Leonardo Bertini, Antonella Ciccarelli, Leida Polci, Alessandra Fermani, Brunetta Formica e Anna Maria Cimarelli
di Carmen Russo
In provincia di Macerata sono stati 38 i casi di violenza di genere nel 2011, 58 nel 2012 tra cui 3 omicidi e – già – 18 nell’anno appena iniziato. Dati allarmanti quelli riportati dal Tenente Colonello Leonardo Bertini, rappresentante delle Forze dell’Ordine e anche unico rappresentante di genere maschile al tavolo del convegno “Se questa è vita. La violenza di genere nella Società Odierna” organizzata dal Centro Italiano Femminile Provinciale e Comunale di Macerata. Ad affiancarlo una schiera di donne occupate proprio nella lotta contro la violenza sulle donne.
Tanta l’affluenza, specialmente del gentil sesso, nella Sala Castiglioni della Biblioteca Comunale ieri pomeriggio per questo incontro, primo nel suo genere indetto proprio in stretta relazione con la Giornata Internazionale della Donna, da poco trascorsa.
Un fortuito caso ha voluto che proprio nella giornata di ieri la maceratese Laura Boldrini, neoeletta presidentessa della Camera non abbia tralasciato nel suo discorso inaugurale il chiaro intento di voler combattere questo fenomeno che sembra diffondersi sempre più, affermando, tra gli applausi: “Questa società dovrà farsi carico delle donne che subiscono la violenza travestita da amore”. (leggi l’articolo)
Dopo il saluto iniziale di Anna Maria Cimarelli, presidentessa provinciale del Cif., Antonella Ciccarelli, sociologa e criminologa con l’intervento dal titolo provocatorio “Quante donne cadono dalle scale” ha illustrato alla sala le cause più frequenti che portano un uomo a compiere un atto estremo di violenza, spogliandolo dai luoghi comuni e delineando un percorso che, se arriva al suo massimo grado, sfocia nell’omicidio. “I tipi di violenza sono quattro: fisica, psicologia, economica e sessuale. Laddove c’è una violenza fisica e sessuale, è sempre già avvenuta quella economica e soprattutto la più dannosa, quella psicologica – e continua – Ad un atto di violenza segue sempre un periodo roseo, nel quale l’uomo cerca di riconquistare la fiducia della donna, ma nel tempo questa cosiddetta “Luna di miele” va accorciandosi sempre più prima del successivo maltrattamento.” La sociologia, responsabile del Centro Antiviolenza di Macerata ha spiegato anche quale sia l’iter che la vittima dovrà seguire dopo la denunciata violenza: “Passata la fase dell’accoglienza, l’aspetto più importante è la rielaborazione della visione che la donna ha di se stessa e del mondo che la circonda. Una volta restituita la consapevolezza e la fiducia bisogna ricreare una rete affettiva e lavorativa.”
A spiegare, invece, quali siano gli interventi legislativi per il fenomeno della violenza – dallo stalking al feminicidio- è stata Leida Polci, penalista e matrimonialista. “La violenza di genere è la violenza contro le donne per il fatto di essere tali.” La procedura più importante, suggerisce l’avvocato, è proprio quella di denunciare qualunque atto che metta un soggetto in uno stato di ansia, di necessità di cambiare le proprie abitudini e di preoccupazione per sé e per i propri cari.
“Io non credo che siano aumentati i casi di violenza, ma che sia cresciuta la consapevolezza e il coraggio di denunciarli, per questo appaiono in maggior numero col passare degli anni” così il Colonnello Berdini commenta gli episodi di agghiacciante cronaca nera che hanno toccato la provincia negli ultimi tempi: dall’uxoricidio a Civitanova Marche Alta, di Grazyna Tarkowska nel gennaio del 2012 sotto gli occhi della figlia, all’omicidio della ballerina Andreea Cristina Marin a Porto Potenza, al tentato omicidio di Chiara Francia, fino al più recente caso della giovane di Montelupone Giulia Baldassarre, uccisa in Albania insieme al marito dal suocero. “Purtroppo la giustizia è molto più lenta degli autori di violenza” ammette Bertini.
Un intervento imprevisto è stato quello dell’assessore provinciale Massimiliano Bianchini, presente in sala, il quale afferma: “Il senso di ingiustizia in Italia è enorme, è inutile indire giornate in onore della donna se l’unico gesto è regalare mimose”.
Annuisce la sala e c’è chi dice: “Non vogliamo più le mimose, ma rispetto”.
Alessandra Fermani, docente di Psicologia Sociale e coordinatrice del dibattito introduce l’ultima relatrice ossia Brunetta Formica, coordinatrice dell’Ats 15 di Macerata, preoccupata dalla mancanza di servizi per risolvere questa ferita della società: “In fatto di leggi siamo coperte, ma c’è un disallineamento tra le risposte e i bisogni. Mancano le strutture per ospitare queste vittime, le quali se non hanno appoggi dai familiari o da amici il più delle volte sono costrette a tornare a casa con conseguenza disastrose.”
Tutto il tavolo del dibattito, stuzzicato dalle domande di un pubblico sensibile è concorde nell’affermare che la soluzione sta nell’educazione di base.
“Bisogna insegnare sin dalle scuole materne quale sia il limite oltre il quale non bisogna mai andare sia per i bambini sia per le bambine.”
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Siete state veramente brave.. non ho parole di fronte alla grande competenza e al taglio che avete dato al convegno, dovremmo rifare un’altra iniziativa di questo genere, magari scendere in piazza anche noi, non dobbiamo stancarci di parlarne, perchè il silenzio uccide più di un gesto.. grazie alle amiche del CIf, ad Antonella, a Leide, ad ALessandra e a Brunetta..