), viene da chiedersi se, al di là delle apparenze, il mediano faccia ancor parte della rosa biancorossa o sia già stato esautorato. Magari per antichi veleni con mister Favo.

SILENZIO STAMPA (-). La riprova che il pomeriggio domenicale fosse destinato ad un tormentato epilogo l’ho avuta negli spogliatoi, quando Favo ha informato che non erano consentite interviste ai giocatori maceratesi e che solo lui poteva parlare a nome della società. Drastica decisione della dottoressa Tardella, che mi risulta assunta fin da sabato. Ma che cosa è accaduto di tanto grave nel corso della settimana per indurre la Presidentessa ad un simile diktat? Più comprensibile se le bocche chiuse fossero state imposte al termine del derby. Per come è finito!



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