Nota di Confartigianato Imprese Macerata:
Non è infrequente che, specie a seguito di pensionamenti, il rinnovamento generazionale del nostro settore manifatturiero trovi diversi ostacoli non riuscendo a reperire manodopera qualificata e figure professionali specifiche. E questo, specie in un periodo di difficoltà economiche ed occupazionali qual è quello che stiamo vivendo, è un lusso che non possiamo proprio permetterci: da un lato vediamo ogni giorno lavoratori che perdono il lavoro, dall’altro assistiamo a situazioni in cui chi il lavoro lo offre, non trova lavoratori! C’è da rilevare comunque che la complessità delle competenze richieste nei comparti produttivi del mondo da noi rappresentato è particolarmente elevata perché elevata e’ la polverizzazione delle figure professionali; ecco quindi che le tecniche formative che possono rispondere a ciò non possono che essere individuali, con modalità “on the job” e per periodi mediamente lunghi (anche 2/3 anni), soprattutto perché molte competenze specialistiche sono complicate da trasferire anche per il fatto che quasi sempre i saperi sono informali, cioè sono nella testa e nelle mani dei lavoratori esperti/senior e possono essere trasferiti soltanto con un processo di affiancamento lungo, paziente e sopratutto costoso, il cui onere è però sempre a carico dell’ impresa. E’ stato stimato che nel nostro distretto calzaturiero, nei prossimi tre anni, andranno in pensione circa 200 figure professionali strategiche per diverse fasi di produzione. E’ lecito e doveroso chiedersi cosa avverrà negli altri settori produttivi! Ed è anche utile e doveroso che noi e chi con noi ha a cuore l’integrità e la salvaguardia del nostro mondo produttivo si interroghi su come sia possibile affrontare la crisi occupazionale e il mantenimento della qualità della produzione richiestaci da un mercato sempre più esigente. Responsabilmente, in quanto la più grande associazione di categoria della piccola impresa presente sul territorio, crediamo sia opportuna una seria riflessione che veda coinvolte forze sociali ed istituzioni con l’intento di ideare e varare un progetto che possa da un lato far individuare le figure professionali che a breve lasceranno il lavoro e dall’altro pensare contestualmente ad una forma di inserimento lavorativo per giovani disoccupati o fuoriusciti dal mondo del lavoro desiderosi di imparare un mestiere. Un programma ambizioso ma utile perché tarato sulle reali esigenze del nostro sistema produttivo: si parla spesso nel mondo del lavoro della necessità di far incontrare domanda ed offerta. Quale migliore risposta se non quella di individuare per tempo le necessità occupazionali ed al contempo provvedere ad una formazione mirata ed altamente qualificata? Un progetto su cui investire, un progetto su cui coinvolgere Enti (Università, Ebam, ecc.) ed Istituzioni. Questa nostra idea l’abbiamo formalmente esplicitata nei giorni scorsi alla Provincia di Macerata, sia perché essa è l’istituzione principe presente sul territorio in materia di lavoro e formazione professionale, sia perché negli ultimi tempi ha più volte dimostrato la sua marcata attenzione verso le problematiche del lavoro e dell’occupazione giovanile. Convinti nella validità e nell’utilità della proposta, in attesa di riscontri ribadiamo la nostra massima disponibilità a concorrere nella realizzazione di questa iniziativa.
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Vista la “previsione” a media-lunga scadenza dei pensionamenti di “figure strategiche” mi pare proprio che la formazione con modalità “on the job” sia quella possibile e più efficace. Dunque, bisogna esplicitare esattamente il progetto: per caso si richiede di inserire nuove figure da affiancare per una formazione “on the job” della durata di qualche anno ? e se è così, il costo ( immagino debba ricevere uno stipendio chi si forma “on the job”, oppure no?), dovrebbe essere sostenuto interamente dai fondi pubblici ? E’ questo che sostiene l’Associazione? In tal caso, quanto si dovrebbe spendere? E si dovrebbe spendere solo per il solo settore calzaturiero? E per gli altri settori sono state fatte le medesime “ricerche” sui bisogni formativi? Ci sono anche altre proposte in merito? I lavoratori impegati ” on the job” sarebbero assunti al termine del tirocinio/lavoro a spese della collettività ?
