Giuseppe Negro, la dura legge dell’ex fa centro al Carotti

SOMMA ALGEBRICA - L'attaccante della Maceratese match winner contro la sua vecchia squadra. Carfagna c'è: alla prima presenza stagionale para subito un penalty

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Enrico Maria Scattolini

di Enrico Maria Scattolini

LEZIONE DI GIOCO BIANCOROSSA (+++) ad una Jesina vivace finchè il derby ha avuto un significato. L’ha sottolineato Amaolo, nelle interviste di fine incontro, non prima di un sussulto d’emozione quando gli ho ricordato il mitico pareggio di Città Sant’Angelo allorchè la Maceratese, da lui magistralmente guidata in panchina durante la Presidenza Barcaglioni, nell’ultima partita tolse agli abruzzesi due dei tre punti necessari a salire in C2. Per ritornare però subito all’amara realtà della sconfitta dei “leoncelli”contro la sua ex squadra, a suo giudizio provocata da episodi che hanno girato tutti in favore degli ospiti.

VERITA’ INCONTROVERTIBILE SUL PIANO STATISTICO, dal momento che Negro (+) ha realizzato la sua doppietta su rigore e calcio franco in prossimità del limite dei sedici metri dell’area della Jesina e che  il terzo gol biancorosso è arrivato sugli sviluppi di un corner battuto dall’implacabile attaccante maceratese.

TUTT’ALTRA STORIA, invece, se si mette l’occhio sulle dinamiche di gioco che hanno causato queste conclusioni a palla ferma. Tutte prodotte da manovre biancorosse ad ampio respiro (+), che hanno creato crescente pressione sulla retroguardia avversaria sino a gettare nel panico gli sconcertati (giovani) difensori di Amaolo. Costretti pertanto a falli ed a confuse ripuliture in calcio d’angolo. Di alcuni dei quali hanno pagato il fio.

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Guido Di Fabio

SALA STAMPA SOTTO ASSEDIO AL “PACIFICO CAROTTI”, il nobile stadio di Jesi che di …pacifico ieri pomeriggio per la verità ha avuto ben poco (-). Sia con le contendenti in azione, sia con i protagonisti sotto le docce ed i cronisti ad attenderli in uno stanzino ricolmo di gente (più o meno autorizzata). Evidentemente i tifosi  “leoncelli” hanno letto l’andamento del derby in maniera meno buonista di Amaolo e l’hanno dimostrato scaricando la propria rabbia con l’esplosione di bombe carta ed un robusto lancio sul campo di mortaretti, petardi e corpi contundenti. Bersaglio preferito Carfagna, che ha dovuto…sopportare la ripresa con le spalle rivolte alla curva dove erano allocati..Tanto da richiedere l’ausilio dell’arbitro. Pur di non privarsi di nulla, i medesimi hanno poi preso a pugni ed a calci la vetrata della sala stampa durante le interviste. Fin quando non sono arrivate le forze dell’ordine a ristabilire la calma. Almeno, apparentemente, perché le infreddolite pattuglie di tifoseria autoctona che ho incrociato all’uscita dall’impianto non mi sono sembrate disposte allo scambio degli auguri natalizi.

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Giuseppe Negro

NEGRO IL GIUSTIZIERE (+) La contestazione ha raggiunto il diapason durante l’intervento dell’ala biancorossa al mio microfono. Probabilmente perché ritenuto colpevole di aver infierito contro la sua ex squadra. Lui ha controllato la resistenza della barriera di vetro con malcelate occhiate di preoccupazione, che però non hanno turbato la soddisfazione per quei due gol e…mezzo con cui ha condannato gli amici d’un tempo ed ha vinto la scommessa con la Tardella, ora costretta a pagare pena con venti giri di campo. “Non tutti di corsa, però….”, ha implorato Mariella nostra. “…Va be’, ma gli altri a passo veloce!”, ho patteggiato io, sadico.

GOL O AUTOGOL? Di chi è stato il colpo che ha assestato la tripletta inappellabile sulle spalle della Jesina? Rapida indagine nel post derby. Negro (sicuro): ”Io ho calciato dalla bandierina con l’intenzione di far male. Arcolai ha segnato. Però mi ha detto che mi cede il gol.” Arcolai (sorpreso): ”No, non sono stato io a battere Tavoni. Ho solo sfiorato il pallone di testa; un difensore avversario l’ha toccato per ultimo.” Amaolo (risolutivo): ”La deviazione determinante è stata di Frulla.” (-).

LA LEGGE DEGLI EX Arcolai sì, Arcolai no: in ogni caso questa regola aurea è stata rigorosamente rispettata nel derby. Perché anche l’ingegner Arcolai (+) ha incancellabili precedenti jesini.

DI FABIO PSICOLOGO (+) Spettacolare primo tempo, inizio del secondo così e così, e finale pirotecnico con tre importanti occasioni da rete per Melchiorri e Romanski. Dunque il clone della precedente trasferta in casa dell’Angolana. Però perché correre di nuovo il rischio di riaprire la partita con quell’avvio sottotono della ripresa, e per di più in un ambiente ostile? “ Sì, la Jesina ha avuto la possibilità di riaprire il match con quel rigore ottenuto subito dopo l’uscita dagli spogliatoi. Ci ha trovato un po’ deconcentrati, nonostante le mie raccomandazioni ai ragazzi durante l’intervallo. Ma è stato solo un attimo. Poi abbiamo dilagato…” Questa la condivisibile risposta dell’allenatore.

Carfagna

Pierfilippo Carfagna

L’ACROBAZIA DI CARFAGNA (++). E’ stato il portierone di Martinsicuro a spegnere definitivamente le speranze dei padroni di casa, neutralizzando il penalty di Tommy Gabrielloni. E l’ha fatto alla sua maniera. Cioè con acrobatico funambolismo. Ugualmente divertente il suo racconto: ”Prima del tiro, mi si è avvicinato Carboni e mi ha chiesto da che parte mi sarei tuffato. Gli ho risposto che avrei deciso all’ultimo istante, ma che sicuramente avrei parato. E gli ho anche dato appuntamento per i festeggiamenti. Ho scelto la mia sinistra, Gabrielloni ha tentato il “cucchiaino”, ma ha calciato lento. Io, praticamente da terra, ho alzato d’istinto una gamba e con il piede sono riuscito a deviare” Con mirabile controtempo.

DIFFICILE DA DIGERIRE LE TRIBOLAZIONI DELL’ANCONA (-) per il collega che scrive della benamata su un diffuso quotidiano regionale. Anzichè elogiarne gli avversari, com’è abitudine in questi casi, il suo orgoglio lo induce ad ironizzare. Esordì escludendo la Maceratese dal novero delle formazioni in grado di puntare alla promozione, fermandosi nella scala gerachica del girone, un soffio prima della posizione in classifica dei biancorossi. Poi definì una  squadretta proveniente da un paese sperduto fra i monti abruzzesi (Scoppito) l’Amiternina che espugnò il “Del Conero”; e poco dopo la capolista San Cesareo – da cui i dorici ricevettero successivamente lo stesso riguardo – “squadra di quartiere (romano)”. Ieri ha invece sorprendentemente …salvato l’Agnonese, che pure rappresenta uno storico paesino di poco più di cinquemila abitanti in mezzo alle montagne molisane. Un ripensamento, ovvero  un segno di riconoscenza per un avversario che, nel giro di dieci minuti, si è fatto rimontare dall’Ancona il doppio vantaggio con due tiri da venticinque metri?



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