di Alessandra Pierini
Cartellino giallo da parte della Cgil all’Università degli studi di Macerata. L’Ateneo e in particolare la governance, composta dal rettore Luigi Lacchè e dal direttore amministrativo Mauro Giustozzi, sarebbe colpevole di aver rallentato un processo di confronto con le associazioni sindacali, iniziato sotto i migliori auspici dopo il pessimo clima che si era instaurato durante l’epoca Sani. «Invitiamo la governance – precisa senza mezze parole il segretario Aldo Benfatto – a non trascinare alle estreme conseguenze questioni sospese perchè siamo pronti ad andare fino in fondo».
Sono diverse le situazioni rimaste aperte. «Il Tar Marche – ha spiegato Giampiero Cingolani della Flc – ha accolto il nostro ricorso contro un concorso del 2008 con il quale Università che aveva riconosciuto non idonei tre lavoratori. Il Tar ha anche annullato la graduatoria, quindi il soggetto che era stato avanzato ora dovrà tornare al suo posto precedente dopo 5 anni. L’atto riguarda la vecchia amministrazione ed è vero che con la nuova amministrazione il rapporto è sempre stato corrett, ora però ci sono delle criticità da affrontare».
In particolare i rappresentanti sindacali sottolineano la riorganizzazione interna: «E’ necessaria ma andrebbe fatta in maniera condivisa – spiega Alberto Cicarè – e ascoltando chi lavora ogni giorno in prima linea. In questa fase l’Università deve esprimere il massimo dei servizi e puntare sull’attrattività dell’offerta didattica. Tutto va fatto in funzione degli studenti e l’amministrazione non può improvvisare ad esempio andrebbero potenziati i servizi informatici e telefonici». Gli fa eco Antonio Renga, sempre delle Rsu: «Non si può continuare a rinviare le decisioni. La riorganizzazione ad esempio è prerogativa dell’amministrazione e noi non ci vogliamo sostituire ma chiediamo il coinvolgimento dei dipendenti in un confronto costruttivo».
Altre questioni calde per le quali la Cgil sollecita una soluzione sono la ricostruzione di carriera dei ricercatori che sta richiedendo più tempo del previsto, la sospensione dei buoni pasto in seguito all’entrata in vigore della legge sulla spending review che ne ha ridotto l’importo da 10 a 7 euro e il salario accessorio che hanno chiesto di rivedere.
«Un ulteriore sollecito – sottolinea Cingolani – arriva dagli studenti che al momento non possono accedere al diploma Supplement, certificazione europea in vigore dal 2005 che permette il riconoscimento dei propri titoli nei Paesi dell’Unione».
Conclude Aldo Benfatto: «Noi chiediamo sempre e comunque trasparenza e correttezza e miglioramento dell’organizzazione, soprattutto in considerazione del fatto che l’Università è una ricchezza del territorio. Oggi la governance è cambiata e c’è un buon dialogo che però ha delle fasi di arresto. Chiediamo al rettore e al direttore amministrativo il rafforzamento del rapporto con i sindacati» .
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Che facce di bronzo.
Come se non avessero saputo nulla della riorganizzazione, come se la riorganizzazione non avesse dovuto premiare i delegati della CGIL.
Da uomo di sinistra non trovo nulla di più vergognoso.
Ma, come diceva un vecchio dirigente del PCI: i migliori andavano nei partiti, quelli così così in amministrazione, le mezze calzette al sindacato…
Povero Marco Ricci, ridotto a intellettuale del sentito dire.
Grande la capacità di sentenziare su questioni che non conosce.
Straordinaria la definizione finale: mancava dire che i dipendenti pubblici sono tutti fannulloni e il panorama era completo.
Uomo di sinistra: quanta autoironia…
Eh si, proprio facce di bronzo…
Sindacalisti in distacco sindacale presso la CGIL (a spese dell’Università, naturalmente) che denunciano malfunzionamenti o ritardi imputabili a uffici in cui loro stessi dovrebbero prestare servizio e dove quindi i loro colleghi sono costretti a sobbarcarsi anche i loro compiti, rinunciando a sviluppare progetti più importanti.
Sindacalisti che erano pienamente a conoscenza della riorganizzazione e che, chiamati esplicitamente a ricoprire incarichi di peso, hanno preferito tirarsene fuori, non accollarsi le nuove responsabilità, per poter rimanere liberi di continuare a criticare.
Sindacalisti che si vantano di aver ottenuto una sentenza favorevole del TAR arrivata dopo quasi 5 anni dai fatti, ottenuta per un difetto di motivazione (come se i voti o i giudizi non bastassero… e fortuna che siamo all’università!) ed emessa da un giudice condannato in primo grado per avere “aggiustato” sentenze… ma tutto questo la CGIL non lo dice, chissà perché?
Sindacalisti: quanta autoironia…