Si potrebbero avere chiarimenti in merito?
Capitalismo nostrano= SOCIALIZZARE COSTI PRIVATIZZARE UTILI!
competere = innovazione+specializzazione maestranze . Perchè la comunità dovrebbe pagare ciò?
Per un imprenditore i suoi capannoni valgono di pù della conoscenza della professionalità dei suoi dipendenti? Come pensano di competee se noncreano loro le figure professionali?
Capitalismo nostrano= SOCIALIZZARE COSTI PRIVATIZZARE UTILI!
competere = innovazione+specializzazione maestranze . Perchè la comunità dovrebbe pagare ciò?
Per un imprenditore i suoi capannoni valgono di pù della conoscenza della professionalità dei suoi dipendenti? Come pensano di competee se non creano loro le figure professionali?
SE PERMETTETE, UN ARGOMENTO COLLATERALE:
Troppo è quanto questo paese da circa 20 anni deve sopportare per colpa di amministrazioni che si sono succedute nel tempo, incapaci, cointeressate, illuse di fare da padroni e non da servitori.
In tutti i campi si rilevano delle gigantesche negatività, dal privato al pubblico.
Privato assoggettato a veti posti dalle aministrazione, che per amore a volte di un fantasioso ambientalismo ed
ecologismo, hanno portato alla distruzione di migliaia di posti di lavoro. Tolentino era uno dei paesi più industri
alizzati della regione e forse dell’Italia centrale (uno dei 100 comuni) cosa è successo? Nessuno si pone questa
domanda nessuno risponde di questo sfascio.
Pubblico: un debito attuale di oltre 30 milioni (60 miliardi di vecchie lire) dovrebbe presupporre una città
rivoltata come un calzino, o no?
Allora le centrali elettriche smantellate, vari assetti di servizi pubblici azzerati, l’ospedale in disfcaimento,
le Terme, pressoché inesistenti nelle loro funzioni, il Teatro che porterà ulteriori debiti, l’Oratorio don Bosco
trasformato non si sa in cosa, la società di calcio che si potrebbe definire in bancarotta, una viabilità che
richiama i tempi dei carrettieri, marciapiedi da percorrere in motocross, parcheggi distribuiti in modo solo da
creare problemi, un numero di centri commerciali che hanno distrutto i dettaglianti della città, un centro
storico pressoché deserto, una sfilza di serrande abbassate. Ed ora la ciliegina sulla torta, ci si preoccupa
per la vendita della farmaciua comunale, ma non ci si preoccupa di accertare se la farmacia risponde alle
esigenze dei cittadini, nove volte su dieci la farmacia è sprovvista, certo la gestione richiede disponibilità
finanziaria, se questa non c’è si privatizza e la gestisce chi ha disponibilità, del resto la farmacia ha compiti
ben precisi, fornire medicinali, ed una assistenza “”socio sanitaria”” ove i gestori sono in grado di offrirla
oppure no. E finisco per rimettere il dito sulla piaga ospedale, ma i nostri signori amministratori, si sono mai
resi conto per per una semplice analisi del sangue si inizia la fila il mattino alle 7, per arrivare poi fino alle
10? ci si è resi conto che due operatrici, sono a disposizione di centinaia di utenti? Per non pralare poi di
tutto il resto. Un comune di 20.000 abitanti che presto sarà anche senza ospedale, ma nessuno si rende conto
che non si può sperare su Macerata, intasata fino al collo. Non si tratta ne di destra ne di sinistra, si tratta
solo ed esclusivamente di capacità di amministrare. E fino ad oggi, la medaglia al valore non la merita nessuno
meritano solo quella del disvalore.