di Monia Orazi
La Protezione civile spiegata agli studenti di Camerino, direttamente dal capo dipartimento Franco Gabrielli. Questa mattina Unicam ha accolto il prefetto nell’aula Arangio Ruiz, gremita delle massime autorità militari locali e provinciali, oltre ai rappresentanti delle istituzioni cittadine. L’incontro si è aperto con un minuto di silenzio in ricordo del capo della polizia Antonio Manganelli, deceduto questa mattina. “Quella che ancora manca è una diffusa cultura della protezione civile – ha esordito Gabrielli – che come ricordato da Roberto Oreficini (funzionario regionale Protezione civile regione Marche) è un sistema policentrico coordinato, un motore che consente alle singole amministrazioni di operare, per cercare di dare risposte costruttive ad eventi calamitosi”. Gabrielli ha ricordato la storia del dipartimento, ricordando come dalla tragedia di Vermicino, che vide morire a soli sei anni in un pozzo il piccolo Alfredino Rampi, “perchè la risposta dello Stato non fu coordinata, Franca Rampi ottenne dal presidente della Repubblica Sandro Pertini la promessa per un intervento normativo, volto a costruire un sistema coordinato di intervento, varato nel 1992”. Tra i vantaggi della struttura italiana della protezione civile “che fa scuola in tutto il mondo”, ha ricordato Gabrielli, il coinvolgimento del mondo scientifico con la commissione grandi rischi, la grande incisività permessa dalle ordinanze (prima firmate dal presidente del consiglio) , “una cosa straordinaria che successivamente segnerà in negativo la storia della protezione civile”.
Chiaro il riferimento all’inchiesta sui grandi eventi e sul ruolo ambiguo del suo predecessore Guido Bertolaso. Di recente c’è stata la riforma del luglio 2012, che ha tentato di correggere gli eccessi. La legge del 2001 ha reso possibile utilizzare lo strumento dell’ordinanza, che consente di derogare alla norma in caso di calamità o situazioni eccezionali, Gabrielli ha ricordato come il governo di centro destra ne abbia decretati 27 in otto anni, il centrosinistra 17 in soli due anni. “Questi vizi non hanno colore – ha commentato il prefetto – se mi chiedete un commento su Bertolaso vi dico che è un funzionario che ha applicato la legge, eseguendo le indicazioni date dai governi. I grandi eventi con la protezione civile, non c’azzeccano nulla”.
Un altro problema rilevato dal capo dipartimento è la mancata pianificazione, con troppi comuni che non sono dotati del piano comunale di protezione civile: “In troppe zone ci si affida all’improvvisazione – ha avvertito – il nostro modello di protezione civile all’estero fa scuola, un elemento essenziale è il volontariato organizzato. Lo Stato permette di partecipare ad attività della Protezione civile o esercitazioni, remunerando i datori di lavoro. Abbiamo la ricchezza di oltre 4 mila organizzazioni di volontariato, con un forte radicamento nel territorio, basato sulla spontaneità, gratuità, ma se dietro non c’è un sistema che lo garantisce e lo sostiene, anche le migliori intenzioni vanno a farsi benedire. La nostra struttura ha subito il 70 per cento di tagli, ma nessun centesimo è stato tolto al volontariato, credo che investire sui volontari significhi decuplicare le somme a disposizione. I volontari sono impagabili, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli”. L’ultimo concetto rimarcato da Gabrielli è stato il fatto che il dipartimento di protezione civile non si occupa di prevenzione strutturale, ma occorre fare opera di prevenzione. Per mettere al riparo l’Italia dal rischio sismico, costruendo edifici adeguati alla sismicità del luogo di riferimento servirebbero 93 miliardi di euro, 40 miliardi per la combattere il dissesto idrogeologico. Gabrielli è intervenuto al seminario sul tema “La protezione civile come espressione di solidarietà e sussidiarietà”. All’incontro, promosso dalla Scuola di Giurisprudenza Unicam, sono intervenuti il prof. Flavio Corradini, Rettore dell’Università di Camerino, il prof. Antonio Flamini, Direttore della Scuola di Giurisprudenza, il dott. Roberto Oreficini, Responsabile del Dipartimento di Protezione Civile della Regione Marche e la prof.ssa Catia Eliana Gentilucci, docente della Scuola di Giurisprudenza, il sindaco di Camerino Dario Conti.
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Chissà se il viareggino Gabrielli avrà dato ai camerti qualche dritta per proteggersi dai terremoti di tipo pietrasantino, spero di sì per loro, anche se, tempo fa, un altro viareggino capitato da queste parti aveva impartito loro qualche lezione su questo particolare tipo di evento sismico, ma loro non l’avevano mica ascoltato bene, e le distrazioni poi si pagano.
Fate un favore alla nazione: sciogliete la protezione civile e passate le competenze a vigili del fuoco, esercito e enti di ricerca.
Resta sempre il fatto che in Italia finora è stata sempre alimentata la cultura dell’Emergenza, tutt’ora in uso soprattutto per mano Pubblica. Mentre dovrebbe prevalere quella della Prevenzione e della Programmazione.Non certo per mancanza di soggetti che possono attuare tali principi, ma piuttosto per lasciare spazio d’azione alla straordinarietà ed alla urgente provvisorietà , in attesa del DISASTRO ANNUNCIATO,così dar modo ai soliti furbi opportunisti di mettere mano al malloppo disponibile al momento. La Protezione Civile deve tornare al ruolo originario per cui è stata istituita, gestita dai soggetti Istituzionali del Territorio, ed all’unica funzione di tutela e protezione delle relative popolazioni. LE LEGGI PER EVITARE DI COSTRUIRE IN AREE CON RISCHIO ALLUVIONI, TERREMOTI, AMBIENTALE,ecc. CI SONO DA TEMPO, BASTEREBBE APPLICARLE!
Ottima iniziativa, poco tempo per diffondere ciò che è la protezione civile, ci vorrebbe più spazio nei corsi universitari e scuole primarie e secondarie, anche per far capire a chi mi ha preceduto che i vigili del fuoco fanno parte della PROTEZIONE CIVILE, anche la Croce Rossa effettua corsi d’informazione con istruttori preparati in merito al sistema di Protezione civile, ma purtroppo nella società , come ha detto il Pref. Gabrielli, l’ignoranza fa da padrone…… ognuno dice tutto e di più senza conoscere.